Luglio 2006
Dei 710 ammazzati nel
La famiglia è il secondo killer, dopo la mafia.
Una media di 15 uccisioni in famiglia al mese, di cui il
68% sono donne.
Principalmente, donne uccise dai loro uomini.
Tre volte su quattro, quando una donna viene uccisa dal
marito c’è una lunga storia di maltrattamenti, troppo a lungo sopportati dalla
donna e troppo a lungo tollerati dai parenti. Mariti ubriachi o maneschi sono i
protagonisti nefasti delle violenze famigliari.
Negli ultimi tempi c’è un altro motivo scatenante: è la
rabbia per l’abbandono a scatenare l’ira di certi uomini.
La cronaca degli ultimi mesi è zeppa di storie terribili:
Jennifer, Patrizia, Ermira, Luciana, Lucia, Chiara, Monica, sono solo alcuni
dei nomi di donne uccise quest’anno per gelosia, per rabbia, per egoismo dai
loro mariti o amanti.
In Italia, il sostegno alle donne in difficoltà, a causa di
violenze e maltrattamenti in famiglia, è delegato dalle istituzioni alla libera
iniziativa di solidarietà, quasi che il problema fosse d’ordine privato e non
sociale.
Sono, infatti, circa 90 le case delle donne in tutto il
Paese e non tutte dispongono di alloggi.
Un pensiero diffuso, residuo d’antiche mentalità, tende –
anche inconsciamente – a considerare la donna un po’ responsabile dei
maltrattamenti che riceve, colpevole e non vittima.
Questo retaggio è responsabile di tutte quelle violenze di
cui non si parla, tollerate, per non dire accettate, come fossero una giusta
punizione.
La medicina è la solidarietà, senza se e senza ma, di chi
può, di chi deve, di chi ne capisce l’importanza.
Per quanto riguarda la rabbia omicida di chi non vuole
essere lasciato, è bene evitarla non concedendo un ultimo appuntamento, se si è
sicure di non volerne più sapere; è consigliabile scomparire per un po’, almeno
per far raffreddare le acque.
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