C. Casale, socio Ashrae, Aicarr
Tipo di installazione
Il presente articolo si riferisce ad una situazione
reale di un'installazione effettivamente eseguita ed intende quindi riportare,
a beneficio degli installatori e di quanti siano interessati alle problematiche
legate all'impianto di climatizzazione di locali singoli, le esperienze e
le constatazioni effettuate in quella sede.
Il montaggio, eseguito da personale altamente
qualificato, viene descritto in tutte le sue fasi che offrono lo spunto per
considerazioni e consigli tecnici ed applicativi. Si è anche ritenuto,
a completamento della descrizione e della materia in generale, di aggiungere
qualche nota di carattere progettuale e di scelta, che potrà servire
di ausilio nel difficile compito di consulenza che spesso l'installatore è
chiamato a prestare specie nel caso di piccole applicazioni. Il fatto che
il caso descritto riguardi un piccolo ufficio, non lo rende dissimile dalle
più frequenti applicazioni di tipo domestico, alle quali è completamente
assimilabile.
La Fig. 1 mostra la pianta dell'ufficio da
climatizzare, di circa 13 m2, e la sua ubicazione nel complesso di un appartamento
adibito ad ufficio professionale.
I locali circostanti, come pure i piani inferiori
e superiori, non sono climatizzati e di ciò viene tenuto conto nella
scelta della capacità dell'apparecchio da installare.
Scelta e dimensionamento del modello
La scelta del modello, scartati per motivi
di spazio e rumorosità quello a finestra e per motivi di efficacia
quello portatile, è indirizzata al modello "minisplit", un apparecchio
climatizzatore a sezioni divise (split) di modesta capacità complessiva
(mini).
La sezione interna dovrà essere posizionata
nel locale da climatizzare e la scelta più opportuna in questo, come
in moltissimi casi simili, è quella del modello sospeso a parete,
detto anche "murale" o "hi wall", essenzialmente perché questo modello
non occupa spazio a pavimento, prezioso in qualsiasi tipo di ufficio o di
abitazione, e praticamente non interferisce con l'arredo (mobili, ecc.) in
quanto si può sempre trovare una superficie libera nella parte superiore
di una qualsiasi parete del locale. D'altro canto l'enorme successo che questo
modello sta da qualche anno riportando nel nostro mercato non è una
moda né una forzatura; il progettista e l'utente si sono resi facilmente
conto della sua superiorità e lo hanno accettato preferendolo ad altri
che forse presentavano maggiore compatibilità col nostro gusto estetico.
Vedremo in seguito che non è solo una questione di estetica o di spazio:
la razionalità della distribuzione dell'aria che offre questo modello
è decisamente superiore.
La sezione esterna, o motocondensante, dovrà
essere sistemata ovviamente all'esterno in posizione la più vicina
possibile alla sezione interna. Vi sono infatti limiti di distanza e di percorso
(curve e dislivelli) che bisogna rispettare e che sono essenzialmente proporzionali
alla potenzialità del compressore. Il costruttore del climatizzatore
indicherà questi limiti nella sua documentazione tecnica. Per la maggior
parte dei modelli le distanze che si incontrano nella pratica sono ampiamente
comprese entro questi limiti; per le capacità più piccole però
è consigliabile tenerli d'occhio ad evitare brutti danni causati principalmente
dal fatto che la capacità di pompaggio dell'olio da parte del compressore
è limitata. Oggi comunque i tipi di compressori utilizzati richiedono
minore lubrificazione e quindi quantitativi inferiori di olio, il che aiuta
a risolvere questo problema.
