IL NUDO NELL'ARTE

IL NUDO FRA IDEALE E REALTA’

Una storia dal Neoclassicismo ad oggi

Bologna – Galleria d’Arte Moderna

dal 22.01.2004 al 09.05.2004

 

Il tema della mostra è quello di conoscere come il nudo viene rappresentato nell’arte nei vari periodi storici.

Il tema è delicato e, nello stesso tempo, simbolico del modo di vedere e di interpretare la verità nei secoli: nascosta, velata, camuffata o aperta, confessata, esaltata, come il corpo nudo nell’arte pittorica.

200 anni ripercorsi attraverso raffigurazioni di donne e uomini nudi ritratti in contesti mitologici, storici, letterari, idilliaci, caricaturali, naturali, surreali, consumistici, a volte – più o meno – velatamente erotici.

Nel tardo settecento la figura nuda riconquista quel ruolo d’assoluta preminenza che possedeva nell’arte greca, sganciandosi dalle legittimazioni di tipo religioso alle quali era stata ancorata per secoli. Riprendono quota le connotazioni positive. Tra gli artisti di quest’epoca, vorrei citare Francesco Hayez che con "Atleta trionfante" del 1813 vinse una borsa di studio all’Accademia.

Nei decenni a cavallo del 1800 è imperante il nudo eroico maschile ma poi, fino alla seconda metà del 1800, artisti e pubblico preferirono sempre di più il nudo femminile che, però, veniva purificato da ogni segno della fisicità della carne, dalle rughe al pelo corporeo, e inserito in un contesto mitologico, storico o letterario comunque estraneo alla realtà contemporanea.

Vorrei ricordare: di Jean-Leon Gérome "Pigmalione e Galatea" del 1890 ca. che trasmette un velato erotismo: lei – nuda – abbraccia il pittore ma lei – nuda – è su un piedistallo marmoreo, quasi fosse una statua.

Tuttavia, a partire dal terzo decennio dell’ottocento, si assiste ad una progressiva restituzione al nudo della sua carnalità.

Si veda di Gustave Courbet "La sorgente" del 1868 e "Bagnante" del 1866; egli celebra, nelle sue bagnanti, la bellezza naturale delle sue modelle con i loro difetti fisici anche se sempre in contesti idilliaci, letterari o allegorici, distanti dall’esperienza quotidiana.

Arriviamo all’impressionismo che "produce" i primi nudi coerentemente realistici dell’arte moderna. Diversi artisti impressionisti hanno trovato ispirazione nel nudo: Degas, Renoir, Zom, Rodin, per citarne alcuni.

Vorrei ricordare di Anders Zom, il luminoso "Tre donne nel paesaggio" del 1888 e, di Auguste Rodin, una bellissima scultura su marmo "La morte di Adone" che ritrae un passionale abbraccio.

Nell’arte del nudo di fine ottocento si distingue Gustav Klimt: egli dedica la sua arte alle donne, alla loro bellezza, alla loro sensualità, al loro erotismo, sfidando – così - la morale borghese del tempo. In "Nuda veritas" del 1899 – una delle sue opere più famose - ritrae una donna con i capelli rossi e con ai piedi il serpente, antico simbolo della libido.

Con i dipinti del post-impressionismo (inizi 1900) vediamo la rappresentazione dell’inquietudine con forme caricaturali.

Paul Cézanne è stato i "trait d’union" tra impressionismo e post-impressionismo e la sua interpretazione del nudo è una re-interpretazione dell’arte passata cui dà un’impostazione geometrica, com’è nel suo stile; Cézanne preparò la strada al cubismo.

Di questo periodo è anche il dipinto di Amedeo Modiglioni "Nudo sdraiato" del 1918-1919.

Il primo dopoguerra è caratterizzato da un generale ritorno alla figurazione ed alla descrizione precisa del dato visivo; spesso si verifica un intento di critica sociale che si esprime attraverso la rappresentazione di scene di dissolutezza o del mondo della prostituzione, soprattutto nei veristi tedeschi (Dix, Hubbuch, Grosz).

Il periodo immediatamente successivo, proprio del surrealismo, vede l’esaltazione della donna, del sesso e dell’amore come forze vitali.

Da notare "Donne nude" del 1944 di Paul Delvaux e "La schiarita" del 1942 di René Magritte.

Nel secondo dopoguerra si verifica una crisi espressiva ma alcuni artisti si distinguono:

Francis Bacon cerca di replicare in pittura la "sensazione" provocata dal corpo fisico, si veda "Studio per il corpo umano" del 1981;

Henry Moore e Fernand Leger elaborano un’evoluzione stilistica: ammorbidiscono le rigidità geometriche delle ricerche precedenti in cadenze armoniose ed avvolgenti.

Nell’arte di fine ‘900 trovano espressione consumismo e mercificazione ed uno degli artisti più rappresentativi di questa rappresentazione è Andy Warhol.

Per finire vorrei ricordare alcune interessanti opere (a me sono piaciute particolarmente!) di artisti contemporanei:

John De Andrea con la scultura in poliestere, fiberglass e pittura ad olio "Donna sul letto" del 1974 si avvicina così tanto alla perfezione che la donna scolpita lascia a bocca aperta tanto sembra vera;

Milan Kunc con la coloratissima "Venere" del 1981-82;

John Currin con il solare "Nudo d’oro" del 1999;

Vladimir Dubossarsky & Alexander Vinogradov con lo spettacolare "Estate" del 2003.

Chiudo la recensione evidenziando che la rappresentazione del nudo nell’arte di questi ultimi 200 anni ha sempre avuto una connotazione positiva.

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