Inseparabile dell’Abissinia - Inseparabile dalle ali nere

Testo di Gex Corrado

Fotografie di Gex Corrado

 

ORIGINI:

L’Agopornis taranta è originario dell’Etiopia e vive nelle zone montuose dell’Abissinia dove lo si può trovare fino ai 3.000 metri d'altitudine anche se scende spesso a quote più basse dove c’è abbondanza di fichi.
Awash National Park - Etiopia Maschio di Taranta in libertà

DESCRIZIONE:

E' il più grande degli Inseparabili e misura sino a 18 cm. Il maschio ha la fronte e il contorno degli occhi rosso vivo; il resto del corpo è verde; il sotto ala è nero; all’estremità della coda si trova una macchia nera; il becco è rosso, le zampe grigie e gli occhi neri. La femmina non presenta la fronte rossa e il suo piumaggio è interamente verde, incluso il sotto ala. I giovani hanno il becco giallo e il loro piumaggio è molto simile a quello della femmina; si può pero distinguerne il sesso analizzando il sotto ala che nei maschi è nera.

© foto marco cotti - ottobre 2005

E’ un peccato che non sia molto diffuso presso gli allevatori, perché, in buone condizioni fisiche questo pappagallo è magnifico, sia per il portamento, sia per la docilità e non è chiassoso. E’ un uccello che deve essere maggiormente allevato per poter creare dei ceppi tipici e più stabili.

ALLEVAMENTO IN CATTIVITA'

Correva l’anno 1996 e dopo aver fatto una certa esperienza con altri inseparabili, decido di allevare il Taranta, un pappagallo di difficile reperibilità presso gli allevatori ed i commercianti. Nel mese di settembre dell’anno 1996, mi telefona un commerciante che mi avvisa di essere in possesso di una coppia svizzera che dopo poche ore si trovava già nel mio allevamento. Da quel giorno è iniziata la mia affascinante avventura con i taranta che dopo aver ceduto tutti gli altri inseparabili sono diventati oggi la specie di pappagalli da me allevata. Attualmente posseggo 7 coppie che mi hanno regalato 23 giovani di cui 10 femmine e 13 maschi. Una delle maggiori difficoltà che ho riscontrato, è stata quella di trovare sul mercato dei soggetti appena sufficienti, per poter disporre di un discreto numero di coppie da allevare in purezza.

AMBIENTE

Il mio allevamento è composto da due vani. Uno adibito alla riproduzione di dimensioni 7,00 x 5,00 dotato di ampie vetrate su due lati ben arieggiato e soleggiato. Le gabbie sono disposte su scaffalature di ferro e misurano 1,20 x 0,50 x 0,50 disposte frontalmente, due a due, sul lato più lungo in modo da creare blocchi di gabbie da otto elementi per un totale di 16 gabbie da cova e dieci piccole voliere per i novelli. La stanza dispone di un impianto d'aspirazione e di depurazione dell’aria e di un apparecchio alba tramonto. Il secondo vano che misura 3,00 x 2,50 è adibito ad infermeria/quarantena e magazzino granaglie.

SCELTA DEI RIPRODUTTORI

La scelta degli uccelli dovrebbe avvenire in un allevamento, che abbia già eliminato al suo interno i difetti più comuni di questa specie, in modo di avere dei buoni riproduttori. Se questo non è possibile, bisogna fare di necessità virtù pertanto ecco alcuni consigli pratici:

1) Non mettere in riproduzione i maschi che spiumano i piccoli e le femmine che non allevano adeguatamente la covata.

2) Scegliere dei soggetti giovani che abbiano, già superato gli otto mesi di vita.

3) Le coppie devono essere tranquille e ben acclimatate e devono convivere almeno un anno, prima di riprodursi.

4) Non fare riprodurre il Taranta prima dei due anni e mai più di una volta nello stesso anno.

 

5) Ogni coppia deve essere alloggiata da sola, ma deve poter interagire con le altre coppie.

RIPRODUZIONE

Verso i primi giorni del mese d’ottobre, comincio a predisporre i nidi nelle gabbie e già dopo alcuni giorni, i maschi, cominciano la loro parata nuziale con girotondi sul posatoio ed emissione di grida acute, mentre le femmine cominciano a visitare in maniera sempre più frequente il nido.

Dopo circa 30-40 giorni solitamente depongono il primo uovo e a date alterne gli altri, fino ad un massimo di cinque; la femmina comincia a covare dopo la deposizione del secondo uovo. La cova è condotta dalla sola femmina e può durare dai 23 ai 25 giorni e dipende della temperatura e dall’umidità dell’ambiente

 

I pullus nascono già ricoperti da piumino ed il loro sviluppo è molto lento. Aprono gli occhi dopo circa tredici giorni, vanno anellati entro il nono decimo giorno ed abbandonano il nido dopo circa sette settimane dalla nascita.

