LA GUERRA DI BUSH

 

 

Febbraio 2003

Saddam Hussein è indubbiamente un dittatore, povera la sua gente, ricco lui, il petrolio iraqeno arricchisce la sua famiglia non il suo popolo.

Ha gli strumenti e la tecnologia per produrre la bomba atomica? Protegge il terrorismo islamico e coltiva l’odio per gli americani?

Beh, questo rischio non si limita solo all’Irak.

Bush vuole fare – a tutti i costi – la guerra a Saddam, dice che gli USA possiedono armi intelligenti che mirano gli obiettivi senza colpire i civili, che hanno le prove della pericolosità di Saddam per il mondo occidentale, che la guerra sarà breve e chirurgica.

Bush deve affrontare una recessione economica in casa sua, ha avuto ed ha ancora a che fare con il petrolio e la sua distribuzione ed ha un sospeso familiare con Saddam.

La guerra lo aiuterebbe a risolvere tutti e tre i problemi: distrae l’opinione pubblica americana dai problemi interni facendo leva sul patriottismo, una vittoria su Saddam gli permetterebbe di regolare i conti con lui e di controllare l’area. Un’area strategicamente importante per la grossa presenza di petrolio. Alleggerire il difficile legame con l’Arabia Saudita sarebbe una diretta e positiva conseguenza.

Trovo la posizione della Francia e della Germania - l’Europa purtroppo non è unita sulla questione guerra in Irak - molto saggia: l’ONU a maggioranza deve decidere sull’intervento militare in Irak e, comunque, negativo è il loro parere a riguardo della guerra preventiva.

Il rischio di una guerra, prima che la guerra stessa, genera stagnazione economica e riduzione dei consumi, alimentati anche dalla paura del terrorismo.

Peccato, l’Europa avrebbe bisogno di concentrare le sue risorse ed energie nel campo della ricerca e delle tecnologie per lo sviluppo economico, per non perdere il treno con l’emergente Asia, soprattutto Cina. Invece …….perderemo tempo a fare la guerra di Bush.

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