FARMACI PER I PROFITTI

 

 

 

 

Novembre 2005

 

L’industria farmaceutica fattura più di 500 miliardi di dollari l’anno.

Essa ha prodotto molti farmaci salvavita, ma quel fatturato è anche – o soprattutto - frutto di politiche di vendita e di marketing che, con la salute, hanno ben poco a che fare.

 

In teoria, le aziende farmaceutiche dovrebbero sviluppare i farmaci per curare le malattie di cui c’è emergenza, per gravità o per diffusione, ma in realtà esse agiscono esattamente come una qualsiasi industria che deve generare profitti, puntando alla creazione di nuovi bisogni.

In altre parole, le industrie farmaceutiche non sviluppano – principalmente – i farmaci di cui la gente ha più bisogno, ma quelli che possono dar loro (alle industrie) un profitto maggiore.

Se non c’è il bisogno, lo stesso si può creare trasformando un disturbo o semplici situazioni di rischio come calvizie, colesterolo alto, depressione, disturbi dell’attenzione, ipertensione, sindromi premestruali, osteoporosi, colon irritabile, disfunzioni sessuali femminili e menopausa, in vere e proprie patologie di massa da curare con farmaci specifici.

 

La tecnica è quella di trasformare un semplice disturbo che, non necessariamente, ha conseguenze e che, comunque, potrebbe risolversi da solo, in una malattia da curare immediatamente, pena l’aggravarsi della stessa.

 

Il problema è che tutti i medicinali hanno anche effetti collaterali e domani potrebbero essere la causa di mali peggiori. Scandali come quelli del Lipobay (statina anticolesterolo), che ha provocato la morte di diversi pazienti per crisi cardiache, dovrebbero far pensare e prendere provvedimenti contro un impiego massiccio ed indiscriminato di questi farmaci!!

Alti livelli di colesterolo, ad esempio, sono solo uno dei fattori di rischio per le malattie cardiocircolatorie, insieme con il fumo, la vita sedentaria, il soprappeso, l’alimentazione grassa. Intervenire farmacologicamente su uno di questi fattori, senza modificare lo stile di vita, serve a ben poco, ma – soprattutto – modificando lo stile di vita, quindi intervenendo sugli altri fattori di rischio, forse possiamo evitare di assumere farmaci, che qualche effetto collaterale lo hanno sempre.

 

Questo le industrie farmaceutiche non ce lo diranno mai perchè andrebbe a scapito dei loro profitti!!

 

A questo punto, una domanda mi sorge spontanea:

le linee guida che definiscono i parametri al di là dei quali s’interviene con i farmaci sono obiettivi, oppure sono influenzati dal potere (e volere) delle industrie farmaceutiche? Cioè, sono prudenzialmente bassi per far scattare il bisogno del farmaco, oppure sono SOLO scientificamente determinati?

Secondo uno studio pubblicato nel 2002 sul Jama, una delle più autorevoli riviste mediche americane, quasi il 90% di chi è coinvolto nella redazione delle linee guida per la pratica clinica, negli Stati Uniti, ha un legame finanziario con l’industria farmaceutica.

…negli Stati Uniti...sì….ma….le industrie farmaceutiche multinazionali hanno messo radici ……..dappertutto!?!?

 

In questi ultimi mesi, è forte la pressione mediatica sull’influenza aviaria.

Una malattia che ancora non esiste, ma sulla quale sono già scesi in campo molti attori, comprese le industrie farmaceutiche con i loro antivirali.

Questo nuovo bisogno ha fatto schizzare verso l’alto le vendite dei farmaci antivirali.

……ma l’influenza non è di origine batterica? Che ci fanno gli antivirali?

Un altro interesse dell’industria farmaceutica?!?

 

 

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