|
|
IL CALOPSITTE UN CACATUA IN MINIATURA
CLASSIFICAZIONE E NOMENCLATURA
Il Calopsitte (Nymphicus hollandicus) attualmente è classificato nella Sottofamiglia Nymphicinae, compresa nella Famiglia dei Cacatuidae per una serie di caratteristiche comuni con i Cacatua propriamente detti, tra cui:
Il nome scientifico corrente, dato da Kerr nel 1792, vuole indicare con Nymphicus il fatto che preferisce la vicinanza dei corsi dacqua, come le mitologiche Ninfe, e con hollandicus la sua terra dorigine, cioè lAustralia, anticamente chiamata Nuova Olanda. Non vengono riconosciute sottospecie. Il nome italiano Calopsitte (o Calopsitta) deriva dai termini greci "kalos", che significa bello, e "psittakos", che significa pappagallo; in altre parole: bel pappagallo. Altri termini con cui lho visto indicato sono: ninfico, cacatua delle ninfe, cacatua olandese, calopsittaco, che sarebbe bene andassero in disuso per non generare confusione. In Australia e nel mondo anglosassone è chiamato "Cockatiel".
DISTRIBUZIONE La sua diffusione in natura comprende tutta lAustralia, ad esclusione delle zone costiere. E un animale erratico con predilezione per le aree aperte semi aride ma mai troppo distanti dai corsi dacqua ed evita le foreste fitte. Si sposta in gruppi talvolta molto numerosi alla ricerca del cibo, costituito principalmente da semi di graminacee. A volte scompare da alcune zone per anni, salvo poi farsi rivedere quando, a seguito di piogge provvidenziali, sono disponibili nuove erbe e nuovi semi.
DESCRIZIONE Ha conquistato innumerevoli estimatori in tutto il mondo sia per la sua graziosa livrea, sia per il suo carattere affabile. La caratteristica che subito colpisce visivamente è il ciuffo giallo erettile sul capo, che gli conferisce un aspetto simpatico, unitamente alle due macchie auricolari arancioni. Anche la faccia è gialla mentre il resto del piumaggio è di un bel grigio piombo con una banda alare bianco candido. Ha un corpo slanciato e coda lunga ed appuntita, con una lunghezza totale che si aggira sui 30 - 32 cm. circa. La femmina si distingue per il giallo quasi assente sul capo e sul ciuffo, per il ciuffo meno lungo, le macchie auricolari più piccole e sbiadite, le timoniere laterali striate di giallo. I giovani sono uguali alle femmine, forse con ancora meno giallo e ciuffo ancor più ridotto. I sessi si possono cominciare a distinguere già a quattro, cinque mesi di età, quando ai giovani maschi comincia a comparire la mascherina gialla. In cattività ha dato origine a numerose mutazioni di colore e, per quanto mi riguarda, è uno dei pochi casi dove non preferisco solamente la forma ancestrale, ma apprezzo anche alcune mutazioni poiché rendono il Calopsitte molto suggestivo. Vediamo di seguito le principali.
Da incroci con questi tipi fondamentali, si ottengono poi una vasta serie di livree: dai perlati cannella ai lutini perlati, dai perlati pezzati ai pezzati cannella, dai perlati faccia bianca ai pezzati faccia bianca e così via. Approfondiremo gli aspetti legati alla genetica eventualmente in futuro, se di interesse.
