FELICE E' CHI NON SI PONE IL PROBLEMA DI ESSERLO

 

 

"Felice è chi non si pone il problema di esserlo". A partire da questa frase, letta non ricordo dove, vorrei esprimere il mio pensiero sulla felicità.

Porsi come obiettivo quello d’essere felici porta all’infelicità. La felicità non è una condizione stabile, non è un obiettivo da raggiungere perché è fatta di momenti, spesso imprevedibili, è fatta di piccole cose da riconoscere nella loro grandezza.

La felicità viene e và, poi ritorna poi se ne và ancora.

Culture diversissime tra loro sono giunte alla conclusione che la strada per la felicità passa per la capacità di controllare il desiderio perché il mancato desiderio lascia prostrati, delusi, infelici.

Io penso, invece, che il desiderio è il sale della vita, gli dà sapore ma deve essere accompagnato dalla consapevolezza che i desideri possono essere modificati strada facendo, possono essere modellati e plasmati dagli eventi, dalle situazioni.

Questo non rappresenta una sconfitta perché il desiderio originale cresce, si evolve.

La felicità, però, non risiede nel raggiungimento del desiderio ma nei passaggi intermedi che lo rendono …desiderabile. La felicità stà lì, dietro l’angolo mentre ti preoccupi di quello che stà più avanti. Il desiderio, allora, diventa un mezzo e non un fine per la felicità.

Come disse qualcuno "la via per la felicità è più complicata che vincere alla lotteria".

Beh, io dico, proviamo ad andarci – in questa via – in bicicletta anziché in macchina. Proviamo a non avere fretta e ad ammirare ciò che ci circonda, forse non raggiungeremo l’apice di quella felicità, non raggiungeremo il Pordoi, ma avremo provato tanti piccoli piaceri, tante piccole felicità.

Per finire, come dice il proverbio "il denaro non porta la felicità".

La gente oggi vive in una società decisamente più ricca di quella di due generazioni fa eppure soffre di depressione dieci volte di più.

Ciao!

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