Rep. DOMINICANA

 

Il windsurf rimane una delle mie passioni principali e anche quest'anno (1994), a novembre, il mese peggiore per stare in Italia e il migliore per andare verso i tropici, riesco a partire per una vacanza ai Caraibi, tanto per unire l'utile (il relax e l'abbronzatura ;-) al dilettevole.
La meta prefissata è Cabarete, un buono spot per appassionati di tavola a vela situato a nord della Repubblica Dominicana.
La Rep. Dominicana, che molti chiamano per semplicità "Santo Domingo" (nome della sua capitale), condivide con Haiti l'isola su cui si estende.
Le spiagge sono tipiche dei Caraibi; sabbia chiara ed in alcuni punti corallina, ma mai bianca come quella delle Maldive, di Los Roques o di altri candidi atolli.
La presenza di italiani è massiccia; sono parecchi quelli che si sono trasferiti qui per avviare (e a volte improvvisare) qualche attività, magari legata al turismo.
Le cose che attirano sono: la vita tranquilla, il clima ed infine ma non ultimo, la facilità di metter su famiglia.
Ma cerchiamo di dare un'ordine logico al racconto.

Dopo uno scalo a Caracas (Venezuela) e all'aeroporto di Punta Cana (sede di villaggi turistici all'estremità est dell'isola) arriviamo a Santo Domingo; non tutti veramente; la mia valigia arriverà, come spesso succede, dopo 2 giorni (ricordatevi di portarvi sempre, nel bagaglio a mano, le cose indispensabili).
Ne è derivata una sosta forzata di un paio di giorni prima di poterci trasfere al nord cioè a Cabarete.

Nella serata passata a Santo Domingo, accompagnati da un italiano venuto a trovare la suocera indigena, abbiamo visitato un Casinò .
Una orchestra suonava abilmente le loro musiche tradizionali (salsa e baciata).
Il giorno successivo ci trasferiamo a Boca Chica, paesino a 15 km, sul mare, e con una piccola ma accogliente spiaggetta.

La prima cosa che ti colpisce sono le ragazze e ragazzine che fanno di tutto per mettersi in mostra. Questa, che era giovanissima, mi auguro non lo facesse già con "secondi" fini.

Ma anche i ragazzini cercano di non farsi sfuggire i turisti. Questi lucidavano le scarpe; hanno addirittura cercato di lucidarmi gli zoccoli da mare di legno.
Persino quando si diventa grandi questa attitudine non scompare.

Distesa di quadri di pittori locali; qui tutti dipingono!
Benchè la foto non renda, se ne possono trovare di veramente belli e sempre coloratissimi.
Il prezzo, sempre da trattare, è irrisorio.
Io ne ho portati a casa un paio piuttosto grandi e ne sono ancora innamorato.

Finalmente arriva la valigia e si parte con destinazione Cabarete.
Ci affidiamo a un "taxista" locale per il viaggio.
Questo è il paesaggio lungo il percorso, indicativamente di 300 km, nell'entroterra.
Dopo aver trovato un'appartamento ad un prezzo interessante (a quei tempi non prenotavamo mai l'alloggio dall'Italia) eccoci in spiaggia a Cabarete.
Sono presenti molte scuole di windsurf lungo l'insenatura lunga 2-3 km.
Affittiamo le attrezzature in una scuola F2 a pochi metri dal nostro appartamento.
Le caratteristiche di Cabarete, dal punto di vista del windsurf, sono: mura a dritta e barriera a circa 800 m da riva sulla quale rompono onde fino a 3 metri.
Sotto non c'è corallo ma roccia abbastanza levigata e quindi non particolarmente pericolosa.
Bellissime le passeggiate lungo la riva (qui in direzione ovest) che diventa più selvaggia ma sempre sabbiosa allontanandosi da Cabarete.
Il mare, sempre mosso, non è adatto a bagni tranquilli; è però divertente giocare con i cavalloni marini.
Anche di cavalloni terrestri se ne vedevano parecchi; una turistica passeggiata a cavallo, sulla riva praticamente deserta, ha sicuramente un fascino notevole.
Paragonatela con lo stress del traffico urbano.
Rieccoci nell'insenatura di Cabarete.

Fra la vegetazione simpatiche capanne svolgono la funzione dei nostri stabilimenti balneari.
Noleggio windsurf, lettini, vendita drink, happy hour e di sera ritrovo di giovani e frequenti feste.

