RICCHI E POVERI, quando la geografia ci mette lo zampino

 

 

 

Jeffrey D. Sachs, Andrew D. Mellinger e John L. Gallup dell’Harvard University’s Center for International Development hanno fatto una ricerca per individuare se esistono anche motivi geografici che influiscono sullo sviluppo economico dei Paesi. Essi hanno classificato le regioni del mondo in ampie categorie sulla base del clima e della vicinanza al mare. Dalla classificazione emergono dati sorprendenti. La produzione globale si concentra nelle regioni costiere delle zone temperate. Le regioni della categoria "temperata-vicina al mare" costituiscono solo l’8,4% delle terre abitate, ma ospitano il 22,8% della popolazione e producono il 52,9% del prodotto nazionale lordo mondiale. La categoria "tropicale-lontana dal mare" è invece la più povera, con un PNL pro capite pari ad un terzo della media mondiale.

Le conseguenze?

Incidenza delle malattie, incidenza dei costi di trasporto, agricoltura difficile, scarsa produzione alimentare.

La geografia influisce sulla diffusione delle malattie. Molti tipi di malattie – come la malaria - sono endemici nelle zone tropicali o subtropicali. La malaria, ad esempio, non ha mai preso piede stabilmente nelle zone temperate perché le temperature invernali ne bloccano la trasmissione.

Il trasporto marittimo costa meno di quello terrestre. La vicinanza al mare permette – quindi - un commercio a costi inferiori favorendo lo sviluppo. Per esempio, i costi per chilometro del commercio terrestre all’interno dell’Africa sono spesso assai più elevati di quelli del commercio marittimo verso un porto africano.

La geografia incide sulla produttività agricola. Se consideriamo i principali cereali – frumento, mais, riso – il frumento cresce solo nei climi temperati, mentre i raccolti di mais e riso sono generalmente più ricchi nei climi temperati e subtropicali rispetto ai climi tropicali. L’agricolatura nelle foreste pluviali dei tropici è ostacolata dalla fragilità del suolo: le temperature elevate mineralizzano i materiali organici e le intense precipitazioni li dilavano. Inoltre, gli ambienti tropicali sono afflitti da numerosi parassiti che possono devastare i raccolti e sterminare il bestiame.

Che fare?

Sicuramente i paesi più poveri non hanno le risorse per risolvere da soli i problemi posti dalle condizioni geografiche.

Occorre che i paesi ricchi investano sulle tecnologie necessarie per combattere le malattie tropicali e la scarsa produttività agricola. La Banca Mondiale ed il Fondo Monetario internazionale, le due principali agenzie d’indirizzo per i paesi in via di sviluppo, attualmente – invece – pongono l’accento soprattutto sulle riforme istituzionali – per esempio, la riforma dell’amministrazione statale o del sistema fiscale. Non è, invece, quello il principale problema!!

Un altro ostacolo è costituito dallo scarso interesse delle case farmaceutiche ad affrontare i problemi sanitari delle regioni più povere del mondo. Alle case farmaceutiche interessa il bussiness ed i paesi poveri sono poveri! C’è poco denaro ma ci sono molti "pazienti". Possono pagare, per loro, i paesi ricchi!!

Voglio affermare che le nazioni prospere dovrebbero adottare politiche d’incentivazione per stimolare la ricerca di vaccini contro le malattie tropicali. Analogamente, le aziende che si occupano di ricerca nei settori delle biotecnologie e dell’agricolatura hanno bisogno di maggiori incentivi per studiare il modo di aumentare la produzione agricola nelle regioni tropicali.

In fondo, è un investimento che avrà sicuramente un ritorno. Aiutare lo sviluppo dei paesi poveri significa – anche - aprire le porte di un nuovo ed enorme mercato. Persone con maggior reddito avranno più vita e soldi da spendere!!

 

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