IL NOSTRO Q.I.? NON PRENDIAMOLO TROPPO SUL SERIO!!!

 

 

Il Q.I. (quoziente d’intelligenza) è una misura statistica cioè indica le percentuali di popolazione con capacità superiori alla media.

Per definizione, la metà degli individui ha un QI maggiore di 100 e l’altra metà ha un QI inferiore a 100, circa il 7% della popolazione ha un QI maggiore di 130 e circa il 3% ha un QI maggiore di 140. Al di sopra di 150, misurare l’intelligenza è più difficile e, forse, impossibile in quanto le sfumature e le differenze sono così micro da risultare influenzabili da diversi fattori.

In generale, comunque, la definizione individuale - cioè di quanto un individuo è superiore ad un altro - non può essere precisa ma solo indicativa, quando – poi – i risultati sono molto vicini si può verificare un’alternazione, una flessibilità funzionale.

E’, comunque, indubbio che la capacità di distinguere il grano dalla paglia e di capire i problemi con rapidità e completezza, appunto l’intelligenza, và integrata con la cultura, la conoscenza, l’esperienza.

Infatti, per risolvere un problema, bisogna - non solo - capirlo ma anche conoscerlo!

Le proprie capacità e le proprie prestazioni mentali sono, pertanto, migliorabili per effetto di cultura, ambiente ed allenamento.

Esiste, cioè, una base genetica su cui l’ambiente affina, costruisce, arricchisce oppure deprime ed arrugginisce.

Una persona con un alto quoziente d’intelligenza ha uno standard qualitativo elevato ma ciò non toglie che, in certe situazioni, possa essere meno efficace o meno intelligente di un’altra persona mediamente inferiore.

Forza, allora!!

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