Proseguendo, questa volta verso est, di nuovo spiaggia deserta.
Qui un tronco movimenta il paesaggio.
Arriva il temporale!
Diverse volte mi sono fatto sorprendere da acquazzoni copiosi mentre ero per spiaggia a correre a qualche km di distanza.
Le prime sere abbiamo avuto qualche difficoltà a capire come alimentarci, poi abbiamo scoperto questo posticino gestito da un ragazzo originario della sardegna nel quale si mangiava benissimo. Non parliamo dei drink alla frutta.
Di sera c'erano poi alcuni piccoli localini e discoteche dove si potevano bere i loro drink e si poteva ballare la baciata locale. Era anche molto facile socializzare con ragazzi e ragazze del posto a dimostrazione del calore di queste popolazioni.
La banca più vicina era a Sosua, cittadina a una decina di km da Caberete.
Per arrivarci il mezzo più comodo (si fa per dire) erano questi piccoli pulmini solitamente abbastanza affollati di gente del posto.
L'organizzazione era un po' "tailandese" ma comunque meglio che niente.
Eccoci a Sosua con un bel temporale alle spalle.
Una cosa molto caratteristica è questa stradina con a lato bancarelle e negozietti di artigianato locale. Erano esposti, in particolare, i soliti coloratissimi dipinti.
Anche le magliette erano abilmente dipinte a mano.
Un "negozio".
La stradina finisce in prossimità del mare.
Ed ecco la spiaggia di Sosua, al tramonto, e con l'arcobaleno sullo sfondo.
La baietta è abbastanza chiusa e diversamente orientata quindi anche il mare è molto più calmo che a Cabarete.
Vale la pena tornarci ad un'ora più adatta.

E rieccoci.
Mare tranquillo, acqua trasparente ne fanno una spiaggia molto adatta ai turisti in cerca di relax.
I ragazzini del posto si dilettano a riva con piccole tavolette.
Da notare la differente tonalità con la foto precedente (sono state digitalizzate in tempi diversi) causata da scanner e da impostazioni nei profili colore differenti.
Viste insieme una è troppo calda e l'altra troppo fredda; viste singolarmente possono sembrare entrambe corrette. L'occhio si adatta alla luce, i colori sono influenzati dalla luce ambiente (svilippate una foto fatta con luce ad incandescenza e guardate come vi sembrerà diversa da quello che vedevate) e ogni periferica dà risultati diversi (affiancate per esempio 2 PC e guardate la stessa foto).
Fare il bagno in questa baietta è veramente divertente.
A poche decine di metri c'è una formazione, in parte corallina, attorno alla quale vive una discreta varietà di pesci.
Eccone alcuni.
Questi sono identici ai numerosissimi pesci che mi circondavano e morsicchiavano in Tailandia ed in particolare a Coral Island (Puket).
A differenza di Sosua, il mare di Cabarete non era invece adatto, date le onde, per fare snorkeling; il mondo è bello perchè è vario.
Dietro la spiaggia c'era una stradina con qualche piccolo bar.
E questi sono pescatori del luogo che rientrano con le povere prede.
Signore o signorine al calar del sole.

E la sera a Sosua la vita si anima (anche troppo). Forse i turisti sono a caccia di pollastrelle ma sicuramente le ragazzotte del posto sono a caccia di polli da prosciugare e mi viene da dire: "la Tailandia è roba da ridere a confronto".
Poi, tutte le ragazze sono state in Italia; questo perchè praticamente tutte le ragazze sono state sposate almeno una volta con un italiano.

5 km a ovest di Cabarete visito questo piccolo insediamento turistico abbastanza isolato.
Scendendo verso il mare, la spiaggia è praticamente deserta e selvaggia, ma veramente bella.
Mi sembra di ricordare che il posto sia frequentato a volte da surfisti da onda.
Pancia in dentro e petto in fuori; finalmente la macchina ha scattato altrimente soffocavo.

A Cabarete le onde vicino a riva non mancano. Per il vento bisogna uscire invece un pò.
Così queste onde diventano regno dei surfisti da onda.

