TUTTA COLPA DEL PARADISO ...... FISCALE

 

L’O.C.S.E. (Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico) stilò una lista nera di 31 Paesi definiti paradisi fiscali in quanto adottano pratiche fiscali dannose per la concorrenza con altre località dove – più o meno – le tasse si pagano. La risoluzione OCSE prevede, inoltre, sanzioni economiche anche se ………… "tra il dire ed il fare c’è di mezzo il mare".

Quali sarebbero questi Paesi?

In Europa: Gibilterra, Andorra, Liechtenstein, Monaco di Montecarlo, Guernsey e Jersey in Gran Bretagna; in Africa: Liberia; in Asia e Australia: Isole Maldive, Isole Marshall, Isole Samoa, Isole Cook, Niue, Isole Tonga, Isole Vanuatu, Nauru; nelle Americhe: Bahamas, Belize, Panama, Repubblica Domenicana, Grenada, St Vincent di Grenadines, St. Lucia di Barbados, Antigua, Barbuda, Anguilla, Isole Vergini, Turks and Caicos, St. Kitts and Nevis, Monserrat.

Il Bahrain, il 31°, ha firmato di recente (l’11 settembre 2001!!) una lettera d’impegno grazie alla quale il Paese Arabo esce dalla black list dei paradisi fiscali dell’OCSE.

Bush e la destra americana …….e la destra in genere …. hanno sempre considerato gli interventi per la trasparenza fiscale ed economica come un complotto globale per aumentare il carico fiscale sulle imprese.

Dopo l’11 settembre 2001 le dichiarazioni ufficiali americane sembrano cambiare rotta.

Sarà vero? O, meglio, sarà duraturo?

E’ sincera l’azione d’intervento sui capitali di provenienza sospetta?

E’ durevole l’azione di congelamento dei capitali che finanziano il terrorismo ma alimentano anche le attività economiche americane?

I grandi elettori di Bush sono abituati a lavorare con i finanzieri arabi da mezzo secolo e lo stesso Bush si è visto salvare, nel 1989, la sua Harken Energy da una commessa per l’estrazione petrolifera, guarda caso, in Bahrain.

Insomma, io temo che le misure finanziarie antiterrorismo siano un fuoco di paglia ed una misura obbligata ma temporanea per avere credibilità interna e mondiale.

Possiamo sperare in meglio?

Guardando, ad esempio, in casa nostra, vediamo che le azioni del governo italiano vanno in direzione opposta, vedi la legge sulle rogatorie che rende più difficile la collaborazione giudiziaria tra stati, vedi la legge che depenalizza il falso in bilancio, vedi la sostanziale opposizione italiana al mandato di cattura europeo. Tutte azioni che vogliono intorbidire le acque piuttosto che renderle più trasparenti.

Spero nelle pressioni alla trasparenza economica e finanziaria del parlamento europeo.

Spero nel risveglio degli italiani perché ognuno di noi, nel suo piccolo, tanto può fare per un mondo più onesto e trasparente.

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