GLI AZTECHI: una civiltà senza via di mezzo

 

 

Gli Aztechi vissero tra il 1325 ed il 1521 nel Messico centrale.

Essi costruirono la loro civiltà raccogliendo le esperienze di coloro che li precedettero: i Toltechi - che considerarono i loro padri - ma anche gli Olmechi ed i Maya.

Gli Aztechi erano un popolo guerriero che adorava gli dei e concepiva l’universo diviso in tre livelli, la parte della terra abitata dagli uomini, la parte del cielo e l’inframondo – a loro volta suddivisi in strati – abitati da divinità.

Gli alti templi che furono costruiti dovevano mettere i terreni in comunicazione con gli dei e, per ingraziarseli, venivano fatte offerte votive; allo scopo, ogni paramide aveva l’altare del sacrificio.

Gli Aztechi non conoscevano la ruota, gli animali da tiro e da macello, essi offrivano alle divinità vittime umane alle quali strappavano il cuore per offrirlo agli dei.

Ai riti venivano assegnati poteri di previsione ma servivano, anche e soprattutto, per ottenere favori e benefici dagli dei. Tutta la loro vita ruotava intorno ai rituali ed alla simbologia divina.

Il loro grande affidamento negli aspetti ultraterreni costò loro la vita; infatti, essi avevano previsto il ritorno del dio Quetzalcoatl e così accolsero gioiosamente gli spagnoli, scambiando Hernàn Cortés per il loro dio. L’equivoco costò loro perdite di vite umane, saccheggi e distruzioni.

Lo smacco fu ancora più grande a causa dell’alleanza delle tribù, che gli Aztechi avevano soggiogato, con i conquistatori spagnoli.

L’economia azteca viveva dei tributi pretesi dalle tribù dominate che, all’arrivo degli spagnoli, fuorono ansiose di potersi liberare dei tanti balzelli oltre che delle violenze rituali (vittime per i sacrifici) e della pressione militare.

Il popolo azteco fu decimato anche a causa di malattie come il vaiolo importate dagli spagnoli.

Come tutte le civiltà precolombiane, anche quell’azteca aveva una forte simbologia presa a prestito dalla natura: cactus, aquila e serpente; ancora oggi essi sono simboli apposti sulla bandiera messicana a ricordo delle antiche radici.

La mostra romana espone ben 350 opere, tante considerando che tanto fu distrutto durante la guerra di conquista spagnola.

Sono esposti reperti archeologici, provenienti in gran parte dal Museo Antropologico di Città del Messico, che rappresentano e raccontano per temi il mondo e la cultura degli Aztechi fino alla conquista di Cortés.

Ci sono i coltelli d’ossidana usati per estrarre il cuore dalle vittime sacrificali, la grande statua di Chac Mool che regge la coppa dove si deponevano i cuori, quella più piccola di Czite – Dio dell’oscurità col torace aperto – e l’altrettanto minaccioso Uomo Aquila.

Molti reperti appartengono al più grande centro sacro azteco che si ergeva a Tenochtitlan (la capitale azteca costruita sull’acqua e dalle cui ceneri fu costruita l’attuale Città del Messico): il Templo Mayor che costituisce il punto centrale della rassegna ed è ricostruito in un plastico.

Il cuore andava offerto agli dei ma la carne non veniva buttata: diventava cibo, le uniche proteine animali presenti nell’alimentazioni degli Aztechi!

Se queste testimonianze ci parlano del lato più inquietante della civiltà azteca, le maschere di turchesi, le numerose rappresentazioni d’animali e di piante, i gioielli, alludono ad una vita quotidiana fatta di gesti gentili e di pazienti lavori artistici.

Una civiltà tra il mistico ed il concreto, tra l’inquietante ed il bello, tra lo spietato ed il delicato, tra il nero ed il bianco….una civiltà senza via di mezzo!!!!

Il Tesoro degli Aztechi

Roma – Palazzo Ruspoli

Dal 20 marzo 2004 al 18 luglio 2004

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