Chi invece vuole fare body bord è bene si faccia spiegare prima qualcosa e usi tavole che non abbiano perso la primitiva curvatura....
.... per evitare di piantarsi diritti sul fondo, come è capitato a me, e ringraziare se con un pò di mal di schiena te la sei cavata. Complimenti al tempismo dell'occasionale fotografo a ricordo dei miei dolori.
Mancano pochi giorni alla fine della vacanza e decidiamo di spostarci verso la penisola di Samanà, zona di spiagge niente male.
Alcune ore di corriera con un paio di pause; la prima per aspettare che una mandria di mucche si spostassero dalla strada e la seconda per sgranchirci e fare pausa merenda in un bar "molto alla moda e ben fornito".
A bordo di un futuristico mezzo di locomozione (se ne prevede l'arrivo sul mercato italiano per il prossimo decennio) da Samanà città ci spostiamo verso le prime spiagge di cui ci avevano parlato.
Grazie alle conoscenze del driver possiamo usufruire, pur non avendo prenotato, di un moderno aliscafo solo per noi.
Ecco il simpatico comandante alla guida; forse per la patente nautica basta aver raggiunto i 6 anni.
Raggiungiamo la prima meta: Cayo Levantado, conosciuta anche, mi sembra, come isola di Jhames Bond perchè anche qui avrebbe girato parte di un film.
Superiamo la sommità dell'isoletta a piedi attraversando un folto boschetto per raggiungere la spiaggia retrostante.
La spiaggia è molto carina ma piccola e molto frequentata da turisti giornalieri.
Ancora due foto simili con due tonalità di colore diverse.
Siamo sempre in zona e ci rimarremo solo un paio di ore.
Molto vicino ecco le classiche palme (qui ho dovuto eliminare qualche turista fuori posto).
Gli "indigeni" le scalano in piedi senza nessuna difficoltà.
Io no! Fatto un metro sono già in crisi. Devo quindi utilizzare metodi alternativi e farmi magari dare ausilio da Photoshop.
Il mare da questo lato è un pò mosso ma i colori sono molto belli.
Un cappello originale.

Rientriamo verso il punto d'approdo.
In questa zona, forse per turisti più ricchi e a cui il volgare sabbione dà fastidio, è stato creato anche il praticello artificiale.

Altra vista e posto niente male.
Rientriamo sulla terra ferma per proseguire il tour.
Risalito sul futuristico mezzo, che ho ritenuto, ottimo investimento, sponsorizzare, si riparte verso Playa Blanca.
Chiosco per ogni genere di drink a base di frutta.
Il posto è carino ma purtroppo il sole sta per calare e l'occhio non riesce più a percepire i colori che il mare può emettere nelle ore di maggiore luce.
Il numero delle barche è indicatore della presenza di diversi pescatori fra gli abitanti del posto.
Ve lo devo confessare: ero in vacanza perchè ormai l'avevo organizzata, ma il mio pensiero era spesso rivolto ad una signorina che non da molto avevo conosciuto.
La sabbia era la più chiara fra quelle viste in questo viaggio ma non sono in grado, data l'ora, di dire se Playa Blanca fosse veramente bellissima.
Un cavallino del posto.
Rientro verso Samanà
Ecco la gelateria di Samanà.
Un ingegnere romagnolo si era stufato del suo lavoro e dello stress è si è inventato questa attività.
A Milano Marittima (RA) è nata in seguito una gelateria "Samanà". Non so che legame abbia con questa.
Da Samanà riprendiamo un pulmino (questa volta privato) e rientriamo verso Cabarete facendo però prima tappa a Playa Terrena.
La spiaggia è molto lunga e affiancata da un reef non molto distante da riva.
Il mare e i colori sono da cartolina.
Confermo.
Un bimbo e una bimba del posto che giocano sulla riva. I nostri poveri bambini italiani a quel'età è già da un bel pezzo che si fanno dell'asilo.
Un paesino al rientro verso Cabarete.
Il simpatico commesso del negozzietto sportivo alla moda e per niente economico che avevamo di fronte all'appartamento.
Proprio suo padre ci fa da taxista per il rientro verso la capitale.
Pernotteremo a Boca Chica per prendere il mattino successivo l'aereo per l'Italia.
La strada percorsa non è la stessa dell'andata ma è più interna e meno trafficata; questo è il paesaggio.
E' bello rientrare in Italia e affrontare le prime nebbie con ancora il sale addosso.
E allora perchè non farsi un'ultima sguazzata a 2 ore dall'imbarco nel metro e mezzo delle calmissime acque di Boca Chica?
Eccola dall'alto.
Un pò sfuocata ma rende l'idea di come è la spiaggia.

Tappa a Punta Cana dove l'aereo raccoglie qualche turista dai villaggi siti nella punta est dell'isola.
Il posto, unicamente per turisti, è bello come spiaggia ma non dà l'idea di come sia la vita nella Rep. Dominicana se non in modo molto artificiale.

La vacanza è finita; chissà cosa ci aspetterà a casa?

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