ALLEVAMENTO Riprodotto fuori dallAustralia con successo da oltre un secolo, è facilmente reperibile in cattività e lallevatore è esonerato da ogni adempimento burocratico (denuncia delle nascite al Corpo Forestale dello Stato, registro di carico e scarico), che non è un particolare da poco. E altresì numeroso anche nel continente australiano, senza alcun rischio di rarefazione ed in realtà non so per quale dei due criteri (abbondanza in natura o abbondanza in cattività) è tra gli unici tre pappagalli, insieme al Pappagallino Ondulato ed al Parrocchetto dal Collare, non contemplati dal CITES e per i quali non esiste perciò alcun tipo di restrizione nellallevamento e nel commercio. Nonostante siano grandi volatori, come si può desumere dalla forma e ampiezza delle ali, possono vivere senza particolari disagi anche in gabbia, a patto che sia di dimensioni adeguate. Lalloggiamento in voliera è tuttavia da preferire. Possono convivere, fuori del periodo riproduttivo, con altri piccoli pappagalli australiani, come gli Ondulati, o quelli del gruppo dei Neophema e degli Psephotus, ma anche con i Parrocchetti dal Collare, ricordando che i Calopsitte sono assolutamente pacifici e possono eventualmente patire laggressività delle altre specie. Un anno allevai nella stessa voliera, per mancanza di spazio, tre coppie di Calopsitte e una di Roselle di Stanley (Platycercus icterotis), senza problemi e con buoni risultati riproduttivi per entrambe le specie. Sono animali fortemente sociali e vanno tenuti almeno in coppia. Un individuo spaiato è concepibile solo nel caso sia domestico e sia quasi sempre in contatto con lallevatore o, comunque, con qualcuno del suo "nuovo gruppo" umano. Possono vivere allaperto tutto lanno e i miei esemplari hanno dato prova di una resistenza al freddo sorprendente. Allevavo Calopsitte anche nellinverno del 1985, quando eccezionalmente per le nostre latitudini (abito a Rimini) a gennaio, per qualche giorno, si sono raggiunte delle minime di -17°C. In quel periodo sono morti alberi da frutto, in particolare gli ulivi e le condutture dellacqua si spaccavano. I miei animali erano allaperto, in una voliera protetta solo su tre lati da semplici pannelli di plastica rigida, che riparavano esclusivamente dal vento. Ogni mattina mi alzavo col timore di trovare le mie coppie morte, stecchite dal freddo, ed invece erano sempre lì, un po intirizzite magari, ma vive e vegete. Cambiavo loro lacqua tre volte al giorno, perché dopo qualche ora era completamente gelata. Oltre a sopravvivere, le mie Calopsitte non hanno neppure riportato danni a causa di quelle basse temperature, visto che alla primavera successiva si sono riprodotte normalmente. Non hanno altrettanta resistenza al freddo i nidiacei. Durante un maggio particolarmente gelido, nel 1987, con diverse giornate piovose dove le massime non superavano i 3 - 4°C, ho perso ben tredici piccoli su quattordici nati, presenti in tre nidiate contemporanee (due nidi con cinque piccoli e uno nido con quattro). Purtroppo questa maledetta ondata di freddo è arrivata nel periodo in cui i genitori cominciano a stare parecchio tempo fuori dal nido, quando ai piccoli cominciano a spuntare le penne, le quali però non sono ancora in grado di garantire unadeguata termoregolazione a temperature ambientali così basse ed anomale. Chiamai lunico pulcino sopravvissuto Rambo
ALIMENTAZIONE La dieta allo stato selvatico piuttosto monotona, fa sì che in cattività sia facile allevarli con solo misto di semi secchi. Attualmente esistono in commercio valide miscele di semi già pronte, mentre quando ho iniziato io ad allevarli me la preparavo personalmente, seguendo una composizione citata dal Dott. Matthews Vriends nella sua monografia sul Calopsitte "The Complete Cockatiel" (vedi bibliografia). Allevandone a decine per alcuni anni, mi sono reso conto che esistono delle marcate differenze alimentari individuali. Cera chi, ad esempio, mangiava anche frutta e verdura e altri che non ne toccavano affatto, come cera chi divorava il pastoncino alluovo, che fornivo durante lallevamento dei piccoli, e chi lo ignorava. Un mio individuo domestico, che tenevo in casa, non mangiava i semi di girasole! Tutti crescevano, ad ogni modo, in buona salute ed in buone condizioni di piumaggio.
