CONFESSIONALE LAICO?

 

 

 

Riporto integralmente il contributo di un caro amico, solo sintetizzandone ed integrandone alcuni punti in calce alla riflessione.

 

"

Mi permetto di:

  1.  
  2. sottoporti quello che segue come al solito senza filtro, e che chiamerei analisi libera,

b) chiederti, quando avrai tempo, di mandarmi qualche ritorno; tieni conto che le mie frequentazioni in organizzazioni economiche e/o politiche non mi consentono di dar risposta ai quesiti che nascono nel discorso che ti propongo, perciò forse sto unicamente disegnando un limite estremo che essendo tale non è oggetto raggiungibile. (o no!)

Sicilia (rapimento di infante con perdono televisivo della vittima ai rapitori)

1 aprile 2001

Mi emerge solo una annotazione circa quello che ci siamo detti sull'argomento delle regole private, mafiose, che regolano il pubblico, ovvero la molteplicità prevalente di operatori economici in una determinata zona geografica, in quella zona è quel gruppo di operatori che fa "il mercato".

Metto tra virgolette perché ovviamente è un forte esempio di mistificazione del concetto ideale di mercato, questo concetto ideale nella realtà va da sé che non esiste né esisterà mai.

A questo gli rapiscono la nipote in fasce e si chiede e chiede ai capi territorio se si è sbagliato da qualche parte.

Leggo: la polizia purtroppo vi ha trovati subito ( a voi rapitori) e non ho fatto in tempo a mandarvi i soldi del riscatto, ve li darò dopo appena mi tolgono il sequestro sui beni.

Ho guardato e ascoltato un po’ i giornali di questi giorni ma non ho sentito nessun prete o uomo di clero che spendesse una parola su questa storia.

Ma mi chiedo anche: trasponiamo qui da noi questa cosa, non siamo o non abbiamo contatti diretti e forti con persone di grande potere e non conosciamo personalmente la dinamica di qualche relazione che sta segnando la mappa economica vicina a casa nostra, possiamo solo intuire delle tracce, ma anche solo con questo si può forse capire qualcosa.

Gruppi economici localmente significativi, anche se mondialmente assolutamente insignificanti, manifestano iniziative di alleanze tra omologhi-amici per intervenire in determinati settori in modo concertato, e va bene,

e questo può essere un esempio di regole che privati prevalenti si danno e che vengon fatte valere per altri privati in vari modi: ad esempio impedendo ad altri di essere presenti su mercati su cui operano solo determinate famiglie o gruppi. Un caso è la distribuzione delle automobili di determinate case (le più ricche e note).

Ma se andiamo invece a vedere, solo ad esempio, il confine tra il transgenico e il non transgenico, abbiamo sentito la Coop che fa azioni di comunicazione, ma se ho inteso bene a bloccare la soia transgenica della Monsanto non è stata la pubblica autorità ma una associazione di categoria di consumatori, si sa che se il transgenico entra nel circuito produttivo una prima volta poi non si sa se e quando ne uscirà. Anzi pare che non ne uscirà mai più.

Ma tutta la fila degli operatori economici che hanno interesse a dare continuità al reddito delle aziende agricole e di trasformazione con l'occhio sul risultato di breve se ne guardano bene dal manifestare la propria opinione a riguardo, è meglio attendere il fatto compiuto, poi dopo ci saranno provvedimenti per bonificare.

Ad esempio non mi risulta che altre catene di Grande distribuzione ( Conad, ma tantomeno Esselunga, Auchan, Carrefour ) abbiano in animo una campagna che li distingua e li distanzi dal transgenico. O perlomeno se vengono fatte azioni di questo tipo sono così deboli che non arrivano alla massa. Andrò comunque a fare delle verifiche. E' un altro conto l'azione sul "biologico" che fa allargare un modo di produrre ma non interferisce su tutti gli altri.

E la Coop non decide di fare questa azione perché l'hanno deciso i suoi soci in apposite sedi di raffronto, ma negli uffici di marketing. Voglio dire in altre parole che il coinvolgimento emotivo che induca a far emergere pensiero collettivo orientato non è coltivato.

Se questa azione non darà frutti in termini di sviluppo dei clienti è molto probabile che venga abbandonata.

Tanto più se Berlusconi farà sparire alcuni degli esili pilastri legislativi che oggi ancora consentono di distinguere le diversità del settore.

Ma allora insisto: dove andiamo, io e te o chi ci somiglia, a trattare, a confrontarci e pensare di questo?

