Gennaio 2006
L’ansia
da prestazione è quell’agitazione che ci prende, quando dobbiamo affrontare una
prova.
Un’agitazione
che serve a concentrare le risorse fisiche e mentali per meglio affrontare la
situazione, quindi è estremamente naturale.
Un’agitazione
che può, tuttavia, diventare un problema quando è eccessiva, al punto da
disturbare pesantemente la nostra attenzione.
Ciò
succede per diverse ragioni legate, principalmente, a:
-
approccio esagerato verso il risultato (perfezionismo),
-
timore d’essere mal giudicati (diffidenza),
-
paura di sbagliare (scarsa autostima).
L’interazione
sociale è alla base dell’ansia da prestazione, cioè se vivessimo su un’isola
deserta non avremmo certo questo tipo di problema!
All’origine
dei comportamenti ansiosi eccessivi ci sono – spesso – delusioni od errori
riconducibili alla giovane età e non “digeriti” completamente; errare è umano e
da un errore si può trarre insegnamento e profitto, ma – a volte – non è così
semplice, soprattutto per un bambino e, soprattutto, quando rimane solo di
fronte ai suoi naturali ed umani insuccessi.
L’adulto
manterrà – così - meccanismi di paura ansiosa che si attiveranno ogni qual
volta si troverà di fronte alle sembianze di una situazione potenzialmente
minacciosa per la propria immagine sociale. Esso temerà le conseguenze presunte
di un presunto insuccesso, anticipandone – così - gli esiti negativi.
Ci
sono – però - strategie per interrompere il circuito dell’ansia da prestazione.
Innanzi
tutto, occorre che insegni alla tua mente a ricordare i risultati positivi
delle prove che ha vissuto; devi insistere con la sua mente affinché essa
guardi gli esiti positivi e non quelli negativi.
Se
vuole guardare anche quelli negativi, deve ricordargli che essi sono serviti a
raggiungere quelli positivi, per l’insegnamento profuso.
Altre
strategie hanno bisogno del supporto di terapisti perché vanno guidate da professionisti.
La
tecnica della desensibilizzazione, ad esempio, prevede la ripetuta
rivisitazione, attraverso l’immaginazione, dell’insuccesso; essa parte dal
presupposto che, chi si trova regolarmente in situazioni che incutono paura, alla
fine vi si abitua.
La
tecnica della traumaterapia cerca, invece, di azzerare la pressione emotiva, legata
all’immaginare la situazione ansiogena, utilizzando fonti luminose o campi
visivi.
Il
cervello umano ha ancora molto da fare sulla strada dell’evoluzione per arrivare
alla perfezione!
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