LA PENA DI MORTE

Virginia e Texas, U.S.A..

Cosa hanno in comune questi due Stati americani?

La pena di morte.

In nome della Giustizia chiedono la pena di morte così come noi europei, in nome della Giustizia, chiediamo la certezza della pena ma aborriamo la pena di morte che toglie ogni speranza e possibilità d’appello.

Negli Stati Uniti, inoltre, anche la giustizia è una questione di soldi.

Chi li ha, può aver commesso il più odioso dei crimini, ma potrà permettersi il migliore degli avvocati che molto probabilmente riuscirà a tirarlo fuori dei guai.

Chi non li ha, può aver commesso il più innocente dei reati o può aver ucciso per legittima difesa, ma non potendo pagare l’avvocato di grido, finirà, molto probabilmente, con una pena molto più severa.

In Virginia sono state eseguite, negli ultimi 25 anni, ben 79 sentenze di morte. Non sono lontani, inoltre, gli anni in cui i bianchi esercitavano veri e propri linciaggi verso i negri colpevoli soli di un sospetto, il sospetto diventava certezza solo in presenza ….. del colore della pelle. Sono gli anni della prima metà del ‘900 ed i padroni bianchi temevano ancora la libertà degli ex-schiavi neri. Il patibolo era la piazza del paese ed il popolo si eccitava alla vista dell’impiccato. Venivano, addirittura, fatte cartoline di saluti con le immagini dell’impiccato di turno.

Questa la storia!

Oggi, in queste due regioni , i favorevoli alla pena di morte non sono in numero maggiore rispetto agli altri Stati U.S.A..

I governanti si mettono scrupoli di coscienza ma non li risolvono mettendo in discussione la pena di morte, bensì riducendo il tempo che intercorre tra sentenza ed esecuzione che non può superare i 21 giorni. Il condannato avrà così meno tempo per l’appello, meno tempo per mettere insieme le prove che lo possono scagionare ed i giudici che hanno fatto la sentenza potranno dormire sonni tranquilli perché difficilmente saranno smentiti. La pena di morte, così, si perpetuerà!!! Amen!!

U.S.A., dimostraci di essere veramente un paese democratico!!!!!

Cosa ne pensi?

Scrivi a:

Malaguti.cinzia@iol.it