INTELLIGENZA E CORAGGIO |
Ho somministrato la pillola del mese scorso (quella su strategia e tattica) ad un collega di lavoro il quale con un sms ha commentato così: “cosa ne pensi se dico che prima della strategia e della tattica serve il coraggio di provarci sempre!?”. Gli ho risposto così: “il coraggio deve essere ben riposto, altrimenti è spreco.” Indubbiamente il coraggio è uno strumento importantissimo per ottenere dei risultati, se uno non ci prova non potrà mai dire di esserci riuscito; la paura di non riuscire rappresenta – poi - un freno ai nostri desideri ed al raggiungimento degli obiettivi che ci prefiggiamo. Il coraggio muove energie e risorse, altrimenti sopite o ingabbiate. Il coraggio presuppone fiducia nei propri mezzi e consapevolezza delle proprie capacità, ma il coraggio è la “spinta” a percorrere una strada che, essendo a volte piena di incroci, di sensi unici, di deviazioni, di svolte a destra e a sinistra, è meglio percorrerla con una cartina stradale. Se – inoltre - prima di partire, studiamo il percorso e valutiamo che non è il caso di farlo ora, perché ci sono lavori in corso o perché le giornate sono corte o perché abbiamo altri impegni più profittuosi, beh – allora - abbiamo valutato che il coraggio di partire comporta uno spreco di energie, di tempo e di risorse che possono essere meglio impiegate. Facendo così non abbiamo perso un’occasione, l’abbiamo semplicemente rimandata oppure aggiornata con nuovi elementi di valutazione. Indubbiamente per raggiungere obiettivi è necessario rischiare, ma sono le motivazioni e la volontà, prima del coraggio, a farcelo capire. Vedo il coraggio come un elemento indistinto, istintuale, arcaico che, in libera uscita - cioè senza la mediazione del cervello -, può sprecare preziose energie. Quel “sempre” che segue il provarci del mio collega, è allora – probabilmente – suo motivo d’orgoglio per il fatto di non sentirsi impavido, ma il “provarci sempre” non è altrettanto saggio. Cosa ne pensi? Scrivi a: |