Negli ultimi decenni, gli studi di genetica hanno convinto molti psicologi della forte influenza esercitata dalleredità sullintelligenza.
Gli studi condotti sui gemelli hanno esaminato le correlazioni nelle abilità verbali e spaziali di gemelli monozigoti ed eterozigoti. Il confronto dei risultati ottenuti in questi studi separati dimostra una sostanziale influenza genetica su specifiche capacità cognitive in tutte le età, dallinfanzia alla vecchiaia; per tutti i gruppi detà, i punteggi dei gemelli monozigoti sono più simili fra loro rispetto a quelli dei gemelli eterozigoti. Questi dati sembrano contraddire la tradizionale teoria secondo cui linfluenza dei geni svanisce con il tempo.
Gli studi evidenziano che i fattori genetici incidono per il 50% sulla variabilità, indicando, così, uninterazione tra geni ed ambiente ed una correlazione tra le diverse abilità cognitive (spaziale, verbale, ecc.).
Sinteticamente potremmo così definire unintelligenza superiore quale frutto di una buona dotazione genetica esercitata dagli stimoli ambientali.
Gli stimoli ambientali su una base genetica cognitiva modesta possono fare ben poco, se manca la materia prima gli stimoli si disperdono, non vengono assorbiti ed elaborati.
Se la base genetica è buona ma mancano gli stimoli, "la polvere" che si depositerà comprometterà la buona potenziale prestazione.
Gli effetti genetici non implicano un determinismo genetico e non escludono lintervento ambientale.
La forte influenza genetica è, comunque, evidenziata anche dal fatto che le differenze nelle normali abilità sono influenzate dagli stessi geni che influenzano disfunzioni cognitive come la dislessia.
Le abilità cognitive e le disfunzioni sono il frutto quantitativo di un qualche componente o derivato genetico o dipendono dalla qualità del/i gene/i?
Le abilità cognitive sono il risultato di geni che operano singolarmente oppure sono il risultato di sinergie genetiche?
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