Come accennato, non è infrequente, in casi del genere, simili peraltro alle applicazioni casalinghe, che l'installatore venga chiamato a determinare anche la capacità dell'apparecchio. A tal fine diremo che, nel caso in esame, si è calcolato un carico termico totale di circa 2245 Watt, così ottenuto:
- circa 300 Watt per soffitto e pavimento
(totali 26 m2 per un fattore di disperdimento medio di 11,5 W/m2)
- circa 265 Watt per le pareti interne e non
esposte al sole, ma confinanti con locali attualmente non condizionati, m(4,15+4,15+3,20)
x altezza m2,70 = 28,48 m2 con un disperdimento medio di 9,3 W/m2
- circa 200 Watt per la parete esposta al sole
(al netto della finestra), cioè circa 6,44 m2 con un disperdimento
medio di circa 32 W/m2
- altri 200 Watt circa per la finestra (supposta
con tenda)con tenda
- 280 Watt per un affollamento massimo di 2
persone
- e 1000 Watt per illuminazione e carichi da
assorbimento elettrico vario.
Totale carico di picco circa 2245 Watt termici.
È bene a questo punto ricordare che questo carico si riferisce ad una temperature esterna di 34ºC con una temperatura interna di 26ºC, condizioni alle quali i costruttori denunciano nella documentazione tecnica la resa nominale del climatizzatore. Ora, se si vogliono raggiungere temperature interne inferiori (che però sono piuttosto sconsigliabili con un temperatura esterna di 34ºC) bisogna aumentare la capacità dell'apparecchio di circa 10÷15%. D'altro canto però, se si tiene conto che il carico è stato calcolato per 1 persona in più del normale affollamento del locale (occupato quasi sempre dal solo professionista) e che, in questo caso, è molto probabile che i locali vicini vengano anch'essi presto climatizzati, non si consiglia un'unità di capacità superiore a 2000÷2100W (cioè circa 7000÷7200 Btu/h o 2300÷2400 kcal/h), che è una grandezza esistente in quasi tutte le gamme disponibili in commercio.
La scelta di questa capacità per il climatizzatore non deve affatto essere considerata al limite inferiore, essa è giustificata dal fatto che, come abbiamo visto, i calcoli sono stati effetuati per disperdimenti di picco, cioè per le condizioni più sfavorevoli: non sempre infatti la temperatura esterna salirà a 34ºC, non sempre l'illuminazione sarà funzionante (e quando lo sarà non vi saranno certamente 34ºC esterni), non sempre l'irragiamento solare sarà a picco sulla parete. Un'altra considerazione importante riguardo alla scelta della capacità del climatizzatore, dettata dalla pratica impiantistica, è che, contrariamente a quanto può credere l'inesperto utilizzatore, gli apparecchi non debbono essere mai sovradimensionati per evitare pendolazioni troppo ampie della temperatura del locale. Queste pendolazioni sono spesso dovute al fatto che l'apparecchio, raggiunta celermente la temperatura desiderata, resti inattivo per diverso tempo consentendo variazioni di temperatura notevoli e fastidiose nel locale. È preferibile un apparecchio che funzioni continuamente per l'80% del tempo ad uno che attacca e stacca ad intervalli troppo lunghi.
Posizionamento delle sezioni
La Fig. 2, e la sezione della Fig. 3, mostrano la sistemazione adottata. Una veranda abbastanza vicina al locale da climatizzare offre un posizionamento efficace per la motocondensante che purtroppo non può essere sospesa ad una parete esterna dell'edificio sia per motivi estetici che di sicurezza e praticità. Spesso viene in aiuto un balcone, sperabilmente nello stesso locale da climatizzare o in un locale vicino. In questo caso il balcone non c'era e c'era anche da attraversare due piccoli locali adiacenti adibiti a servizi. La potenzialità del compressore di cui è dotata la motocondensante consente la distanza prevista con il climatizzatore interno: circa 6 metri di sviluppo di tubazioni con 7-8 curve. Il dislivello tra le due sezioni è nullo perché si è scelto di sistemare la motocondensante sospesa al muro esterno nella veranda. C'è però da superare un salita di circa 30 cm all'uscita delle tubazioni dal climatizzatore interno che però viene ritenuta facilmente superabile dalla potenzialità di pompaggio del compressore e quindi non si presenteranno rischi di trattenimento dell'olio nella sezione interna. In casi del genere è sempre bene consigliarsi con il costruttore dell'apparecchio per avere un parere tranquillizzante. L'eventuale intrappolamento dell'olio nella sezione interna (evaporante) per effetto sifone (cioè quando c'è una salita ed una discesa tra motocondensane e climatizzatore) porta ad una caduta di capacità di raffrescamento ed in breve alla rottura del compressore.
