DONNE IN CERCA DI SOLIDARIETA' 

 

 


 

Luglio 2006

 

Dei 710 ammazzati nel 2004 in Italia, un quarto sono stati uccisi tra le mura di casa.

La famiglia è il secondo killer, dopo la mafia.

Una media di 15 uccisioni in famiglia al mese, di cui il 68% sono donne.

Principalmente, donne uccise dai loro uomini.

 

Tre volte su quattro, quando una donna viene uccisa dal marito c’è una lunga storia di maltrattamenti, troppo a lungo sopportati dalla donna e troppo a lungo tollerati dai parenti. Mariti ubriachi o maneschi sono i protagonisti nefasti delle violenze famigliari.

Negli ultimi tempi c’è un altro motivo scatenante: è la rabbia per l’abbandono a scatenare l’ira di certi uomini.

La cronaca degli ultimi mesi è zeppa di storie terribili: Jennifer, Patrizia, Ermira, Luciana, Lucia, Chiara, Monica, sono solo alcuni dei nomi di donne uccise quest’anno per gelosia, per rabbia, per egoismo dai loro mariti o amanti.

 

 

 

In Italia, il sostegno alle donne in difficoltà, a causa di violenze e maltrattamenti in famiglia, è delegato dalle istituzioni alla libera iniziativa di solidarietà, quasi che il problema fosse d’ordine privato e non sociale.

Sono, infatti, circa 90 le case delle donne in tutto il Paese e non tutte dispongono di alloggi.

Un pensiero diffuso, residuo d’antiche mentalità, tende – anche inconsciamente – a considerare la donna un po’ responsabile dei maltrattamenti che riceve, colpevole e non vittima.

Questo retaggio è responsabile di tutte quelle violenze di cui non si parla, tollerate, per non dire accettate, come fossero una giusta punizione.

La medicina è la solidarietà, senza se e senza ma, di chi può, di chi deve, di chi ne capisce l’importanza.

 

Per quanto riguarda la rabbia omicida di chi non vuole essere lasciato, è bene evitarla non concedendo un ultimo appuntamento, se si è sicure di non volerne più sapere; è consigliabile scomparire per un po’, almeno per far raffreddare le acque.

 

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