VENEZUELA

 

Il lavoro nobilita l'uomo...... ma non sempre la salute ne trae beneficio.
Stavo per portare a termine un lavoro importante ma dopo tante giornate ricurvo sulla scrivania cominciavano a farsi sentire strani dolori.
Niente di grave, per fortuna, anche perchè la voglia di vacanza era ormai incontrollabile.
E siccome ogni periodo della vita ha i suoi amori, El Yaque, vento stimato e mantenuto 15 giorni su 15, sembrava il posto adatto per il windsurf. Ma come siamo arrivati a scegliere il Venezuela come meta senza troppi dubbi?

Semplice... è sufficiente convincere gli amici ad andare in avanscoperta prima di te, specialmente se appassionati di foto; sistema ottimo per evitare fregature.

E bastava una foto come questa (di Paolo) a convincermi che questo era un posto da visitare.
Il Venezuela ha luoghi fantastici, specialmente naturali, da visitare e andrebbe girato molto di più di quanto abbiamo fatto noi, appassionati più che altro di mare ed in questo caso in cerca di vento.
Parchi naturali e cascate fantastiche (Salto Angel, qui a sinistra, è la cascata più alta al mondo) sono un'ottima meta per i turisti.
Quesa è un'altra cascata mozzafiato (credo la zona sia quella di Canaima) fotografata sempre dai nostri amici che, a differenza di noi, si sono addentrati nell'Amazzonia.

25 giorni... la vacanza più lunga della mia vita; c'era quindi sufficiente tempo da sopportare i soliti intoppi aeroportuali italiani.
Nebbia: il nostro aereo non si fa neppure trovare. Da Malpensa passiamo a Linate per protestare.
Ognun per se; nel senso che l'aereo non c'è e se si vuol partire ci si deve adattare con quel che rimane.

Direzione Madrid, visita forzata in città per un pò di ore e poi si parte per Miami; altra mezza giornata in città e di nuovo in partenza per Caracas e di lì, arrivare all'isola Margarita, è un gioco da ragazzi.
Il viaggio è stato lunghetto ma almeno abbiamo visitato due belle città (e ci siamo anche risparmiati la spesa di due notti in hotel).
Sopra alcune tipiche ville di Miami.
Questa è invece la costa della città.

Un locale in zona.
Isla Margarita, a pochi km a nord-est del Venezuela,è una delle ultime isole della parte sud dei Caraibi.
Questa è una vista dall'alto (trovata su internet).


Porlamar è una delle città principali; è costituita da due parti nettamente diverse fra di loro; quella abitata dai venezuelani e quella turistica nella quale sono presenti hotel e locali vari.
Nella foto, vista dal nostro hotel.

Noleggiare un'auto? Non conviene; auto più autista è meglio.
L'auto non sarà delle più recenti ma non ci potremo lamentare delle dimensioni.
E poi un'autista fedele ti segue e ti fa da guida per tutte le vacanze.
N.B.: il Venezuela ha diversi giacimenti di petrolio e la benzina costava 90 lire al litro.

Tutte le mattine si va a El Yaque sul lato sud dell'isola. Prima però in pasticceria a fare razzie. Con 8 ore al giorno di windsurf era vietato anche solo nominare cibi più dietetici.

Mura a sinistra, vento forte, solitamente parallelo a riva, onda modesta, tavole sempre più piccole.
Circa 200 m di acqua fonda 1 metro (attenzione ai piedi a causa di qualche riccio di mare) e poi verso il mare aperto.
Allontanandosi 2-3 km da riva, la modificata prospettiva faceva intuire quale fosse la distanza dall'isoletta prospicente, Coche; probabilmente 7 km ma arrivarci poteva essere un rischio specialmente in caso di rottura dell'attrezzatura. La corrente ci avrebbe portato sulla terra ferma a circa 50 km di distanza sperando che non fosse ora di pranzo per gli squaletti locali.

Speciamente nei primi giorni, siamo stati attraversati da perturbazioni; il vento era particolarmente forte e la sabbia volava fastidiosamente per chi aveva velleità più turistiche che surfistiche.
Sempre nei primi giorni, a causa di un mancato golpe, alla sera si era in regime di coprifuoco; buona occasione per riposarsi dalle prime grosse fatiche.