RIPRODUZIONE La riproduzione non presenta particolari difficoltà ed è consigliabile anche a chi è alle prime armi in questo splendido hobby. Si tratta di uno di quei pochi casi, per quanto riguarda i pappagalli, dove si possono ottenere ottimi risultati anche con lallevamento in colonia, come ho scelto di fare. Tenevo tre coppie in una voliera di m. 1,50 x 2,80 e alta m. 2,00. La maturità sessuale è raggiunta ad un anno di età e la formazione di una coppia non pone problemi: normalmente un maschio ed una femmina si gradiscono in brevissimo tempo. Le mie coppie sono sempre state fedeli tra di loro, negli anni, senza mischiarsi e convivevano pacificamente. Lunico momento di tensione sorgeva in primavera, in particolar modo tra le femmine, quando collocavo i nidi. Ma mettendone il doppio rispetto al numero di femmine, vale a dire sei nidi per le tre femmine, come avevo letto, nel giro di una settimana ognuna si era sistemata nel nido che preferiva o che era rimasto a disposizione dopo che la più prepotente aveva scelto. Se si tengono, invece, separati per coppie in gabbioni, consiglio che le coppie possano vedersi e ascoltarsi lun laltra, creando in tal modo un ambiente più favorevole alla riproduzione. Questo perché sono animali gregari anche durante il periodo riproduttivo e in letteratura è riportato che capita, allo stato selvatico, che due coppie possano utilizzare contemporaneamente per la cova la stessa cavità di un albero, qualora scarseggino i siti idonei. Accettano qualunque tipo di nido a cassetta, orientativamente delle seguenti misure: base cm. 20x20 e altezza cm. 35 - 40, con un po di trucioli di legno sul fondo. Il periodo di riproduzione in natura non è tanto legato a fattori stagionali, quanto alla disponibilità di cibo, come accade anche per il Pappagallino Ondulato. In cattività, ovviamente, lalimentazione è sempre abbondante e linduzione alla cova la deve gestire lallevatore mettendo a disposizione, o meno, il nido. Se si allevano in un locale chiuso, con temperatura e luminosità regolabili, linizio del periodo riproduttivo è a discrezione dellallevatore, mentre se si tengono allaperto, si aspetterà come al solito larrivo della primavera. Non si devono assolutamente far riprodurre in continuazione. Secondo Chvapil non bisognerebbe lasciar fare più di due covate allanno, altrimenti la salute dei riproduttori potrebbero risentirne gravemente. Nella mia esperienza ho notato, invece, che possono effettuare senza problemi anche tre covate lanno. Delle mie tre coppie, due facevano tre covate lanno ed una coppia sempre e solo due. Sembrerebbe che sappiano regolarsi da sole. La deposizione è composta da 4 a 7 uova, deposte a giorni alterni e covano entrambi i sessi. Di solito il maschio cova di giorno e la femmina di notte, ma non è una regola ferrea. I piccoli escono dalluovo dopo una ventina di giorni, coperti da un piumino giallo e sono alimentati da entrambi i genitori. Con la mia prima coppia di lutini, alla loro prima covata, accadde che la femmina morì improvvisamente, lasciando due piccoli nel nido di circa 15 giorni. Il maschio riuscì, da solo, ad allevarli con successo. Vanno inanellati quando cominciano ad aprirsi gli occhi, dopo una settimana di vita, con anello da 5 mm. Questo è il diametro ufficiale, ma per me è troppo piccolo perché anno le zampe molto tozze. Più di una volta ho dovuto tagliarlo in animali adulti, a seguito di rigonfiamento della zampa. Preferire anelli di alluminio, più facili da tagliare, o se non si hanno velleità di concorsi espositivi, inanellarli con anello da 6 mm (Jaqueline e Gabriel Prin indicano, nel loro libro, di inanellarli con anelli da 5,5 mm. che però da noi, in Italia, la FOI non contempla). Non sono assolutamente sensibili alle visite al nido dellallevatore (al contrario di quanto riporta Woolham) e le femmine talvolta continuavano a covare, durante i controlli di routine, senza lasciarmi vedere quante uova avessero sotto. I nidiacei, quando sono un po grandini, durante le ispezioni nel nido soffiano e si dondolano in modo caratteristico, per spaventare "laggressore". Si involano a circa un mese di età. Lo svezzamento è piuttosto lungo, se paragonato ai parrocchetti australiani, e dura almeno un mese, durante il quale i novelli vengono spesso imbeccati del genitore non impegnato nella cova della successiva deposizione. Capita che anche i fratelli più grandi, talvolta, aiutino i genitori nello svezzamento e pure altri Calopsitte adulti non parenti, a sottolineare la spiccata tendenza coloniale di questa specie. Non sorgono di solito problemi di aggressività, ad esclusione delle normali scaramucce, e si possono lasciare tranquillamente i genitori insieme ai figli di tutte le covate. Nella mia voliera, a fine estate, tra le tre coppie di riproduttori ed i figli di diverse nidiate, cerano una trentina di individui che convivevano allegramente.
