RAUSCHENBERG, lo sperimentatore d'arte

 

 

"La pittura è in rapporto sia con l’arte che con la vita. Nessuna delle due può essere costruita. Io tento di operare nello spazio che c’è tra le due." Queste sono le parole di Rauschenberg che, più di altre, sintetizzano la sua arte.

Robert Rauschenberg nasce nel 1925 nel Texas (U.S.A.) e dal 1970 vive e lavora a Captiva, un’isola al largo della costa della Florida.

Io definisco Rauschenberg un ricercatore dell’arte contemporanea; egli è un artista alla continua ricerca di nuove forme espressive attraverso l’utilizzo di materiali comuni e quotidiani; è un artista che ha cercato di mettere insieme pittura e scultura, dove pittura è colore e scultura è forma, uno al servizio dell’altro, per dare espressione ad un insieme fantasioso e di libera interpretazione.

Di Rauschenberg amo i "borealis" come "Foto finish", ossidazioni su ottone del 1990 e gli "urban bourbon" come "Under water", ossidazioni su alluminio smaltato del 1992: bellissimo l’effetto luminoso dei colori acrilici!

Essi sono il risultato dell’indagine di Rauschenberg sugli effetti delle corrosioni su rame, bronzo e ottone; io trovo che queste sue opere abbiano una particolare forza espressiva: è come rendere viva, movente, una meteria fredda ed inanimata come il metallo.

Rauschenberg è conosciuto per i suoi "combines", pitture con inserimento d’oggetti veri, prelevati dalla realtà quotidiana, ed i suoi "transfer", trasferimento su tela o carta di immagini tratte da riviste e giornali - o, più tardi, fotografate - mediante un solvente e l’azione di uno strumento appuntito; in entrambi è, comunque, sempre presente anche l’elemento pittorico.

La tecnica del transfer (trasferimento d’immagine) è spesso presente nelle opere di Rauschenberg e lo collocano artisticamente nella pop-art.

Negli "spreads" del 1975 egli trasferisce su tela, che riveste grandi armature di legno, immagini tratte dai mass-media (giornali, riviste, ecc.), negli "arcadian retreats", negli "short stories" e negli "scenarios" – opere più recenti dell’artista - egli utilizza immagini da lui fotografate e rielaborate con il computer che trasferisce su polilaminato con colori vegetali, pigmenti, acrilico e graffite, come frammenti di una storia da comporre a cura dello spettatore. Affascinanti sono "page 1, paragraph 8" del 2000 e "page 17, paragraph 1" del 2001.

Alcune tecniche inventate da Rauschenberg nel corso degli anni ’70 e ’80 vedono ridursi considerevolmente l’elemento pittorico che viene quasi a scomparire, esse sono:

I "cardboards": cartoni di imballaggio che piega, taglia, schiaccia e assembla in varie forme;

I "venetians": oggetti comuni che evocano ricordi della città lagunare;

I "jammers": stoffe colorate indiane disposte in vario modo alla ricerca delle loro proprietà artistiche;

Gli "shiners" ed i "gluts": metallo piegato e modellato in varie forme.

Con gli scenarios e gli short stories attuali riprende, invece, la passione per la tecnica del transfer.

La mostra ferrarese – Palazzo dei Diamanti dal 29/2/2004 al 06/06/2004 - propone la prima retrospettiva dedicata a Rauschenberg in Italia ed è composta da un’ottantina di opere provenienti da musei e collezioni private americane ed europee.

 

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