RADIO MARIA

 

 

700 ripetitori solo in Italia, due sedi (Roma ed Erba) in Italia, 26 redazioni sparse in Europa, Stati Uniti, Africa e centro America, questi sono i numeri di Radio Maria, la radio religiosa che si ascolta in tutto il mondo (20 milioni circa l’ascolto quotidiano nel mondo).

Niente pubblicità, niente politica, poca musica, solo catechesi e cura delle anime.

Ci lavorano più di tremila volontari e qualche dipendente regolarmente stipendiato.

Vive d’elemosina e di volontariato.

Le elemosine sono i contributi degli ascoltatori, l’unica forma di finanziamento prevista dallo statuto dell’associazione: 24 miliardi nel 1999. Miliardi, dicono, investiti ogni anno negli impianti e per lo sviluppo territoriale. Un fenomeno!

La prima analisi che mi viene in mente, di fronte ad un fenomeno del genere, è che esso risponde ad un bisogno spirituale della gente in una società dominata dalla corsa al possesso di cose, dominata dal Dio denaro. Radio Maria contrappone l’essere all’avere in un Occidente che stà cercando valori spirituali. Radio Maria è una sorta di confessionale dell’anima, bistrattata e trascurata dalla corsa al fare per avere.

Solo le religioni possono rispondere a questi bisogni contemporanei?

E’ possibile un confessionale laico?

Ocorre un impegno laico ad affrontare non solo i problemi concreti (salari, lavoro, pensioni, ecc.) ma anche quelli spirituali, esistenziali ed intimi che, da soli, possono far crescere - in maniera sana - una comunità, se affrontati e dibattuti e non ignorati o lasciati solo ai preti.

Abbiamo tutti bisogno di valori ideali oltre che di lavoro e di riposo, oltre che di pane e companatico.

Oltre al conflitto d’interessi berlusconiano, ci sono anche i conflitti interiori!

Cose da preti?! Cose di tutti!

 

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