L'ABITO FA IL MONACO?

 

 

L’abito fa il monaco?

Negli anni ’68 e ’70 i ragazzi vestivano eskimo e gonne a fiori e tenevano i capelli lunghi perché volevano esprimere la loro ribellione ad usi e costumi opprimenti e non libertari. Chi si vestiva così era un ribelle o anarchico o comunista.

La moda seppe, poi, approriarsi di quel modo di vestire, oggi diremmo "globalizzandolo", che chiamò stile "casual", elimandone gli aspetti politico-sociali.

Le tute bianche sono state il segno visivo degli antiglobalizzatori del G8. La loro scelta cromatica doveva richiamare l’attenzione sul bisogno di "pulizia" e di tutela dell’ambiente.

I black bloc, i ragazzi vestiti di nero dalla testa ai piedi, appunto "blocchi neri", sono stati il segno visivo di "combattenti" militarizzati, disposti a tutto, "neri come la morte".

Le divise, in genere, esprimono un ruolo od un compito, uno status symbol o un’appartenenza.

C’è la divisa dei difensori dell’ordine pubblico, c’è la divisa del soldato, c’è la divisa del carabiniere e del vigile urbano, c’è la divisa del finanziere e quella del prete, ma c’è anche la divisa dell’uomo d’affari – il doppio petto -, la divisa sociale del teen ager griffato e quella dello scolaro che si sente inadeguato se non ha lo zainetto Invicta o il telefonino.

Insomma, la moda – negli ultimi esempi citati – contribuisce a costruire e ad aggiornare continuamente, con la sua "arte" comunicativa, le divise sociali.

Quando abiti o accessori vengono usati non perché piacciono bensì per non sentirsi diversi, allora parlo di divise sociali.

La divisa dà senso di appartenenza e fa sentire più sicuri e meno soli ma ………….

mi piacerebbe sapere cosa c’è oltre la superficie e l’apparenza, dietro gli slogan – spesso prepararati da altri - cosa c’è?

Personalizzare è meglio, è più creativo, è più soddisfacente, ci fa sentire più liberi, ecc., ecc.,

Crescendo – forse – s’impara!

Ah, dimeticavo, l’estetizzazione nella vita politica; secondo lo scrittore Walter Benjamin nel suo saggio "L’opera d’arte nell’epoca della sua riproducibilità tecnica" scritto nel 1936, il fascismo tende ad un’estetizzazione della vita politica, dal momento che ha la necessità di offrire un’espressione, anche e soprattutto visiva, estetica, segnica, comportamentale senza intaccare i rapporti di proprietà; l’estetizzazione fascista della politica è la sua tendenza verso la guerra.

Cosa significa? Significa che la libertà è un grande valore e che gli stereotipi – riti, usi o costumi più o meno imposti – possono solo portare guai!!!!

Commenti?

Scrivi a:

Malaguti.cinzia@iol.it

 

HOME PAGE