PLASTICA DALLE PIANTE!?!

 

 

 

La plastica che usiamo utilizza come materia prima il petrolio.

Il petrolio è un combustibile fossile, fonte esauribile, che emette nell’atmosfera, quale residuo di combustione, i gas-serra.

Cosa ne dite, allora, di coltivare la plastica?

No, non stò dando di matto! Perché qualcuno già ci ha pensato ma gli applausi, allo stato tecnologico attuale, sono scarsi.

Ci sono, allo studio e sperimentazione, due diversi procedimenti che portano alla produzione di plastica dalle piante: l’estrazione per fermentazione degli zuccheri e l’introduzione di geni modificati.

In entrambi i casi, però, l’estrazione e la lavorazione del prodotto, per renderlo utile allo scopo, necessita di un tal consumo d’energia, quindi di combustibile, da annullare il vantaggio di non utilizzarlo come materia prima.

Risulta, infatti, che il consumo di combustibile fossile nella produzione di plastica tradizionale sia, addirittura, inferiore a quello necessario per ottenere la variante vegetale.

Tecnologia ancora da affinare?

La nuova plastica è biodegradabile ma, decomponendosi, immette nell’atmosfera sostanze inquinanti.

Tecnologia ancora da affinare?

La cosa che, tuttavia, più mi preoccupa sull’argomento e su cui, credo, occorra fare la massima attenzione è nella eventuale interazione con parti commestibili.

Mi spiego: se dalla pianta di mais utilizziamo le foglie ed il fusto, geneticamente modificati, per produrre plastica e la pannocchia a fini alimentari, siamo sicuri che la nostra pannocchia – che è cresciuta con quei fusti e foglie modificati – sia rimasta integra e sana per l’alimentazione?

Cosa ne pensi?

Scrivi a: Malaguti.cinzia@iol.it