LA SCIENZA ED IL .....CERVELLETTO

Ottobre 2003

La scienza è solo uno strumento di conoscenza, non è verità assoluta, ciò che la scienza rivendica o enfatizza oggi potrebbe essere modificato o integrato domani!

Detto questo, io credo fermamente nella scienza e nelle capacità dell’essere umano di migliorare la propria vita e le conoscenze del vivere attraverso gli studi e la ricerca scientifica, senza – però - prendere per "oro colato" ciò che passa sotto il nome di "scienza" e, soprattutto, vivendolo come una conoscenza transitoria.

D’esempi di scienza "dinamica" ne abbiamo parecchi ed uno è sotto ai miei occhi in questo momento: la funzione del cervelletto.

Il cervelletto è quella struttura che si trova alla base del cervello, dietro la nuca; esso ha una serie di complessi circuiti neuronali, distribuiti in maniera frammentata - a differenza del cervello che li ha distribuiti in maniera lineare e logica -, che sono rimasti praticamente identici nel corso di milioni d’anni d’evoluzione dei vertebrari.

La scienza accademica aveva deciso, già dal 1850, che il cervelletto era una struttura di tipo motorio.

Recenti studi mettono, ora, in discussione l’idea tradizionale che esso si limiterebbe a controllare i movimenti, essendo attivo durante una grande varietà di compiti.

Si ritiene – oggi – che il cervelletto abbia una funzione di coordinamento sensoriale, di filtro e incanalamento delle informazioni provenienti dai sensi.

Chi ha subito un danno cerebellare presenta deficit sensoriali, d’equilibrio, coordinazione e linguaggio.

L’autismo, dopo queste ultime scoperte, si potrebbe pensare sia causato da un deficit cerebellare; l’autismo è, infatti, quel disturbo di comunicazione che porta la persona malata a non rispondere, a non essere reattivo agli stimoli sensoriali.

Le moderne teorie ipotizzano che il cervelletto abbia una funzione di supporto alle attività del cervello, della corteccia cerebrale, cioè abbia una funzione d’aiuto, d’alleggerimento del carico funzionale del cervello.

Questa teoria è avvalorata dal fatto che è possibile vivere anche quando il cervelletto viene rimosso, perché, dopo un periodo di difficoltà nel coordinamento, aree cerebrali diverse sono in grado di assumersi le funzioni proprie del cervelletto, soprattutto nei soggetti giovani. Certo, rimane qualche deficit ma, complessivamente, le attività neurologiche procedono senza rischi vitali.

L’autismo e le altre malattie con deficit cerebellare, allora, possono migliorare nel tempo!?!

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