Il gladiolo fulminato - 1930
Conoscere Filippo De
Pisis attraverso i suoi dipinti è un gioco che lascia
a bocca asciutta perché, io credo, le sue tele non rendono la complessità del
personaggio.
Nature morte e ritratti
sono i motivi ricorrenti nelle sue opere, dipinti indubbiamente belli, ma
spesso ripetitivi. Solo il periodo francese riesce a dare un tocco innovativo
alla pittura di De Pisis, come con “Strada di Parigi” del 1938 dove dipinge una
via di Parigi stilizzandone i palazzi ed esaltandone l’affollamento.
Le nature morte di De
Pisis sono interpretate dai critici come volontà del pittore di rappresentare
la fugacità della vita, come in “Una rosa stà buttando” del 1938 o come ne “Il
gladiolo fulminato” del 1930.
I ritratti sono curati
e, soprattutto, amava disegnare figure maschili nella loro nudità.
Filippo De Pisis nasce
a Ferrara nel 1896, si laurea con una tesi sull’arte antica ferrarese e si
diletta con la poesia e la letteratura.
L’incontro con De
Chirico, Savinio e Carrà fu importante per la sua formazione, ma fu durante gli
anni romani che De Pisis prese la decisione di intraprendere la carriera di
pittore, affiancandola a quella di letterato.
Dopo Roma, si stabilì
alcuni anni a Parigi per poi tornare in Italia e vivere alcuni anni a Venezia
(dal 1943 al 1948). A Venezia possedeva la gondola più riccamente decorata e
ciò dimostra come egli fosse artista ben pagato.
L’inquietudine
serpeggia nell’ultimo periodo della sua vita che lo vede girovagare alla
ricerca di nuove emozioni. Muore nel 1956.
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