In questa applicazione non si ritiene di installare una pompa di calore principalrmente perché si tratta di locale usato per ufficio. La pompa di calore potrebbe essere suggeribile nelle abitazioni per far fronte alle esigenze di blando riscaldamento durante le mezze stagioni quando l'impianto di riscaldamento centralizzato non è ancora in funzione e possono verificarsi delle giornate o serate abbastanza fredde. La pompa di calore usata in sostituzione totale o parziale del riscaldamento vero e proprio (applicazione fattibilissima ma spesso trascurata) merita un discorso a parte che non è il caso di affrontare in questa sede.
Distribuzione dell'aria
In un locale normale a sviluppo rettangolare è buona norma sistemare l'apparecchio di trattamento aria su un lato minore. Questo posizionamento consente una circolazione dell'aria più normale in quanto la mandata del getto, anche alla massima velocità, sarà completata senza bruschi cambiamenti di direzione che possono creare talvolta correnti fastidiose; in altri termini, la corrente dell'aria non dovrebba mai battere contro la parete opposta con velocità ancora rilevante. Bisogna però, in caso di locali di dimensioni modeste quale quello del nostro esempio e, in genere, praticamente per tutti i locali di uffici professionali, tener presente la disposizione dell'arredo e la posizione prevalente della persona che lo occupa. La scrivania generalmente occupata è posta in posizione trasversale alla finestra, cioè parallela alla parete più lunga, pertanto, posizionare il climatizzatore accanto alla finestra, come dovrebbe essere di regola, crea il rischio che la persona alla scrivania sia investita dal getto dell'aria fredda proveniente dal climatizzatore specie quando quest'ultimo funziona nelle condizioni di media o bassa velocità dell'aria (condizioni non infrequenti); inoltre lo spazio accanto alla finestra, pur essendo forse sufficiente a contenere il climatizzatore, pone seri problemi per le operazioni di manutenzione. Si è preferito pertanto montare l'apparecchio in posizione trasversale rispetto alla parete corta e porlo accanto alla finestra perché la sua corrente fredda possa creare una validisssima cortina contro l'ingresso (irraggiamento) di calore dalla parete e finestra esposte al sole. L'aria pertanto percorrerà l'interno del locale, grazie anche ad un opportuno posizionamento delle alette direttrici, dopo essere stata blandamente riscaldata dalla parete e dalla parte calda del locale e quindi arriverà all'occupante a temperature meno "drastiche" di quanto non farebbe se avesse un percorso libero e diretto.
Si è anche accennato al fatto che la distribuzione dell'aria con un climatizzatore murale sospeso è superiore. Gli schemi della Fig. 4 sono ampiamente dimostrativi e non necessitano di ulteriori spiegazioni. L'aria fredda tende a scendere e pertanto il climatizzatore a pavimento avrà evidentemente bisogno di un getto più potente (e rumoroso) per raggiungere l'altezza desiderata nel locale; la ripresa dal basso inoltre faciliterà cortocircuitazioni cotroproducenti. Nel caso dell'hi-wall la mandata orizzontale nella zona alta del locale, unita alla ripresa che avviene nella zona sovrastante, permetterà un'efficace miscelazione complessiva. L'aspirazione dell'aria calda effettuata nella zona del suo naturale accumulo elimina ogni possibilità di corto circuiti e consente minori velocià dell'aria in mandata.
I moderni "hi-wall" sono anche dotati di un
sistema di distribuzione "swing", azionabile a comando, se desiderato, che,
tramite il continuo ondeggiare dell'aletta di mandata, crea un efficace e
piacevole movimento dell'aria nei momenti di maggior calore.