ADDOMESTICAMENTO
Il successo del Calopsitte è legato senza dubbio alla facilità di addomesticamento e al suo carattere simpatico una volta introdotto nellambiente domestico. Acquistai il mio primo pappagallino nel 1982, da un allevatore vicino casa. Era un maschio grigio di pochi mesi, allevato dai propri genitori e completamente svezzato. Impiegai appena qualche settimana per renderlo docile ed amichevole. Mi stava sulla spalla, ma lo tenevo fuori dalla gabbia solo in casa perché allaperto si spaventano per un nonnulla e fuggiti si smarriscono. Entrava ed usciva a piacimento dalla sua gabbietta lasciata aperta e andava dentro per dormire, cosa che faceva anche durante il giorno, e per mangiare. Dopo un paio di anni mi venne voglia di tentarne la riproduzione. Acquistai una femmina grigia e Paquito, così si chiamava, in un primo tempo ebbe un conflitto interno, non sapendo se preferire me o la femmina, ma alla fine la natura fece il suo corso. Effettuò due covate, dalle quali nacquero due piccoli ciascuna, alloggiato in una piccola voliera insieme ad una coppia di lutini che acquistai sempre lo stesso giorno dove gli presi la femmina, perché non seppi resistere alla loro bellezza. Laspetto curioso fu che, negli anni successivi, la coppia di grigi non effettuò più alcuna deposizione. Non capii se per problemi della femmina o per il fatto che laddomesticamento di Paquito centrasse in qualche modo. Allevai in tempi successivi anche dei piccoli da nido, ottenendo animali ancor più docili ed affezionati. In una foto si può vedere cosa accadeva con questi soggetti appena entravo in voliera per mettere il cibo e cambiare lacqua: mi volavano subito sulle spalle e non me li scrollavo più di dosso per tutto il tempo che stavo dentro. Questi individui rimanevano invece indifferenti, da adulti, a Calopsitte del sesso opposto e lattaccamento allallevatore era di tipo morboso. Uno in particolare, un lutino di nome Cocky, era affezionatissimo a mia mamma, in sostanza era "innamorato" di lei. Imparò a ripetere qualche parola e a fischiettare alcune musichette. Una sua specialità era far cadere qualunque oggetto dalla tavola (forchette, cucchiaini, tappi delle bottiglie ecc.). Un altro lutino, femmina, regalato ad un mio amico, imparò addirittura a non sporcare in giro per casa perché le avevano insegnato a fare i suoi bisogni appena la si metteva sul manico di un cestino di vimini, con sotto un tovagliolino di carta. Le differenze da soggetto a soggetto citate riguardo lalimentazione, si manifestano, forse in modo ancor più accentuato, per quel che concerne il carattere. Sono dunque pappagallini ad elevato sviluppo psichico e di questo bisogna tener conto quando si decide di allevarne uno domestico. Limpegno per accudirli con le dovute maniere e non farli soffrire dovrà essere pertanto ben ponderato, in particolar modo valutando la quantità di tempo che dovremo dedicare loro, che non potrà essere poca. La nota allevatrice di pappagalli Rosemary Low, in un suo recente articolo apparso sulla rivista dellAustralian Birdkeeper, dice che tenere un pappagallo domestico è impegnativo quasi come un matrimonio, perché molte specie possono vivere decine di anni, Calopsitte compreso (pare possano raggiungere i 30 anni di vita ed un mio amico ha avuto un maschio che si è riprodotto fino alletà di 16 anni), e bisogna perciò garantire che per 15 o 20 anni non ci si stancherà della loro compagnia.
BIBLIOGRAFIA CONSULTATA
|
> torna alla pagina Articoli |