Dalla ricerca di un
nuovo linguaggio pittorico che esprima una realtà più completa e sfaccettata
nasce la corrente del
Cubismo.
Siamo agli inizi
degli anni Novanta quando Pablo Picasso
e Georges Braque sperimentano una
nuova tecnica espressiva non più asservita alle leggi della prospettiva unica e
centrale ma aperta alla resa simultanea da differenti punti di vista.
Le forme vengono
scomposte e frammentate, le figure vengono osservate da più angolature e quindi
rappresentate nella loro sintesi d’insieme.
Il risultato è una
raffigurazione spigolosa e scomposta, geometrica.
Questa nuova
corrente è rivoluzionaria perché cerca e rappresenta le diverse anime di un
paesaggio o di un ritratto; non dipinge solo ciò che vede come facevano gli Impressionisti
ma anche ciò che conosce dello spazio e delle figure, dipinge le diverse facce
di una stessa medaglia ricombinandole poi insieme.
Il risultato a volte
è un’astrazione nella quale è difficile riconoscere la figura reale,
un’astrazione – tuttavia – non voluta dai pittori del Cubismo il cui intento
era quello di penetrare la realtà nel profondo, indagarla nei suoi aspetti
più reconditi per offrire quante più informazioni su di essa.
Gli artisti del Cubismo
vogliono – come scrivono Metzinger e Gleizes in “Du Cubisme”, testo teorico
pubblicato nel 1912 – “girare intorno all’oggetto per darne, sotto il controllo
dell’intelligenza, una rappresentazione concreta di più aspetti successivi”.
Pablo
Picasso e Georges Braque dipingono insieme e portano
avanti insieme questa loro
sperimentazione pittorica, a partire dall’estate del 1907 e
per almeno sette anni.
Ci sono molte
affinità tra i due ed è spesso difficile riconoscere le due diverse mani;
tuttavia, Braque appare più attento ai valori formali, fondati su un’armonica e
ritmica composizione mentre Picasso è più attento all’analisi del singolo
motivo, è più passionale e drammatico.
C’è sempre un inizio
a tutto, c’è sempre un qualcosa che dà il via, anche il Cubismo ha il suo primo
dipinto: è “Demoiselles d’Avignon” di Picasso, datato 1907. E’ il primo
dipinto che cambia i connotati all’arte pittorica dell’epoca ed è custodito al
Museum of Modern Art di New York.
La rivoluzione
cubista coinvolse una decina di artisti francesi, spagnoli, tedeschi, italiani
e messicani, come André Derain, Fernand Léger, Diego Rivera, Jean Metzinger,
Albert Gleizes, il nostro Ardengo Soffici, Jacques Villon ed il mio preferito Juan Gris (composto ed efficace).
Nello sviluppo della
pittura del Cubismo, gli artisti avvertono il bisogno di sfuggire al pericolo
dell’astrazione e dell’ermetismo cosicché cercano di introdurre nel loro gioco
pittorico “pezzi di realtà” come tele cerate, carte da parati che imitano la
venatura legno, ritagli di giornale o di tappezzeria, dando l’avvio a quella
tecnica del collage che loro chiameranno
“papier
collé”.
Essi così
introducono una tecnica che verrà – poi – ripresa da dadaisti e surrealisti e che
porterà alla nascita dei quadri-oggetto.
Alcuni apprezzati
dipinti di quel periodo sono: di Picasso: “Chitarra” del 1912-13 (forma ovale
non cubica), “Uomo con cappello” del 1909-1910 (ritratto di Braque); di Braque:
“Il portoghese” del 1911-12, “Mandolino” del 1914; di Juan Gris: “Case a Parigi
– Place Ravignon” del 1911, “Bottiglia e brocca” del 1911, “Tabacco, giornale e
bottiglia di vino rosè” del 1914 (grande
risalto di luci ed ombre); di Jacques Villon:
“Soldati in marcia” del 1913; di Diego Rivera: “Ritratto di Ramòn Gòmez de
Juan
Gris: “Tabacco, giornale e bottiglia di vino rosè” del 1914
A Ferrara,
Palazzo dei Diamanti, dal 3 ottobre 2004 al 9 gennaio 2005, sono esposte
una novantina d’opere che ricostruiscono la storia del movimento che ha aperto
le porte all’arte moderna. Il titolo dato alla manifestazione è “Il cubismo.
Rivoluzione e tradizione”: info 0532.209988 sito internet: www.palazzodiamanti.it)
Fernand
Léger: “Elementi meccanici” (1920)
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