PERU': TREMILA ANNI DI CAPOLAVORI

Firenze, Palazzo Strozzi

15 novembre 2003 – 22 Febbraio 2004

Le mostre, in genere, soddisfano la mia sete di conoscenza e di sapere e questa sulle civiltà antiche del Perù risponde in pieno.

Oltre 300 reperti esposti che ricostruiscono tutto il percorso delle culture che si sono sviluppate in Peru da Chavin agli Inca. Il periodo storico abbraccia il 1500 a.c. fino al 1532 d.c., anno della conquista spagnola.

Quell’area geografica ha visto nei secoli la presenza di diverse popolazioni e ciò che di loro sappiamo è frutto di riscostruzioni storiche attraverso lo studio dei soli reperti archeologici rinvenuti.

Queste popolazioni, infatti, non avevano nessun genere di scrittura o di lettere ma rimediavano in parte con la pittura ed in parte con i quipus. Mentre la pittura di vasi e bottiglie in terracotta ci mostra visivamente scene di vita o rituali religiosi, i quipus sono ancora un mistero.

Cosa sono i quipu?

Sono dei memoriali fatti con corde nelle quali diversi nodi e colori significano cose diverse. Si pensa venissero, soprattutto, usati per fare calcoli ma, in realtà, la loro lettura è ancora – per noi – un mistero. I quipu sono tipici della cultura Inca: anziché scrivere su carta oppure su pergamena o altri materiali, essi facevano nodi con quelle piccole corde.

Sull’eccezionale sistema dei quipu c’è giunto un aneddoto raccontato da un contemporaneo dei conquistadores. Morua, un prete dell'epoca, narra del suo incontro con un vecchio inca, il quale estraendo un quipu, ne tastò i nodi e così facendo ripetè al sacerdote l’intero calendario cristiano con tutte le sue feste e le sue vigilie; il vecchio inca aveva formato il quipu ascoltando un frate anni prima.

Oltre ad opere del periodo Inca (1440-1532 d.c.), sono esposti reperti delle culture precedenti come quella Lambayeque (800-1350 d.c.), quella Moche (100 a.c.-800 d.c.), quella Nasca (100-700 d.c.), quella Huari (500-900 d.c.), quella Chimù (900-1470 d.c.), culture diverse che mantengono tuttavia gli stessi tratti culturali di fondo: il valore della divinità Sole e la sua incarnazione temporanea nell’imperatore, i rituali religiosi ed i sacrifici umani in nome della divinità, la pittura d’oggetti quale forma d’espressione e di comunicazione, l’uso dei tessuti e la grande stima dell’oro.

Una nota particolare merita l’arte erotica peruviana, un’intera sala è ad essa dedicata.

Sono raffigurate scene erotiche non sempre legate alla procreazione come scene di sodomia e fellatio; questo fa pensare ad una società edonistica e non moralizzatrice.

Ampia esposizione anche di tessuti le cui trame ed i cui colori erano fonte d’identità etnica e sociale; bello il tessuto funebre risalente al 200-100 a.c. e proveniente dal Museo Nacional di Lima.

Quelle culture stimavano molto l’oro perché ne facevano gioielli per il loro ornamento e lo portavano in offerta agli dei nei templi; molto deliziosa la figurina Inca in oro (1440-1532 d.c.) proveniente dal Museo De América a Madrid.

Questa mostra di Firenze mette in rilievo la produzione d’arte di quelle culture che possono apparire primitive ma che, in realtà, non lo sono: la forza espressiva d’alcune rappresentazioni scultoree di visi ne è solo un esempio.

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