Maggio 2005
La
proposta post-elezioni del capo di Governo italiano, relativamente alla
formazione di un partito unico di centro-destra, può essere meglio interpretata
se letta affiancata al risultato ottenuto da Forza-Italia in queste elezioni
regionali targate 2005.
I risultati delle suddette elezioni,
ci dicono che – in quattro anni – Forza Italia è passata dal 29,1% di consensi
al 18,57%.
Dalle
politiche del 2001 alle regionali del 2005, passando per le europee, si è
verificata una progressiva perdita di voti che rischia di non essere ancora
arrivata al termine, allo zoccolo duro.
L’idea
del “partito unico” potrebbe – così
– aiutare a fermare l’emorragia, distribuendone il peso sull’intera colazione e
salvando in corner – di conseguenza – il leader, prima che venga messo in
discussione, prima che sia troppo tardi.
Il
risultato negativo di una perdita di voti così consistente, infatti, rischia di
far traballare Berlusconi; questo non per effetto di dibattiti, in quanto
inesistenti, all’interno di Forza Italia – di cui Berlusconi è,
sostanzialmente, il padrone – ma come effetto dei timori degli alleati per
ulteriori perdite. La trovata del “partito unico” appare – così – un tentativo
di “salvare capra e cavoli”.
L’idea
del “partito unico” non è quindi una sorta d’irrealizzabile diversivo, per far
dimenticare agli italiani i veri problemi, bensì – io credo – una strategia di
mantenimento del potere.
D’altra
parte, non dimentichiamo che l’obiettivo di Berlusconi è la poltrona di
Presidente della Repubblica, una volta approvata la modifica costituzionale che
ne prevede l’elezione diretta.
Per
fare ciò, egli ha bisogno di compattezza degli alleati, dando ai più ambiziosi
la speranza di poter occupare la poltrona di Presidente del Consiglio, al suo
posto.
Ma
Berlusconi ed i suoi consiglieri sono veramente in grado di elaborare una
strategia così acuta?
Ma
il centro- sinistra riuscirà a “rompergli le uova nel paniere” oppure, preso
dalle litigiosità interne, farà il gioco del centro-destra?
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