QUELLA RUDE RAZZA PADANA LEGHISTA 

 

 

 

Luglio 2005

 

E’ un dato di fatto che diversi esponenti della Lega sono vicini agli ambienti nazi-fascisti.

 

L’onorevole Mario Borghezio, ex militante di Ordine Nuovo, ricordò Mussolini come “grande padano” e fu condannato a cinque mesi per aver dato fuoco a Torino ad un ricovero d’immigrati.

Per non essere da meno, il senatore Piergiorgio Stiffoni, a proposito degli immigrati, affermò: “Gli immigrati? Peccato che il forno crematorio del cimitero di Santa Bona non sia ancora pronto”.

Certo, sono affermazioni provocatorie ma che, indubbiamente, rivelano xenofobia ed intolleranza di matrice estrema destra.

Non mancano – poi - plausi ad aggressioni gratuite all’immigrato, come quella di naziskin di Varese contro un malcapitato albanese che attendeva l’autobus.

Nelle bancarelle di Pontida, inoltre, non mancano testi antisemiti.

 

Gli attacchi della Lega agli stranieri, tuttavia, non hanno una base ideologica cioè i leghisti non sono razzisti perché hanno sviluppato una teoria ed hanno una tradizione razzista come i fascisti.

I leghisti estremizzano le insicurezze, le frustrazioni, il senso comune della folla.

La Lega cavalca il malessere della gente, lo amplifica anziché contenerlo, lo esalta come forma d’orgoglio anziché risolverlo.

 

Una rude razza padana quella leghista, abituata a lavorare sodo, che preferisce il lavoro ed il guadagno allo studio ed alla conoscenza, che teme di perdere quanto faticosamente raggiunto o di non poter raggiungere quanto faticosamente perseguito.

 

Che dire poi del veronese Federico Bricolo (oggi sottosegretario leghista alle Infrastrutture) che ha proposto, per legge, la chiusura di tutte le moschee e la presenza dei crocefissi ovunque, dalle aule scolastiche agli aeroporti!!!! Assenza di rispetto delle regole democratiche e fanatismo cattolico!!

Per non essere da meno, il leghista Flavio Tosi, il politico più votato in Veneto alle ultime regionali, propose di creare negli autobus locali entrate separate per gli extracomunitari e per gli autoctoni e riuscì, infine, a farsi condannare per istigazione all’odio razziale.

 

Sono personaggi nostalgici di un lontano passato da crociate e vivono nella paura reattiva dell’invasore, nella paura della perdita di un’antica, quanto fragile, identità da difendere – così – strenuamente.

 

 

Uno zoccolo duro destinato, io credo, a finire in una nicchia di consensi ….. o ad alimentare una rivoluzione violenta, senza vie di mezzo.

 

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