Dicembre 2005
In Europa si stà discutendo
sull’esigenza di maggiore produttività sul lavoro, per evitare delocalizzazioni
in altri paesi.
La richiesta che viene fatta è
quella dell’aumento delle ore di lavoro e della flessibilità.
In Germania
Ma davvero questa strada è utile per
migliorare la produttività a lungo termine?
Il puro calcolo matematico ci dice
che, aumentando il numero delle ore lavorate aumenta la produzione. Il dato
medio non fa una piega ed è ineccepibile.
Manca, però, l’analisi dell’andamento della produttività nell’arco della giornata, l’andamento degli incidenti sul
lavoro e la specifica della differenza tra lavoro in officina e lavoro in
ufficio.
Senza una visione completa, si rischia di prendere una vera
cantonata!
E’ un dato di fatto che l’attenzione, la concentrazione ed
il ritmo lavorativo delle prime ore diminuiscono progressivamente fino ad arrivare ad
un senso generale di stanchezza alla fine della giornata.
Questo comporta inevitabilmente un rischio maggiore d’errori
e/o d’incidenti sul lavoro.
Ciò significa che un aumento delle ore lavorative porterà
indubbiamente ad un aumento dei pezzi o delle carte, ma con il rischio che
questi pezzi siano difettosi o mal riposti e che queste carte siano sbagliate o
contengano errori.
Il lavoro che si protrae per 9 o 10 ore è da provare che
sia un vantaggio per l’azienda!
In un ufficio, un’attività intrapresa quando l’attenzione e
la concentrazione sono umanamente ridotte, può facilmente contenere errori che
innescano errori a catena, con conseguente PERDITA
di produttività per i lavori da rifare.
Allora, se il dato della produttività lo mettiamo
a confronto con l’aumento d’errori e d’incidenti, lavorare di più è ancora un
vantaggio per le aziende!?!
Per migliorare la
competitività e rispondere alle esigenze del mercato, è meglio – allora -
puntare sugli investimenti in ricerca e sviluppo, sulle tecnologie e sui
miglioramenti organizzativi.
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