Sarebbe anche consigliabile che il locale venisse posto in leggera sovrapressione rispetto a quelli adiacenti. Ciò non è generalmente possibile con i normali climatizzatori d'ambiente, però un buon effetto si può ottenere creando un'aspirazione forzata nei servizi dell'appartamento, cosa peraltro che si fa generalmente. In tal modo, anche se è buona se non addirittura indispensabile norma tenere la porta del locale condizionato chiusa perché non vi è impianto di condizionamento centralizzato, nei non infrequenti momenti di apertura della stessa, vi sarà un leggero flusso d'aria verso l'uscita.
Scarico della condensa
Lo scarico della condensa è "croce e delizia" degli installatori. Generalmente il cliente non viene informato che è necessario provvedere a smaltire l'acqua che, per effetto della deumidificazione dell'aria, viene a formarsi nel climatizzatore. Spesso è una vera spiacevole sorpresa ed il venditore lascia volentieri all'installatore il compito di comunicarla al cliente. Non vi sono molte soluzioni possibili.
La prima è quella di convogliare la condensa verso l'esterno, quando vi è un balcone adiacente e lasciarla correre fuori. Questo sistema totalmente antiestetico trova spesso ostilità nel condominio per il fastidio che si arreca ai passanti e, in verità, anche se frequentemente adottato, non si sa fino a quanto non sia perseguibile a termini di legge.
La seconda è quella, un volta raggiunto il balcone, di raccogliere la condensa in una tanica (l'installatore abbia l'accortezza di posizionare lo scarico piuttosto alto per permettere il deflusso all'altezza dell'imbocco del recipiente), ma la conseguente azione di svuotamento non è né agevole né infrequente. Anche se il volume della tanica è buono (attenzione al peso!) si rischia di dover ripetere l'operazione più volte al giorno, specie nei climi umidi.
Se non si vuole adottare nessuna di queste
due soluzioni o esse non sono possibili perché il balcone non è
adiacente o il percorso per raggiungerlo non praticabile, occorre convogliare
la condensa ad uno scarico della rete bianca della casa: lavabo o bidè
di un servizio, lavandino o scarico per lavatrice. Nel caso preso in esame
poi, non solo non vi era nessun balcone disponibile, ma per ragioni logistiche
il percorso delle tubazioni del refrigerante doveva addirittura salire a
soffitto per poter raggiungere la posizione della motocondensante (l'acqua
purtroppo, al contrario del gas, non può salire!).
Nel caso preso in esame, il locale da climatizzare
confina con un servizio e lo scarico di un lavabo si trova nella stessa parete
del climatizzatore. Sarebbe stato però molto complicato manomettere
lo scarico all'interno della parete, anche per questioni di sifonatura, pertanto
si è optato per una congiunzione esterna, anche se lo scarico condensa
- per motivi estetici - corre in traccia fino al livello del sifone del lavabo.
Percorso delle tubazioni e loro montaggio
Il percorso delle tubazioni, se in vista o
in traccia, è sempre problematico: si tende oggi, ove appena possibile,
alla soluzione in vista con canaline di contenimento in plastica che sembrano
ormai accettate anche nelle abitazioni. Sono normalmente disponibili in commercio
canaline di diverse dimensioni e colori - le più usate risultano le
bianche, un consiglio può essere di non cercare di ridurre a tutti
i costi le dimensioni della sezione al minimo: l'esperienza dimostra che
una canalina 60x40 è altrettanto visibile di una 70x40 o 80x50 - è
bene quindi pensare essenzialmente alla praticità del passaggio delle
tubazioni ed alla finitura generale del lavoro.
Vi sono però casi in cui è praticamente
indispensabile ricorrere al percorso in traccia. Diciamo subito che né
il cliente né l'installatore stesso dispongono di un muratore che
possa eseguire il lavoro della traccia nei muri e che sia disponibile ad
eseguirlo nei tempi indispensabili per il procedere normale del lavoro: l'installatore
deve in questi casi improvvisarsi muratore oltre che idraulico ed elettricista.
