novembre 2004
Si parla di incentivare l’immigrazione di personale qualificato.
Per dare una risposta ragionata occorre partire da lontano.
La tendenza della nostra società è quella che vede un
progressivo aumento della percentuale d’ultrasessantacinquenni
sulla popolazione generale.
Oggi, in Italia, siamo a quota 26% ma i progressi della
scienza ed il calo delle nascite porteranno, in un prossimo futuro, all’aumento
di questa quota.
Ciò ha riflessi positivi sulla
disoccupazione ma negativi sul debito pubblico perché le persone in età
lavorativa - cioè quelle che versano tasse e contributi – sono poche (saranno
ancor meno!) rispetto a quelle
assistite.
Questo gap si può colmare con
l’immigrazione di nuova forza lavoro.
Oggi l’immigrato è visto, per lo più, come mano d’opera a
basso costo da impiegare in attività umili e poco
remunerate, per risparmiare sul costo del lavoro e rimanere competitivi sul
mercato.
Domani questo non basterà più perché ci verranno a mancare
funzioni più qualificate e, se rinunceremo ad esse ….per paura dell’immigrazione, la nostra società andrà incontro
ad un impoverimento generale.
C’è, a questo proposito, un aspetto importante da
evidenziare.
L’immigrato deve saper integrarsi nella società in
cui vive e lavora.
Lo farà meglio e con maggior utilità reciproca se sarà una
persona che ha studiato, che ha conoscenze, cultura e competenze.
Conoscenza, cultura e competenze che potrà mettere a
disposizione dello sviluppo della società che lo ospita.
Io credo che l’arroganza, le pretese e l’integralismo
religioso che notiamo in tanti immigrati siano frutto
di tanta ignoranza.
Insomma, l’immigrazione è destinata ad aumentare,
facciamola almeno di qualità.
La politica, che dovrebbe guardare al futuro, potrebbe
aiutare le scelte imprenditoriali incentivando, in un prossimo futuro, l’immigrazione di personale
qualificato.
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