Il successo è la carriera? È fare soldi? È diventare
famosi? Oppure, è realizzare i propri obiettivi? È avere tempo per sé? E’
armonizzare gli interessi lavorativi con quelli privati?
Il successo è migliorare sé stessi, le proprie conoscenze,
le proprie esperienze? E’ seminare e raccogliere frutti? Oppure, è fare figli e
vederli crescere sani? Ecc. ecc.
Qualunque sia la concezione che abbiamo del successo, esso
con l’intelligenza ha ben poco a che fare!
Il successo è,
infatti, un risultato frutto di una combinazione positiva tra carattere e
circostanze, tra volontà e caso.
Nel lavoro, poi, le variabili soggettive e personali sono
talmente tante al punto che non è raro vedere persone, non particolarmente
intelligenti, in ruoli professionali che riteniamo di successo e persone molto
intelligenti in ruoli modesti.
Scelte, priorità e circostanze fanno, dunque, la loro
parte.
Io credo che la percezione del successo sia talmente
soggettiva da far sentire vincente un uomo che riesce, ad esempio, a ritagliare
importanti e soddisfacenti spazi di tempo libero e frustrato un altro che ha,
invece, ambizioni diverse.
Il successo, io
credo, si ottiene nella realizzazione dei propri obiettivi, diversi e
soggettivi.
L’intelligenza, caso mai, può essere un’utile amica e
consigliera.
Nel capitalismo avanzato, come negli Stati Uniti, il
successo è legato al denaro in un meccanismo perverso che porta allo svilimento
dell’uomo e dei suoi valori.
Se il successo è associato alla quantità di denaro che uno
fa, la corsa al successo può finire per calpestare valori, quali l’onestà ed il
rispetto.
Che tristezza questa concezione di “successo”!!!!
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