CALO DELLE NASCITE |
TRA CASO E SCELTA |
Maggio 2006 Stavo leggendo la tesi di un demografo tedesco Herwing Birg; egli sostiene che “più la vita in una società ricca è confortevole, più sicurezze e garanzie sul futuro del benessere si hanno, tanto meno il singolo opta per scelte così impegnative e durature come mettere al mondo dei figli”. Per Birg il progressivo calo delle nascite negli ultimi cinquant’anni in Europa è uno dei costi del benessere. Birg mi consenta di dissentire. Ne spiego brevemente i motivi. Una società ricca, come quell’occidentale, è anche una società più scolarizzata, quindi più istruita. E’ una società dove l’informazione su come siamo fatti, sui mezzi contraccettivi e su quelli riproduttivi è alla portata di tutti, o quasi. In queste condizioni il concepimento non è più un fatto casuale, ma una scelta. Scegliere – allora - deliberatamente di fare figli non è facile: essi portano gioie e dolori, felicità e preoccupazioni, costano e sono molto impegnativi. Insomma, quando entra in gioco la consapevolezza e la razionalità, un figlio può essere anche di troppo. I paesi del terzo mondo hanno un alto tasso di natalità perché – il più delle volte - non hanno le conoscenze sui sistemi di controllo delle nascite. Per quelle popolazioni così povere, un figlio in più è solo un candidato in più a morire di fame, una bocca in più con cui dividere cibo ed acqua, già così scarsi. E’ – allora - evidente che il loro alto tasso di natalità è frutto del caso e dell’ignoranza. In altri paesi, non è la scarsa scolarizzazione, ma sono – principalmente - i condizionamenti religiosi ad impedire qualsiasi forma di controllo delle nascite, che viene lasciata al volere di Dio. Insomma, nelle società occidentali si fanno meno figli non per egoismo, bensì perché la scelta di fare un figlio, oggi come ieri, è molto impegnativa. Ieri, però, non c’erano le conoscenze ed il concepimento era legato al caso; oggi possiamo scegliere ed il concepimento è affidato alla ragione. C’è poi anche da dire che il calo delle nascite è fisiologico nel passaggio da una società prevalentemente contadina ad una società prevalentemente industriale; nella società contadina, tanti figli sono tante braccia nei campi, quindi una risorsa; nella società industriale, tanti figli sono tante bocche da sfamare, quindi un costo, prima di essere una risorsa. Incentivare le nascite nelle nostre società può essere utile, ma il vero problema è il riequilibrio demografico con i paesi del terzo mondo che – io credo – si possa ottenere aiutando i paesi poveri verso la strada dell’industrializzazione e della scolarizzazione. Scrivi a: |