Esistono ottime e velocissime frese per eseguire la traccia, frese che tagliano
contemporaneamente intonaco e forati (la maggioranza dei casi consiste di
muri divisori interni o comunque eseguiti in mattoni forati - le vecchie
pareti in mattoni pieni fanno caso a sé e vanno trattate in modo adeguato),
ma presentano purtroppo il particolare svantaggio che producono una nuvola......
di polvere veramente eccessiva. Nei montaggi in locali già abitati
(che nel caso delle applicazioni di split system possono considerarsi la
maggioranza se non la totalità) risulta praticamente impossibile servirsi
delle frese (alcuni usano applicare vicino alla testata tracciante un aspirapolvere,
ma l'operazione risulta particolarmente difficile e di dubbia efficacia).
Bisogna con pazienza eseguire le tracce con mazzuola e scalpello - la tecnica
e l'esperienza insegneranno dove e come trovare i punti del forato nei quali
è più agevole iniziare il tracciato. Sempre per evitare al
massimo di far cadere sul pavimento detriti e polveri (le operazioni di ripristino,
cioè di pulizia, sono a carico dell'installatore, forse non per legge,
ma perché tale è l'uso e l'aspettativa del cliente) la figura
mostra l'applicazione di ritagli di carta sagomati ad imbuto ed applicati
alla parete con nastro adesivo; gli imbuti servono a raccogliere ed eliminare
detriti ed avanzi di cemento e gesso durante i lavoro di chiusura e rifinitura
della traccia.
Descrizione del lavoro di installazione generale
Una volta stabilita la posizione delle due sezioni (interna ed esterna) il lavoro d'installazione prende il via dalla sezione interna del climatizzatore con il posizionamento della piastra che sosterrà il climatizzatore stesso. Nella maggioranza dei casi il climatizzatore si presenta appunto con una piastra separata da posizionare a parete; se così non è bisogna attenersi alle prescrizioni del costruttore attraverso le quali sarà possibile definire il posizionamento dell'apparecchio e quindi stabilire il tracciato delle tubazioni e dello scarico condensa. Il climatizzatore murale (hi-wall) può avere la ripresa dell'aria sul fronte dell'apparecchio o nella sua parte superiore. Nel primo caso non vi sono prescrizioni circa la distanza dell'apparecchio dal soffitto, nel secondo bisogna seguire le prescrizioni del costruttore che di solito impongono una distanza minima di 10-15 cm. Si è già parlato delle peculiarità della distribuzione dell'aria del climatizzatore murale (che ha la mandata nella sua parte inferiore): è bene ricordare l'importanza della zona neutra di aspirazione al di sopra dell'apparecchio e regolarsi di conseguenza secondo l'altezza totale del locale in cui viene installato.
Una volta posizionata la piastra d'aggancio
si può procedere al tracciato del percorso delle tubazioni e dei cavi
elettrici. Si è già parlato delle scelta eseguite circa il
passaggio dello scarico condensa in traccia insieme al cavo elettrico di
alimentazione che raggiunge la disponibilità più prossima in
prossimità del pavimento sotto l'unità. Come si vede nella Fig.
3 si è provveduto ad installare una cassetta per l'alloggiamento di
un sezionatore magnetotermico di adeguata capacità: in ogni caso il
sezionatore (spesso trascurato) è necessario anche per procedere in
sicurezza alle successive operazioni di normale manutenzione e per l'esclusione
stagionale (se si desidera) dell'apparecchiatura.
Il tubo di scarico della condensa è un
flessibile armato di diametro appropriato che deve risultare indipendente
dal normale tubo di scarico condensa da collegare al climatizzatore e di solito
fornito dal costruttore dell'apparecchio. Come si vede nella Fig. 4 questo
tubo verrà in ultimo infilato nello scarico, il che consentirà
un montaggio più semplice e sicuro.
