O.G.M., una valutazione del problema

 

 

M’interessano e mi appassionano gli argomenti scientifici. Mi sono documentata sul problema delle piante geneticamente modificate e vorrei anche esprimere il mio parere.

Le OGM sono quelle piante che, attraverso l’introduzione di un gene esogeno (che vale a dire proviene o nasce dal di fuori) acquisisce caratteristiche diverse dalla pianta originaria. Una pianta geneticamente modificata per renderla resistente a virus, insetti, funghi, gelo o siccità.

Ruolo fondamentale hanno i promotori, ossia le sequenze di DNA che attivano il gene.

Le piante GM oggi coltivate hanno transgeni con promotori costitutivi (gene sempre attivato), ciò significa che la produzione continua, ad esempio d’insetticida, potrebbe determinare la scomparsa dell’insetto bersaglio, con conseguenze per la biodiversità, oppure potrebbe favorire la selezione d’insetti resistenti.

Minori rischi ci sarebbero con i promotori inducibili (gene attivato solo in risposta ad uno stimolo quale lesioni, luce, freddo o siccità), nell’esempio di cui sopra, quindi, solo a seguito della lesione provocata dall’attacco dell’insetto.

Questa sera di metà febbraio, la TV dà la notizia che l’UE ha messo al bando gli OGM con resistenza agli antibiotici, in sostanza tutti, perché tutte le piante GM oggi coltivate sono dotate, oltre che del gene d’interesse, anche di un gene che conferisce resistenza agli antibiotici, gene selettivo, usato per rigenerare la pianta modificata geneticamente; funziona, un po’, come la terapia antirigetto dopo un trapianto in un organismo umano.

Una politica protezionista della salute, di fronte a risposte parziali sui rischi, non può che trovare favori tra il pubblico dei consumatori.

Bisogna, però, pesare rischi e benefici anche delle nuove biotecnologie e, quando i benefici sono superiori ai rischi, quantomeno finanziare la ricerca e l’approfondimento.

Sì perché non esiste tecnologia esente da rischi: aerei ed automobili sono causa di migliaia di morti all’anno, la penicillina salva milioni di vite ma, qualche volta, uccide per shock anafilattico e la stessa agricoltura intensiva significa distruzione di foreste e di luoghi naturali per far posto ai campi, trasmette i veleni insetticidi e le tossine fungine ed inquina l’ambiente. D’altra parte, l’agricoltura solo biologica non è economica e non risolve i problemi di fame nel mondo.

Cosa ne pensi?

Scrivi a:

malaguti.cinzia@iol.it