IL GINKGO BILOBA

 

 

E’ una pianta d’origine giapponese dalle cui foglie, a forma di ventaglio, si ricava una sostanza che potrebbe potenziare la memoria e l’apprendimento.

Il condizionale è d’obbligo perché gli esperimenti e le verifiche, fatte fin ora, sono insufficienti e le conferme scientifiche sono blande. E’ sottinteso che essa, al massimo, può "togliere un po’ di ruggine" o può alimentare cellule un po’ "afflosciate" ma non potrà mai aggiungere qualità o capacità.

Il ginkgo biloba migliora lievemente le prestazioni mentali ma nella stessa misura che può fare, ad esempio, una barretta di cioccolato che contiene l’energizzante glucosio. Soprattutto, non è chiaro se la sua modesta azione avviene nella struttura di neurotrasmissione, in altre parole direttamente sui centri della memoria, oppure, in altri aspetti che interagiscono con loro, cioè riducendo i livelli di stress e/o d’ansia e facilitando così l’apprendimento.

Da considerare, inoltre, che – come molti preparati vegetali – anche il ginkgo non è esente da possibili effetti collaterali come la nausea o il mal di testa.

L’azione del ginkgo consisterebbe nel produrre un maggior afflusso di sangue al cervello che favorirebbe la migliore prestazione mentale. Quello stesso maggior afflusso di sangue al cervello potrebbe – però – causare anche effetti negativi in soggetti predisposti.

Insomma, anche i fitofarmaci non sono esenti da controindicazioni e vanno usati con giudizio: sono medicinali d’origine naturale!!

Gli studi su questa pianta sono – soprattutto – mirati al suo possibile utilizzo nel contenimento dell’avanzata del morbo di Alzhaimer, una malattia degenerativa a carico del cervello, che colpisce le persone anziane.

Giovani, attenti, per non usare qualsiasi pastrocchio per migliorare le prestazioni agli esami!!!

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