La Fig. 5 mostra l'attacco dello scarico condensa al sifone del lavabo di uno dei servizi (quello posizionato - vedi Fig. 2 - sulla parete opposta a quella del climatizzatore). Il sifone esistente è stato sostituito con altro recante un attacco con innesto a valvolina automatica. È questa una ulteriore sicurezza contro possibili esalazioni provenienti dal sifone (esalazioni che non debbono esserci perché l'attacco è a monte del sifone stesso); infatti la valvolina resta chiusa per spinta di una molla, la quale cede alla minima pressione dell'acqua proveniente dal climatizzatore. Sarà bene accertarsi del regolare funzionamento della valvola. L'assemblaggio dell'assieme deve essere eseguito con molta cura a scanso di futuri incresciosi interventi per mancato regolare deflusso dell'acqua di condensa.
L'installatore è certamente dotato di trapani a tazze per eseguire i necessari fori nelle pareti. Le pareti esterne sono, come si sa, a doppio mattone forato con intercapedine: deve quindi essere valutata la relativa necessità di adeguata foratura. L'ossessione, più che giustificata, degli installatori durante la foratura delle pareti è la possibilità che si incontrino tubi (dell'acqua o pluviali) o canaline contenenti cavi elettrici nascosti nelle pareti: è opportuno che prima dell'intervento con trapano e tazza si proceda ad un assaggio con lo scalpello praticando una piccola apertura quadrata nell'intonaco del punto di passaggio per poi fare un primo foro sempre a mano nella prima superficie del forato in modo da ispezionare parete ed intercapedine. I danni che si possono provocare (a parte l'eventuale copertura assicurativa) sono notevoli e possono lasciare strascichi spiacevolissimi, oltre alla necessità di fronteggiare l'immediata emergenza.
Per quanto riguarda le tubazioni del refrigerante,
a parte la necessità di utilizzare il curvatubi indispensabile per
i diametri maggiori, particolare attenzione occorre porre nel taglio con sbavatura
dei profili e nell'esecuzione delle cartelle. La tecnica di questa operazione
è ben nota, ma non si raccomanda mai abbastanza di eseguirla con la
massima cura: la maggior parte dgli interventi richiestI per scarsa resa
dell'apparecchio sono dovuti a perdita di carica refrigerante causata da
cartelle mal eseguite. Essenziale è l'allineamento del tubo e l'assoluta
assenza di slabbrature. Gli allacciamenti sono particolarmente importanti
sia per evitare perdite di carica del refrigerante nel tempo sia per garantire
l'ambiente circostante da forme indesiderate di inquinamento. A questo riguardo
sarà bene considerare che è probabile che tra non molto potrebbe
diventare obbligatorio eseguire attacchi a saldare anziché a cartella;
le cose in questa eventualità si complicheranno parecchio per la necessità
di operare in atmosfera d'azoto e per la maggiore pulizia a cui sarà
necessario sottoporre il circuito.
Non sottovalutare mai l'importanza dell'isolamento
delle tubazioni che va sempre eseguito per entrambe separatamente.
Carica e messa in marcia
Le istruzioni di montaggio fornite dai costruttori
contengono la descrizione di tutte le procedure necessarie per il collegamento
frigorifero delle due sezioni e la verifica della carica.
Diciamo semplicemente che molte motocondensanti
in commercio sono precaricate e contengono un leggero quantitativo di refrigerante
in più per le tubazioni e la sezione interna.
Questa carica addizionale serve a pulire i tubi
con grande cura da parte dell'installatore ed a riempire la sezione interna.
Ma ciò può essere valido solo per installazioni nelle quali
la distanza tra le due unità è veramente piccola.
Il buon installatore però nella maggioranza
dei casi non può dimenticare che le tubazioni anche se protette fino
all'ultimo contengono indubbiamente una sia pur minima quantità di
umidità e che l'unità interna, i cui raccordi sono chiusi con
tappi in plastica, non può a sua volta essere immune da contaminazioni.