Forse facendo sparire i punti di produzione di pensiero c'è più spazio per lo spot (ancora di più di oggi) e calerà la spinta a pensare.

E chi avrà modo di pensare, facendolo valere privatamente, come ho tentato di rappresentare nella prima parte, potrà agire indisturbato in un qualche spazio legislativamente poco normato e con ampio spazio per l'arbitrio locale.

In questo senso la forte spinta a liberalizzare, a togliere regole, norme, mostra con chiarezza la feroce volontà di abbattere la norma nata con il processo democratico per sostituirla rapidamente con il comando economico di pochi.

Torno ancora al circolo vizioso in cui la soppressione del pensiero collettivo lascia spazio sempre più alla lobby, alla confraternita, alla relazione interpersonale associativa che, se usata in un contesto a più voci che hanno spazi per confrontarsi e farsi giudicare dai tanti che ascoltano è sicuramente buona; se invece la relazione di confraternita nasce e cresce in ambiente dominato torniamo al rapporto feudale.

E nelle relazioni interpersonali associative c'è sempre una modalità precisa, psicologica e comportamentale che fa nascere il "transfert" che spinge l'individuo ad associarsi a questo o a quello: va da sé che un transfert che sorge in ambiente ricattabile coincide con un rapporto di dominio oppressivo.

La comunicazione pubblicitaria investe montagne incalcolabili di risorse per generare in permanenza dei "minitransfert" sulle masse destinatarie dei propri messaggi. (mi viene in mente l'ovetto kinder che ogni bambino vede in tv e vede piazzato all'altezza dei propri occhi nello stretto corridoietto in cui è obbligato a passare quando accompagna mamma alla cassa del supermercato)

E adesso noi che abbiamo sempre pensato a sinistra, dopo che i luoghi in cui qualche messaggio politico si fomulava ed usciva anche se in modi poveri, artigianali, spesso brutti, questi luoghi non esistono più, dove andiamo a confrontare il pensiero per coltivarlo?

Ebbene, chi è cresciuto sulla sponda religiosa, può tentare il percorso dell'ambiente religioso con tutto il tipico armamentario di "transfert" totalmente riconducibili all'uso del "timor di dio".

Ma chi questa sponda non sente come propria ha l'obbligo di costruire il luogo, "il sito" in cui diffondere e coltivare il proprio pensiero, facendo nascere il fascino del pensiero lungo e della libertà e capacità di pensiero: si vede a occhio che la disparità di mezzi è incommensurabile tra noi e chi lavora le masse del pianeta a suon di spottistica. Ma se è avvenuta una rivoluzione illuministica e post illuministica due secoli fa, forse abbiamo qualche speranza che l'oppressione dei pochi e dei senza regole (che intendono applicare solo le loro personali) non prevalga.

Costruire un sito servono i muri ma servono altresì le immagini che possono far nascere il transfert che ci fa credere alla nostra forza personale e ci fa identificare in una collettività omogenea e non antagonistica; In questi anni abbiamo cancellato dei segni ideologici forti, e per fortuna vediamo ancora esprimersi i molti uomini che possono essere dei riferimenti ideologici pur se sprovvisti del "Logo" che più si addice loro: intendo ad esempio:

Eco, Serra, Benigni, Fo, Santoro e mille altri.

Tutti costoro esistono, si esprimono, ma non sono un corpo di riferimento sovrapersonale: è per questo forse che stiamo perdendo il terreno che abbiamo sotto i piedi.

Intanto allarghiamo la nostra capacità di ascoltare e tollerare le diversità.

In questo senso bisogna pensare ai confessionali laici. "

 

Sintetizzo ed integro in alcuni punti:

PUNTO PRIMO: il sistema capitalista è guidato dal profitto

PUNTO SECONDO: un governo può stabilire o non stabilire delle regole

PUNTO TERZO: l’interesse economico – concreto – è prevalente sull’interesse ideale – non concreto o non immediato

PUNTO QUARTO: chi ha un interesse economico (anche COOP) lo privilegia nelle scelte all’interesse ideale (la coop. consumo cavalca il biologico per avere nuovi clienti, così come lo abbandonerà se ciò non succede)

PUNTO QUINTO: l’interesse ideale prevale in assenza di interesse economico

PUNTO SESTO: occorre far emergere interesse ideale in chi non ha interesse economico

PUNTO SETTIMO: come? Cultura, informazione.

Finchè qualcuno, che teme l’interesse ideale, non farà CENSURA.

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