Ma arrivata l'alta pressione il vento passava verso le ore più calde dai 5-6 metri al secondo sempre presenti agli 8-10 m/s.
La mia tavola preferita era lo Sputnik 270, un piccolo missile. Ce n'erano solo 4 fra le decine e decine di tavole a noleggio, per cui ne prendevo una già di prima mattina per non dover ripiagare su tavole troppo larghe.

Relax in attesa del vento forte.

Questo è uno dei vari depositi di tavole del centro F2, il principale dei pochi presenti.
Volendo, faceva parte del centro anche un hotel che ospitava principalmente turisti tedeschi; comodo ma non pratico per chi non voleva una vacanza isolata dalla vita di Porlamar.
Un pomeriggio ne approfittiamo per farci portare a zonzo per l'isola.
Questa è una spiaggia a nord di Margarita.

Eccone un'altra; la sabbia non è corallina e quindi non chiarissima.

Un povero pellicano ferito e spennacchiato tenta di prendere il volo.
A Miami avevo comprato una tavoletta da body board; finalmente la posso provare.
Rieccoci a Porlamar. Questa è una spiaggia sul lato est.
Oggi abbiamo il fotografo; un ragazzo conosciuto in aereo che ci è venuto a trovare; vado a prendere una tavola.
No, non mi piace, rivoglio il mio Sputnik 270.
Adesso facci una bella foto controluce che poi la coloro al computer.
Il vento non è ancora forte. Io, a destra, ho una 6.4. Sullo sfondo Coche.
Ci prendiamo un giorno di pausa. Al centro dell'isola, sul lato nord, c'è una laguna con un labirinto di canali fra la vegetazione: la Restinga.
La Restinga è delimitata a nord da una lingua di sabbia lunga almeno 10 km che congiunge la parte est da quella ovest dell'isola.
La spiaggia è, più che di sabbia, composta di gusci di conchiglia.
Com'è diversa la nostra vita dalla loro.
Ore 10: si esce dalla capanna e con una lenza e un'amo pronti a pescare dalla riva, con il mollusco di una conciglia come esca e i pesci non tardano ad abboccare.
Un paio di braghette, poche tasse, tanta semplicità e credo proprio tanta felicità. Noi: macchina, traffico, lavoro e stress da lavoro, consumismo. Lavorare tanto per avere tutto, fuorchè tempo libero. Non chiediamogli di invidiarci.
Ci accorgiamo per fortuna che un giorno alla settimana parte una spedizione per l'isola di Coche. Approfittiamo dell'ultima nostra possibilità.
Bisogna scegliere tavola e rig, smontare e preparare tutto, ma solo una tavola ogni 2 persone per questioni di spazio sulla barca.

Eccoci in partenza.
Ci avevano avvertito di indossare le mute; ma perchè?

Perchè con le onde laterali era una doccia continua.
Il tipo, credo il fratello di Swarzenegger, non ci faceva neanche caso comunque.
Eccoci nella spiaggia a ovest di Coche, perfettamente sottovento.
Questa è una nave arenata nella secca.
Depositiamo le attrezzature sulla riva pronti ad armare.
La sabbia è particolarmente fine e bianca e la luce fortissima.
Il mare degrada dolcemente ma il fondale sembra un pò melmoso e l'acqua non è limpidissima.
Il posto appare però molto selvaggio e pieno di fascino.
Questa, all'estremità nord-ovest di Coche, è praticamente una lingua di sabbia che si protende fino in mezzo al mare riparando la baietta dalle onde, senza però ostacolare il vento che rimane molto costante.
Appena tutti vanno a mangiare (non togliete ai tedeschi il piacere della tavola) noi ci cominciamo a divertire.
Velocità folli appicicati a riva in acqua piatta come in uno stagno.
Con vento costante e acqua piatta si plana immediatamente.
Un silenzio è irreale per il windsurf.
E strambate a tutta velocità senza praticamente alcun rischio.
Anche dare spettacolo con ruzzoli di ogni genere è alquanto divertente.
Stella marina in prua; il fondale ne era pieno.
Fatta la foto è tornata a mollo.

Finito il windsurf si va ........ in vacanza.
Si parte per 3 giorni a Los Roques.

Qui inizia la striscia di sabbia sopra la Restinga.

