INTELLIGENZA E FELICITA'

 

 

 

Qual è il rapporto tra intelligenza e felicità?

L’intelligenza aiuta o non aiuta ad essere felici?

Se l’obiettivo di una vita è quello d’essere felice, una persona con un’intelligenza superiore alla media ha più opportunità d’essere felice?

 

Io partirei da un presupposto.

La felicità è uno stato d’animo legato ad aspettative e bisogni soddisfatti che variano da persona a persona, nella stessa condizione e nelle stesse circostanze una persona può sentirsi molto felice mentre un’altra praticamente infelice: la felicità è soggettiva.

L’intelligenza, invece, è un elemento oggettivo, fisico.

 

L’intelligenza – allora – può influenzare gli obiettivi e renderli più o meglio raggiungibili??

Può migliorare ed esaltare il soddisfacimento dei bisogni??

Le variabili quotidiane che affrontiamo sono tante, spesso casuali e, comunque, spesso non dipendenti dalla nostra volontà, visto che viviamo in una comunità.

La direzione che prendono, allora, i nostri obiettivi ed i nostri bisogni può essere diversa da quella che noi, intelligenti o meno, vogliamo.

Allora a cosa serve essere più intelligenti?

Carriera e successo non sono direttamente legati all’intelligenza e le vicissitudini della vita quotidiana sono legate più al destino ed al carattere che alle capacità intellettive.

 

Allora all’atto pratico quali vantaggi dà l’intelligenza in rapporto al nostro essere o sentirci felici?

 

Io credo che una persona con un’intelligenza superiore riesce a trovare soluzioni creative, a rettificare prontamente la direzione o a rivedere gli obiettivi in funzione di nuove esigenze e situazioni.

Non necessariamente li raggiungerà, ma non per questo si sentirà triste perché è consapevole che la felicità non è uno stato durevole in quanto è fatta d’attimi e momenti.

Gli ostacoli per una persona più intelligente sono, poi, meno difficili da superare e questo rende gli obiettivi ed il soddisfacimento dei bisogni più visibili anche se non meno lontani.

 

Essere più intelligenti significa però anche capire cose che si vorrebbe non capire, perché non piacciono o perché dolorose.

Anche questo, però, credo sia un vantaggio perché la conoscenza permette, a chi ne sa trarre profitto, di affilare le armi o, comunque, di organizzare misure e/o contromisure.

 

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