Inoltre si diffonde sempre più l'uso da parte dei costruttori di riempire
la motocondensante con una semplice carica di tenuta e quindi l'impianto,
una volta completato, va pulito e riempito di refrigerante. È buona
regola quindi dotarsi di una pompa per il vuoto e sottoporre il complesso
al vuoto fino al grado indicato solitamente nella documentazione tecnica.
Le motocondensanti sono all'uopo dotate di valvola di servizio attraverso
la quale si possono compiere sia operazioni di vuoto sia quelle di carica.
Anche il quantitativo della carica di refrigerante è chiaramente indicato
dal costruttore: l'installatore provvederà a controllarlo ed immetterlo
nel sistema con le dovute tecniche e cautele. Il refrigerante utilizzato
nella quasi totalità è ancora R-22, alcuni costruttori sono
però già passati a R-134a o più spesso a R-407C. Occorre
verificare attentamente la documentazione tecnica ed agire di conseguenza.
Tempi, costi e considerazioni conclusive
Si considera un "professionista" in qualsiasi ramo l'operatore che riesce a contemperare la precisione dell'esecuzione con i costi più bassi possibili.
Nel nostro caso precisione vuol dire che il montaggio è:
- esatto nelle modalità di applicazione
(soprattutto che i collegamenti sono giusti, sicuri ed eseguiti a regola d'arte),
- adeguato nel materiale impiegato (tubazioni,
isolamento, sostegni, protezioni),
- che i percorsi delle linee dei fluidi sono
stati scelti con oculatezza (tenendo conto di tutte le controindicazioni sia
per il refrigerante sia per lo scarico condensa),
- che l'allacciamento elettrico è ben
dimensionato e contiene gli elementi di sicurezza e di protezione previsti
dalle norme,
- che le opere murarie sono ridotte al minimo
indispensabile, eseguite e rifinite bene (nel caso di opere murarie di una
certa importanza - che si è con venuto non essere a carico dell'installatore
- siano state date precise istruzioni),
- che, infine, è stata salvaguardata l'estetica
generale sia nell'assieme dell'installazione sia nelle rifiniture
- che al cliente sono state date le informazioni
necessarie ad una buona conduzione dell'impianto.
I costi, oltre ai consumi di materiali ed accessori - alcuni dei quali però se speciali, come sifoni, interruttori e particolari appositamente richiesti, vanno addebitati separatamente al cliente, riguardano in pratica il tempo impiegato per l'esecuzione del montaggio. Questa voce (il tempo o, come si dice, la manodopera) è senza dubbio la parte più importante, che può subire sbalzi di valore considerevoli se non si tiene conto in precedenza di tutte le necessità del caso.
Non si sarà mai raccomandato abbastanza che, compiuto il sopralluogo conoscitivo, si procuri di avere disponibili tutti i materiali e gli accessori necessari per compiere il montaggio: ogni interruzione per la ricerca e l'approvvigionamento di pezzi non previsti e non disposti preventivamente a "piè d'opera" è un aumento sensibile del tempo di operazione. A parte i montaggi più complessi, per i quali è indispensabile un secondo montatore, è sempre consigliabile avere un aiutante, anche se un semplice apprendista. Se adeguatamente istruito e guidato, l'apprendista può risultare prezioso ed il suo tempo essere ripagato vantaggiosamente. Gli attrezzi sono anche molto importanti - pur essendo certamente costosi ripagano sempre perché consentono indubbiamente una maggiore velocità e precisione nell'esecuzione.
È bene tener presente che ogni "ritorno" su un montaggio già eseguito, causato da difetti o imperfezioni riscontrate in un secondo momento, annulla nella pratica ogni vantaggio economico ottenuto. Questo è vero anche quando si constata che il difetto è dovuto all'apparecchio installato e quindi è necessario il successivo intervento del servizio assistenza del costruttore. In questo caso, se l'installatore non è egli stesso o non appartiene ad una organizzazione di assistenza del costruttore il cui apparecchio è stato montato, o non vi siano accordi precedentemente stipulati con esso, la situazione è piuttosto delicata. È bene dunque seguire con attenzione gli avvertimenti e le procedure indicate dal costruttore e non dimenticare che - anche se solo professionalmente - si è sempre esposti in prima persona nei confronti del cliente.
