I GIOVANI, IL LAVORO E LE PENSIONI

Dicembre 2003

In Italia la spesa previdenziale inghiotte il 15% del P.I.L. (in Germania e Francia è al 12%) e pesa in maniera insostenibile sulle spalle delle giovani generazioni.

Le giovani generazioni pagano, infatti, molto - oggi - per avere - domani - pensioni basse.

Oggi pagano le pensioni dei loro padri e nonni ma, domani, dovranno pensare alla pensione integrativa.

La decontribuzione dei nuovi assunti, prevista dalla riforma Maroni, significa che, essendo la pensione calcolata sui contributi versati, a minori contributi corrispondono pensioni più basse. Ma, attenzione, a minori contributi versati non corrisponderanno stipendi netti più alti!! E’ solo una questione di risparmio - per le Aziende - sul costo del lavoro!

Allora, a protestare dovrebbero essere i giovani, spesso precari, per i quali la pensione è tanto lontana quanto annebbiata ed incerta.

Alle manifestazioni contro la riforma delle pensioni di questo fine 2003, invece, di giovani se ne vedono pochi, in fondo per loro non è un problema immediato e, prima di pensare alla pensione, devono pensare ad avere un lavoro su cui contare, anche per la pensione.

In Germania, invece, i giovani sono scesi in piazza a protestare, stanchi di pagare le pensioni principesche dei nonni tedeschi mentre per loro rimangono solo le briciole e trasformando – così – la lotta in una guerra generazionale.

Il problema è un altro: quello di garantire pensioni dignitose, garanzia che per le nuove generazioni non c’è!

I lavoratori che potranno andare in pensione, fino al 31 dicembre 2007, con 57 anni d’età e trentacinque anni di contributi sono 700 mila; gli altri, che sarebbero andati in pensione nel frattempo se non fosse per la riforma, sono 800 mila; dovranno, invece, aspettare i 40 anni di contributi o i 65 anni d’età. Per loro, comunque, la pensione è ….in vista! Per gli altri: pensioni più basse e – forse – la speranza dei fondi pensione!

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