arte: IL CUBISMO

 

 

 

 Pablo Picasso: Chitarra (1912-13)

 

Dalla ricerca di un nuovo linguaggio pittorico che esprima una realtà più completa e sfaccettata nasce la corrente del Cubismo.

 

Siamo agli inizi degli anni Novanta quando Pablo Picasso e Georges Braque sperimentano una nuova tecnica espressiva non più asservita alle leggi della prospettiva unica e centrale ma aperta alla resa simultanea da differenti punti di vista.

Le forme vengono scomposte e frammentate, le figure vengono osservate da più angolature e quindi rappresentate nella loro sintesi d’insieme.

Il risultato è una raffigurazione spigolosa e scomposta, geometrica.

 

Questa nuova corrente è rivoluzionaria perché cerca e rappresenta le diverse anime di un paesaggio o di un ritratto; non dipinge solo ciò che vede come facevano gli Impressionisti ma anche ciò che conosce dello spazio e delle figure, dipinge le diverse facce di una stessa medaglia ricombinandole poi insieme.

 

Il risultato a volte è un’astrazione nella quale è difficile riconoscere la figura reale, un’astrazione – tuttavia – non voluta dai pittori del Cubismo il cui intento era quello di penetrare la realtà nel profondo, indagarla nei suoi aspetti più reconditi per offrire quante più informazioni su di essa.

Gli artisti del Cubismo vogliono – come scrivono Metzinger e Gleizes in “Du Cubisme”, testo teorico pubblicato nel 1912 – “girare intorno all’oggetto per darne, sotto il controllo dell’intelligenza, una rappresentazione concreta di più aspetti successivi”.

 

Pablo Picasso e Georges Braque dipingono insieme e portano avanti insieme questa loro  sperimentazione pittorica, a partire dall’estate del 1907 e per almeno sette anni.

Ci sono molte affinità tra i due ed è spesso difficile riconoscere le due diverse mani; tuttavia, Braque appare più attento ai valori formali, fondati su un’armonica e ritmica composizione mentre Picasso è più attento all’analisi del singolo motivo, è più passionale e drammatico.

 

C’è sempre un inizio a tutto, c’è sempre un qualcosa che dà il via, anche il Cubismo ha il suo primo dipinto: è “Demoiselles d’Avignon” di Picasso, datato 1907. E’ il primo dipinto che cambia i connotati all’arte pittorica dell’epoca ed è custodito al Museum of Modern Art di New York.

 

La rivoluzione cubista coinvolse una decina di artisti francesi, spagnoli, tedeschi, italiani e messicani, come André Derain, Fernand Léger, Diego Rivera, Jean Metzinger, Albert Gleizes, il nostro Ardengo Soffici, Jacques Villon ed il mio preferito Juan Gris (composto ed efficace).

 

Nello sviluppo della pittura del Cubismo, gli artisti avvertono il bisogno di sfuggire al pericolo dell’astrazione e dell’ermetismo cosicché cercano di introdurre nel loro gioco pittorico “pezzi di realtà” come tele cerate, carte da parati che imitano la venatura legno, ritagli di giornale o di tappezzeria, dando l’avvio a quella tecnica del collage che loro chiameranno “papier collé”.

Essi così introducono una tecnica che verrà – poi – ripresa da dadaisti e surrealisti e che porterà alla nascita dei quadri-oggetto.

 

Alcuni apprezzati dipinti di quel periodo sono: di Picasso: “Chitarra” del 1912-13 (forma ovale non cubica), “Uomo con cappello” del 1909-1910 (ritratto di Braque); di Braque: “Il portoghese” del 1911-12, “Mandolino” del 1914; di Juan Gris: “Case a Parigi – Place Ravignon” del 1911, “Bottiglia e brocca” del 1911, “Tabacco, giornale e bottiglia di vino rosè” del 1914 (grande risalto di luci ed ombre); di Jacques Villon: “Soldati in marcia” del 1913; di Diego Rivera: “Ritratto di Ramòn Gòmez de la Serna” del 1915; di Fernand Léger: “Elementi meccanici” del 1920.

 

Juan Gris: “Tabacco, giornale e bottiglia di vino rosè” del 1914

 

A Ferrara, Palazzo dei Diamanti, dal 3 ottobre 2004 al 9 gennaio 2005, sono esposte una novantina d’opere che ricostruiscono la storia del movimento che ha aperto le porte all’arte moderna. Il titolo dato alla manifestazione è “Il cubismo. Rivoluzione e tradizione”: info 0532.209988 sito internet: www.palazzodiamanti.it)

 

Fernand Léger: “Elementi meccanici” (1920)

 

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