Normalmente si presentano tre situazioni nei montaggi di piccoli apparecchi come quelli del nostro caso:
- l'installatore è stato interpellato
direttamente dal cliente ed ha venduto l'apparecchio; questa è la situazione
per certi aspetti ideale, ma non molto frequente; in questo caso l'installatore
ha maggiore libertà (e margine), potrà agire con maggiore autonomia
e più peso nei confronti del costruttore
- l'installatore agisce per conto di un venditore,
caso frequente in molte zone e piuttosto delicato perché il compenso
del montaggio è solitamente prefissato; l'installatore deve immediatamente
far presente al venditore qualsiasi anomalia o imprevisto non considerato
nel montaggio
- l'installatore agisce in proprio anche se
su segnalazione del venditore, situazione tipica che si va sempre più
estendendo e che impone all'installatore una seria ed accurata verifica preventiva
della situazione in quanto ogni imprevisto si rifletterà immediatamente
sui suoi costi.
Un'altra particolarità molto importante e che può senz'altro evitare qualche indesiderato "ritorno" sono le istruzioni di funzionamento da dare al cliente specie per quegli apparecchi (ormai la totalità) dotati di controlli a distanza di tipo elettronico. L'installatore che abbia precedentemente ben familiarizzato con questi comandi non avrà difficoltà a trasmettere al cliente le informazioni necessarie. Da un punto di vista professionale (e non solo) sarà una mezz'ora (non di più, anzi spesso meno) ottimamente impiegata. Purtroppo questa mezz'ora (per lunga esperienza nel campo) manca quasi sempre ed è causa nel migliore dei casi di un paio di telefonate e di inutile senso di insoddisfazione da parte del cliente.
Il caso che abbiamo esaminato non è certamente l'installazione più facile: nella media si può contare su situazioni molto meno complesse (per un apparecchio singolo). Possiamo dire che esso ha comportato l'opera di un installatore con assistente già specializzato dotati di tutti gli strumenti ed attrezzi necessari e di una lunga esperienza nel campo.
Il tempo totale impiegato è stato di 14 ore e 30 minuti (per due), così suddivise:
- circa 1 ora di preparazione, posa materiali
e apparecchi a piè d'opera, controllo dei percorsi già preventivamente
stabiliti, fissaggio piastra d'aggancio unità interna, definizione
punto elettrico, preparativi vari
- circa 5 ore per le opere murarie (apertura
e chiusura tracce scarico condensa, cavo elettrico e incasso scatola per sezionatore),
smontaggio sifone per lo scarico condensa
- circa 2 ore per l'esecuzione dei fori (tre)
di passaggio tubazioni attraverso le pareti divisorie, preparazione e stesura
delle canaline di plastica con fissaggio a muro, sistemazione delle mensole
di supporto della motocondensante
- circa 3 ore per la formazione e stesura delle
tubazioni del refrigerante (sviluppo di circa m 6,50 per ciascun tubo con
8 curve) con isolamento, preparazione cartelle e collegamento alle unità,
posizionamento delle stesse
- circa 30 minuti per la sistemazione del sifone
di scarico condensa e verifica del suo funzionamento
- circa 1 ora e 30 minuti per vuoto, carica,
verifica ed avviamento dell'impianto
- circa 30 minuti per l'impianto elettrico, posa
sezionatore generale ed allacciamenti
- circa 30 minuti di prova ed istruzioni al
cliente
- circa 30 minuti per pulizia generale, raccolta
attrezzi, firma bollette, ecc.
L'impianto descritto si può definire eseguito a perfetta regola d'arte.
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