Maggio 2004
Come lo vogliamo il nostro medico?
Preparato, che sappia usare ed interpretare le nuove tecnologie ed i nuovi sistemi diagnostici ma che sappia anche ascoltare il paziente, immedesimarsi, rassicurarlo!!
Un medico, insomma, che riconosca anche il valore terapeutico della parola oppure un medico supertecnologico per il quale il paziente è un corpo, un oggetto da trattare?!?
La figura descritta nella seconda ipotesi è il medico americano molto preparato, parte di un sistema ben finanziato, in termini di ricerca e daggiornamenti continui, ma rivolto al ritorno dellinvestimento, al profitto.
Il sistema sanitario americano è in gran parte privato e non tutti hanno accesso alle migliori cure disponibili.
Il tipo dassicurazione di cui dispone lindividuo ed il suo reddito determinano la cura che si può permettere.
Il rapporto medico-paziente risente dellorientamento economico del sistema.
I sistemi sanitari europei sono tradizionalmente più sensibili al valore sociale della salute e così linteresse pubblico risulta essere ancora determinante.
Si discute in Europa del rapporto medico-paziente rivalutandone gli aspetti psicologici, non a discapito di quelli tecnologici ma in sinergia con essi.
Parlare con il paziente, rassicurarlo, cercare di instaurare un rapporto di fiducia con lui significa anche costruire le premesse per una migliore efficacia della terapia.
Sappiamo che un placebo, in altre parole una sostanza inattiva, può avere effetti positivi se ci si crede, figuriamoci se la sostanza che viene ingerita è un principio attivo!!
Ciò che voglio affermare è che la ricerca e la tecnologia in campo medico devono camminare spediti ma nellinteresse primario del singolo e della comunità in cui vive.
Certo, non possiamo pretendere questo dalle industrie farmaceutiche ma dal governo e dalla sua politica sulla sanità sì, anche a colpi di contributi e di sovvenzioni alla ricerca, là dove le industrie farmaceutiche non hanno convenienza economica.
La salute è un bene sociale.
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