LUOGHI, GENTE, CIBO

 

Aprile 2006

 

La cultura, la genetica ed il bisogno influenzano le abitudini alimentari dei popoli.

 

I cinesi non consumano latte e latticini perché sono intolleranti al lattosio; sono – infatti – meno del 5% i cinesi che riescono a digerire il latte ed i suoi derivati.

Quello della maggioranza dei cinesi nei confronti del latte non è – quindi – un problema di gusti o di abitudini alimentari, ma genetico.

Quello cinese, d’altra parte, è un popolo che è sempre rimasto chiuso nei propri confini, quindi geneticamente ben definito, essendo scarse le mescolanze con altre etnie.

 

Gli ebrei ed i musulmani non mangiano carne di maiale e questo precetto è rappresentato nel Vecchio Testamento e nel Corano.

L’elemento religioso è – però – una conseguenza dell’opportunità pratica; in un Paese arido, dove i frutti della terra sono scarsi, è meglio allevare ovini e caprini, che si nutrono di erba che l’uomo non mangia, rispetto ai maiali che, essendo grandi onnivori, si nutrono di tutto ciò che trovano e – così – fanno concorrenza all’uomo.

 

Analoghe motivazioni di sopravvivenza si ritrovano nel precetto induista di considerare sacre le mucche; per una popolazione prevalentemente agricola, come quella indiana, le mucche sono più utili come forza lavoro e per il latte, che morte.

 

Di tipo culturale è, invece, il ribrezzo che provano gli americani di fronte ad una bistecca di puledro; durante l’epopea del West, il cavallo è stato un compagno di vita e di battaglia, difficile – allora – immaginarlo cotto e dentro la propria pancia.

 

La popolazione umana più onnivora è quella della regione cinese di Canton: mangiano tutto ciò che ha quattro piedi, ad esclusione dei tavoli, tutto ciò che vola, ad esclusione degli aerei, tutto ciò che si muove nell’acqua, ad esclusione dei sommergibili e tutto ciò che striscia, senza eccezioni.

La carne di serpente e molti insetti sono considerati una prelibatezza per molte popolazioni asiatiche ma sono, invece, rifiutati con disgusto da noi europei.

 

La nazionalità delle persone si riconosce anche a tavola.

 

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