E questi sono i canali nella laguna fra le mangrovie.
Los Roques, a circa 200 km verso nord-ovest, è un arcipelago innumerevoli isolette (non dissimili dalle Maldive) normalmente coralline a differenza dalla principale dalla quale viene il nome.
La sabbia è addirittura più bianca di quella delle Maldive (almeno così ho potuto verificare dai caampiancini che ho raccolto).
Sulla sinistra in alto è visibile una vasca naturale dove dopo poco ci troveremo a fare il bagno.
Da questa piantina è visibile la disposizione delle varie isolette e barriere a Los Roques.
In alto l'isola principale, Gran Roque.
Giunti nell'isola principale dove alloggeremo saliamo su un grosso catamarano.
Vedere il fondo luminosissimo nonostante la profondità dell'acqua ci faceva capire subito di essere un un posto maglico.
Questo è il catamarano che ci ha accompagnato il primo giorno; molto bello ma niente, confronto alle spiaggie.
Con modica spesa è possibile anche farsi fotografare con donzelle del posto per fare bella figura con gli amici al ritorno (sto scherzando).
E i pesci non mancavano.
La temperatura dell'acqua era ottimale.
Peccato solo che il tempo a disposizione non fosse tantissimo .
Cambiamo zona ed ecco di nuovo colori fantastici.
E paesaggi a dir poco da cartolina.
Chissà se è possibile portarsi un pò d'acqua e sabbia a Cesenatico per farsi un'isoletta di un metro quadrato e sognare di essere ai Caraibi?
Sullo sfondo l'isola principale.
Pellicani.
Si tuffavano, anche in gruppo, diritti sott'acqua per pescare.
Turisti cotti dal sole.
Turista che non ha nessuna voglia di tornare a casa.
Foto di repertorio (fatta da Paolo qualche mese prima). La Roby se la spassa....

Sia a posare sulla magnifica sabbia bianca che a fare composizioni fa fotografare.

Da notare che io, al contrario di Paolo, mi ero portato dietro solo una Minolta subaquea e una Olimpus tascabile; questo perchè, essendo sempre fuori in windsurf, la reflex, con tutta la fiducia nei venezuelani, non sarebbe durata a lungo.

Ma non tutte le ciambelle escono col buco; per quanto è bello di giorno per quanto è dura la notte.
La casetta, dove hanno vissuta credo la metà dei turisti di Los Roques, non è certo eccezionale ma il problema sono le zanzare. Sull'isola principale ci sono troppe cisterne d'acqua a cielo aperto e un acquitrino.
L'Autan queste lo bevono a colazione. E io soffro e non dormo.
Ringrazio chi ha inventato i colori.
Una formazione corallina a forma di cervello con pesciolini giallo-blu.
Stesso corallo, cambiano i pesci.

Conchigliona viva pescata a diversi metri di profondità (poi rilasciata andare).

Qui l'acqua, per via di una forte corrente che solleva la sabbia, è torbida (notate le mie gambe che non si vedono) e restituisce un effetto particolare; il colore dell'acqua infatti è fortissimo.

Un pò di relax sulla barchetta.
Nuovo giorno e usciamo dalla nostra casetta.
Ultimo riconoscimento agli amici pionieri, foto scattata dalla casetta dopo un temporale.
Pappagallo in giro per strada.
Si va a fare colazione in una casetta comune.
Altro giorno, altra spiaggia.
I resti di un aereo atterrato forse un pò malino.
In questi posti fotograferesti tutto....
Anche le lucertolone nere che erano ben felici della presenza dei turisti perchè così potevano mangiare gli avanzi.
Ultima spiaggia prima della partenza con Gran Roque di fronte.
Un'aragosta prende una boccata d'aria prima di ritornare fra i suoi coralli. Gli manca un'antenna non per colpa mia.
L'aereo del ritorno è scassatino forte, ma non hai tante possibilità.
Durante il decollo è stato intonato un canto propiziatorio.
Arrivati a Porlamar si deve rientrare in Italia perchè la vacanza volge al termine.
Da Porlamar torniamo verso Caracas per poi partire per l'Italia.
Dopo pochi minuti dal decollo da Porlamar eccoci sopra la mia amata lingua di sabbia a Coche.
Credo che la vacanza mi abbia fatto bene; arrivati in Italia mi sembra di avere 10 anni in meno di quando sono partito. Ma quali dolorini dicevate che avevo?

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