LA PITTURA DEL CINQUECENTO

 

un dipinto di Tiziano

 

Nel 1500 siamo in pieno Rinascimento ed un fermento abbraccia la cultura figurativa, la pittura.

 

E’ un fermento anticlassico, prodotto dalla sazietà dell’equilibrio rinascimentale.

Non è una rivoluzione ma è una ricerca sperimentale del superamento della pura imitazione della natura.

 

E’ l’introduzione dell’elemento soggettivo che distinguerà le opere del Manierismo, una nuova “maniera” di dipingere che, però, predilige un sostanziale equilibrio tra maniera e verosimiglianza. L’interpretazione soggettiva è accennata, non è invadente o prevalente.

 

“Il manierismo appare come la principale variante interna della cultura figurativa rinascimentale, quella che entrava in pieno nella dialettica tra soggettivo ed oggettivo, tra individuo e realtà: poli che già l’Umanesimo aveva iniziato a separare perché l’imitazione della natura si avviasse ad un ideale superamento della stessa.” Queste parole, riportate da un testo specialistico, più di altre  sintetizzano il concetto.

 

Nei primi dieci anni del Cinquecento, Venezia e Firenze erano i centri di studio più importanti dell’epoca; dal 1510 il primato passa a Roma per poi ridistribuirsi in tutt’Italia.

Nell’area della Valle Padana compresa tra Venezia e Ferrara, tra Brescia e Parma, tra Modena, Mantova e Cremona, l’eredità del Giorgione viene sviluppata da pittori come Tiziano, Dosso Dossi, Garofano, Giulio Romano che abbandonarono i vecchi temi, prevalentemente religiosi, per trovare nuovi soggetti nelle allegorie, nella mitologia e nella storia.

A Giulio Romano sono attribuiti i dipinti e gli affreschi del Palazzo Te a Mantova; egli – infatti – lavorò alla corte dei Gonzaga (i signori di Mantova) che gli commissionarono il “chiavi in mano” 7el Palazzo rinascimentale, “villa di delizia” di Federico II Gonzaga. L’opera di maggior valore, all’interno del Palazzo, è la Sala dei Giganti, affrescata con figure mitologiche in un tutt’uno pareti-soffitto ma merita grande attenzione anche la Camera che raffigura il banchetto di Amore e Psiche.

Tiziano Vecellio (ca. 1490-1576) è protagonista assoluto della rinnovata pittura veneziana della prima metà del Cinquecento; egli s’impone per la forza espressiva del colore.

 

La maniera romana del gigantismo delle figure, della loro ipertrofia ed un poco ironica muscolosità contraddistingue i pittori che hanno evoluto la loro arte nell’Urbe, come Domenico Campagnola e Battista Franco detto Semolei.

Di quest’ultimo vorrei sottolineare “l’adorazione dei pastori” del 1552, uno splendido dipinto sui toni bianco-grigi.

 

Protagonista della seconda metà del Cinquecento fu Tintoretto (Jacopo Robusti), pittore veneto dotato di uno stile pittorico rapido e dinamico, arricchito da efficaci effetti luminosi e scenografici; vi posso assicurare che i suoi dipinti catturano emotivamente!

 

Alla fine del Cinquecento, il manierismo è ormai esaurito ed un nuovo e rivoluzionario modo di rappresentare ciò che l’occhio vede si affaccia alla ribalta: l’arte di Caravaggio.

 

Una raccolta d’opere del Cinquecento è esposta a Palazzo Te a Mantova fino al 31.01.2005; la mostra è intitolata “Natura e Maniera tra Tiziano e Caravaggio”.

 

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