 

Dopo l’uscita dal nido dell’ultimo nato, rimuovo immediatamente il nido e lascio ancora i giovani per circa trenta giorni con i genitori. I giovani maschi cominciano già a far intravedere qualche piumetta rossa, intorno al quarto mese, anche se dovremo aspettare altre sedici settimane perché assumano i colori tipici dell’adulto. Dopo l’ottavo mese di vita bado a separare i maschi dalle femmine per evitare litigi, anche se non ho mai notato particolare aggressività tra i giovani. Reputo fondamentale nello svezzamento dei giovani la funzione dell’Allevatore, che deve, oltre a curare in maniera particolare l’alimentazione, saper interagire con ogni singolo soggetto, in modo da avere in futuro dei buoni riproduttori; il classico pinolo è un ottimo sistema. Voglio ricordarlo ancora una volta che, solo con soggetti perfettamente domestici, si potranno ottenere buoni risultati riproduttivi. In questo delicato periodo, oltre alla normale alimentazione, lascio a disposizione sempre, il pastoncino integrato al 10% x Kg. con lievito di birra per sopperire al maggiore fabbisogno di vitamina B di questi inseparabili, soprattutto nei periodi più delicati della loro vita, quali, muta e crescita.

IL NIDO E DINTORNI

Dopo varie sperimentazioni, ho preferito un nido a doppia camera dalle dimensioni di cm. 25 x 25 x 18 di profondità, con foro d’ingresso da 5 cm. posto a tre cm. dal soffitto. La prima camera, leggermente più piccola rispetto alla seconda, che io chiamo di “decompressione”, è molto utile perché rallenta e protegge tutte le attività che si svolgono nella seconda. Imbottisco la seconda camera, per un'altezza di circa 10 cm, con materiale misto; sisal, cotone, ecc. (confezioni già preparate, che si trovano presso i rivenditori d'animali). La femmina comincerà a lavorare il materiale portandone una buona quantità fuori dal nido da dove io provvedo ad eliminarlo. Quando cesserà quest'operazione é pronta alla deposizione delle uova. Un altro segno di deposizione imminente, è la presenza nel nido di piume, che la femmina si strappa dal petto.

ALIMENTAZIONE

Avendo a disposizione un’unica specie, ho posto tante mangiatoie, quanti sono i diversi tipi di semi.

Dopo un mese di sperimentazione, su quattro coppie, ho formulato il seguente miscuglio:

1) Miglio Rosso 10%

2) Niger 5%

3) Miglio Bianco 10%

4) Miglio Giallo 5%

45) Miglio Giapponese 5%

6) Avena decorticata 10%

7) Frumento 10%

8) Grano Saraceno 10%

9) Cartamo 10%

10) Canapa 10%

10) Perilla 10%

12) Lino 5%

Durante i mesi invernali e nel periodo riproduttivo, aggiungo, due volte la settimana dei semi di Girasole.

Oltre al normale miscuglio di semi, aggiungo; tre volte la settimana uno spicchio di mela, quattro volte dei fichi secchi e due volte dei semi germinati.

Somministro ai miei Taranta solo pastoncino secco con frequenza di due volte la settimana nel periodo di riposo e tutti i giorni durante il periodo di riproduzione, integrato, con farina di soia, caseina e germe di grano, sino a portare il suo valore proteico ad una percentuale del 35 - 40%.

OSSERVAZIONI

Nell’anno in corso ho somministrato tutti i giorni ad una coppia che stava allevando, ½ grammo di Nekton K nei beverini.

Mancavano pochi giorni alla loro uscita dal nido quando una mattina notai con grande stupore che la femmina aveva ucciso nel nido il maschio e quattro novelli.

Successivamente la accoppiai con un altro maschio e mi allevò senza problemi tre giovani. Un amico allevatore che l’anno scorso mi acquistò una coppia, la tenne provvisoriamente in una piccola voliera all’aperto. I Taranta riprodussero tranquillamente in pieno inverno ed allevarono tre piccoli che poi si dimostrarono tre femmine.

Voglio ringraziare il Sign. Vignolo Roberto per i suoi preziosi consigli e per la disponibilità dimostratami.

Mi auguro, inoltre, di aver stimolato i tanti allevatori di pappagalli a cimentarsi anche nell’allevamento del Taranta.

 

© Corrado Gex - Ottobre 2005 - AIAP tutti i diritti riservati