NON E’ GIUSTA |
QUANDO LA GIUSTIZIA |
Maggio 2006 La giustizia italiana sta assomigliando sempre di più a quella statunitense, dove chi ha i soldi può dormire sonni tranquilli, anche se è colpevole e chi, invece, di soldi ne ha pochi va in galera, anche se è innocente. Magistrati italiani come Saverio Borrelli, Gerardo D’Ambrosio e Gian Carlo Caselli da anni denunciano una deriva verso una giustizia a due velocità. Ogni giorno nei tribunali si celebrano “per direttissima” centinaia di giudizi, frettolosi e sommari, contro gli accusati di reati meno gravi, che restano detenuti dall’inizio alla fine della procedura, con arresto immediato, senza udienza preliminare. Imputati di reati comuni, non hanno soldi per pagarsi un buon avvocato o per incoraggiare quello che gli viene assegnato d’ufficio e devono affrontare una giustizia che – per loro – ha ben pochi riguardi. A volte, nella sommarietà e frettolosità del processo, vengono ingiustamente condannati, scontando una pena per un reato non commesso. Al riguardo mi viene in mente la storia vera, raccontata anche in un recente film trasmesso in televisione, di quel sarto piemontese che viene scambiato per un trafficante di droga, viene accusato ingiustamente, anche a causa di metodi polizieschi arbitrari, sconta cinque anni di galera da innocente per poi uscirne solo grazie ad un avvocato scrupoloso che riesce a fare rivedere il processo. E’ un’altra storia quella che riguarda gli imputati eccellenti, ricchi e potenti, accusati di corruzione. Il processo IMI/SIR, ad esempio, si è concluso dopo 10 anni di tira e molla, di manovre diversive e di leggi di salvataggio, con una condanna a 6 anni che si traduce in arresti domiciliari per gli over 70. La realtà è che un reato di tipo economico non solo è trattato con rispetto, ma, nella mente popolare, è quasi considerato una furbizia. Scusate se mi ripeto, ma il solo fatto che un uomo con un patrimonio costruito in maniera non limpida sia stato eletto premier e sia, tutt’ora, il capo del primo partito in Italia per numero di preferenze, io credo, la dice lunga. Io sono garantista, ma le garanzie di legge devono essere applicate a tutti, ricchi e poveri, belli e brutti, fortunati e sfortunati; non si possono applicare leggi severe ai poveracci e leggi diverse ai potenti, solo perché c’è chi la sa più lunga e riesce a difendersi meglio. Non si possono vedere processi celebrati per direttissima per piccoli furti del valore di poche centinaia d’euro ed, invece, vedere processi durare decenni per reati patrimoniali di diversi milioni d’euro. Reati questi ultimi che riguardano, il più delle volte, sottrazioni di denaro pubblico, in altre parole di ognuno di noi, attraverso corruzioni o falsi in bilancio o evasioni di tasse. Io voglio una giustizia giusta e voi? Scrivi a: |