Agosto 2003
Ho letto su "Mente & cervello rivista di psicologia e neuroscienze" un articolo di Wolfgang Stroebe, professore di psicologia sociale presso lUniversità di Utrecht, sui rapporti tra psiche e cibo.
Mi ha incuriosita perché, pur non dicendo nulla di nuovo, sottolinea la delicata relazione tra mente e cibo.
Stroebe individua e distingue il mangiatore represso cioè colui che, in sovrappeso od obeso, è intenzionato a dimagrire, si reprime di fronte a sapori ed odori alimentari ma gli basta una distrazione per consumare una maggiore quantità della presunta bomba calorica.
Gli manca cioè la motivazione profonda.
Tutti, daltra parte, avremo sperimentato che, quando cimponiamo di non pensare ad una cosa, quella cosa ci viene sempre in mente. E lo stesso meccanismo mentale insito nella differenza tra imposizione e maturazione, intenzione e motivazione.
Lobesità è determinata anche geneticamente ma in misura non superiore al 40%, ciò significa che cè un largo margine di manovra individuale.
Il parametro usato dai dietologi per determinare quanto una persona si discosti dal proprio peso ideale è lindice di massa corporea (BMI) che si calcola dividendo il peso per il quadrato della statura. Il BMI, però, non dice nulla sulla distribuzione delladipe, mentre è anche importante sapere dove si trovano i chili di troppo.
Tutto ciò mi conferma quanto sia importante leducazione alimentare quale materia scolastica alla pari della storia o della geografia. Questo per costruire quella base motivazionale e culturale su cui crescere lindividuo.
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