Luglio 2005
Il Live8 è una
manifestazione canora mondiale che ha l’intento di raccogliere denaro per
aiutare i paesi poveri ed invitare i paesi ricchi ad
azzerare il loro credito con questi paesi. Patrocinata da cantanti del calibro
di Bono e di Bob Geldof è ormai diventata un grande evento mediatico che si
tiene annualmente ed in contemporanea in più parti del mondo.
Aiuti e sovvenzioni
servono – però – veramente all’Africa?
La povertà è veramente
solo un problema economico?
Chi trae veramente
profitto dagli aiuti economici ai paesi poveri?
Proviamo a rispondere.
Fronte agricoltura.
I paesi ricchi distribuiscono in casa loro circa 300
miliardi di dollari di sussidi all’agricoltura che permettono ai loro
produttori agricoli di mantenere bassi i prezzi e, pertanto, essere
competitivi. Questo significa che i paesi poveri – la cui economia è
prevalentemente agricola – non solo non riescono ad esportare, ma sono,
addirittura, costretti – a causa del prezzo – ad importare beni agricoli dai
paesi ricchi, pagandoli con i soldi da loro ricevuti.
I vip mondiali, difficilmente, appoggerebbero proposte
antiprotezioniste di questo tipo perché danneggerebbero la loro popolarità tra
gli agricoltori occidentali, tra i quali numerosi sono i fans.
Fronte tecnologie.
Bush e Blair sono certamente contenti di queste iniziative
canore e non fanno una piega di fronte alle richieste d’aiuti economici ed azzeramento
del debito ai paesi poveri, ben felici di sottoscriverli. Perché?
Perché quei soldi fanno aumentare i profitti delle imprese
occidentali; i paesi africani – infatti – privi d’infrastrutture e manodopera
specializzata, sono costretti ad importare dalle società occidentali i prodotti
ed i servizi di cui hanno bisogno.
Paul Mumo Kisau, economista che ha lavorato per diverse
organizzazioni in Africa, sostiene che per ogni dollaro che raggiunge l’Africa
sotto forma di sovvenzioni, tre dollari ritornano nel Paese d’origine.
Se non vengono esportate tecnologie e se non viene formato
il personale locale, gli aiuti creano solo un mercato per i prodotti
occidentali.
I paesi occidentali, però, non hanno interesse ad esportare
tecnologie perché potrebbero perdere competitività e mercati.
Fronte politico.
Economisti e politici concordano sul fatto che il segreto
dello sviluppo economico non è la quantità dei soldi che arrivano, ma come
vengono spesi.
La maggior parte dei 500 mila miliardi di dollari ricevuti
dall’Africa, dagli anni sessanta fino ad oggi, è andata a finanziare colpi di
Stato militari, guerre civili e conti correnti esteri.
Nei paesi dove sono in corso guerre civili, gli aiuti
finiscono per esser usati massicciamente per l’acquisto di materiale bellico e
per finanziare la guerriglia e le guerre fratricide.
Gli aiuti sono poi la principale fonte di corruzione per le
élite politiche che trattengono per sé una buona parte delle sovvenzioni che
depositano sui loro conti correnti all’estero, nei Paesi occidentali.
Dove c’è l’influenza islamica, gli aiuti vengono – inoltre
- dirottati nelle comunità musulmane africane con scopi d’indottrinamento.
Aiuti e sovvenzioni
servono – allora - veramente all’Africa?
All’Africa servono aiuti sotto forma di strumenti,
tecnologie, formazione, ecc..; occorre insegnare agli africani a costruire un
ponte, non gli servono soldi con i quali appaltare il lavoro ad una società
occidentale!
La povertà è veramente
solo un problema economico?
Alla luce di quanto esposto sopra, la povertà è –
principalmente – un problema politico.
Chi trae veramente
profitto dagli aiuti economici ai paesi poveri?
In media l’Africa ha ricevuto quattro volte l’ammontare
degli aiuti percepiti dall’Asia; eppure oggi l’Africa ha un PIL pro-capite ai
margini della povertà, con 15 paesi tra i più poveri del mondo.
Gli aiuti economici all’Africa fanno male all’Africa, ma
fanno bene all’Occidente.
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