IL CORAGGIO DI PARLARE DI PROSTITUZIONE

 

 

 

Sta facendo discutere molto la proposta del Ministro Livia Turco di depenalizzare la prostituzione. L’obiettivo sarebbe di ridurre la condizione di schiavitù di molte prostitute costrette al marciapiede e dar loro la possibilità di costituire cooperative per esercitare "il mestiere" in condizioni meno vessatorie e più sicure.

Su una cosa sono d’accordo con la Ministro: la prostituzione ed i suoi risvolti non si risolvono con un clima persecutorio o punitivo. L’offerta esiste perché c’è domanda e, se è vero che la carente educazione sessuale e le abitudini sociali e culturali alimentano la domanda, è anche vero che non si può predicare di fronte ad un’attività che esiste da sempre e che sempre esisterà.

Si pone così il problema non tanto della prostituzione in sé, quanto delle violenze che subiscono molte prostitute costrette a farlo e malmenate dai loro magnaccia se si ribellano, quello della sicurezza sulle strade per regolamenti tra bande di protettori e quello delle cattive condizioni igieniche e della conseguente trasmissione di malattie.

La proposta della Ministro non credo possa risolvere il primo punto (schiavitù) perché se oggi sono costrette dai loro magnaccia a "battere" lungo le strade, domani saranno costrette a prostituirsi in queste ipotetiche cooperative create dai loro magnaccia, magari sotto falso nome. La depenalizzazione deve riguardare le prostitute ma non chi le sfrutta.

Sugli altri due punti (sicurezza e condizioni igieniche) penso che la proposta possa essere utile. Sicurezza per gli abitanti dei paesi, non per le prostitute che, di fronte a qualche cliente pericoloso, non potrà scappare e chiedere aiuto, chiuse come sarebbero tra quattro mura.

E’ comunque ammirevole il coraggio di questa Ministro che non fa giochi d’opportunismo e convenienza politica ma propone al Paese ciò che le sembra giusto.

 

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