FUERTEVENTURA

 

"Fuerteventura" ... il nome dice già tutto: vento, tanto vento.
Un'isola selveggia con un grande fascino.
Rispetto alle più famose e turistiche altre isole delle Canarie è, come Lanzarote, più esposta agli alisei che soffiano circa da nord.
Siccome era saltata l'ormai tradizionale vacanza ai tropici invernale, ho dovuto ripiegare su qualcosa di più tranquillo. E così, nel marzo 1994 con un gruppo di amici di Surfing Shop di Milano Marittima parto per 15 gg. di sano windsurf e tanta voglia di scoprire posti nuovi.

Le Canarie si trovano, come quasi tutti sapranno, di poco a ovest dell'Africa a un migliaio di km più a sud della Spagna di cui fanno parte.
Questa piantina, dalla quale è anche possibile individuare la posizione di Fuerteventura all'interno dell'arcipelago, può essere utile per seguire i nostri spostamenti all'interno dell'isola.

Questa è una cartolina dalla quale si può vedere la spiaggia vicina a Corralejo, una delle poche città dell'isola (a nord-est), usuale spot per le nostre uscite in windsurf.
Il mare penso si sia fermato solo per farsi fotografare perchè così calmo non l'ho mai visto.
La spiaggia guarda est e dall'alto è visibile la limitata zona sabbiosa che, insieme a poche altre, illumina quest'isola altrimenti, come Lanzarote, quasi unicamente vulcanica.

Eccoci in spiaggia per la prima volta. Alcuni si erano portati l'attrezzatura dall'Italia ed altri, come me, hanno preferito noleggiare sul posto.
Questo, oltre a Sotavento, è l'unico posto dove c'è un centro di noleggio discretamente dotato.
A nord-est a circa 3 km c'è un'isoletta. La zona è anche riserva naturale e non mancano squaletti (ci dicono).
Poco più a sinistra si potrebbe intravedere Lanzarote.

Sullo sfondo un paio di grossi complessi alberghieri che appaiono sfumati non per la presenza di foschia, ma per la sabbia che vola.
Non mancavano nudisti (pensionati inglesi e tedeschi) che però, dopo l'arrivo del nostro gruppo, si sono pian piano dileguati dalla zona.
Questa è la condizione in cui si girava spesso per strada, ma la nostra Panda, anzi, Marbella noleggiata, non aveva paura di niente.
E così si riduceva la strada col vento.
Una duna enorme in particolare, poco più a sud dei due grandi alberghi che vi divevo, si spingeva in mezzo alla carreggiata.
Giro di perlustrazione verso la costa nord.
Qui la sabbia spariva è il paesaggio era fra il vulcanico e il "lunare".
Anche gli amici ci seguivano su Marbella.

Eccoci sulla costa a una decina di km a nord di Corralejo. Qualcuno, si dice, ci esce in windsurf. Sarà ma non mi sembra il posto ideale.
In basso si intravede una particolare disposizione dei sassi che mi fa pensare che anche in questo posto desolato qualcuno sia venuto a prendere il sole.
Nella nostra abituale spiaggia si vedevano diversi "fortini" scavati nella sabbia e protetti da sassi che usavano i turisti per prendere il sole riparati dal vento.

Eccoci alla capanna delle attrezzature del nostro solito spot detto anche "Flag Beach" ma oggi solo per caricare l'attrezzatura sulla macchina.
Partiamo infatti per Sotavento (100 km più giù, nella costa sud), posto famoso per i record di velocità in windsurf.

Ecco lo spot "Sotavento". Una secca incredibile che scompare a volte con l'alta marea, ma che normalmente costringe a lunghe camminate con l'attrezzatura per raggiungere l'acqua.
Le tavole del centro vengono invece portate tutte le mattine a riva su un grosso carrello.

Posto da tedeschi con, a poche centinaia di metri, un enorme albergo pienoo di turisti "monomarca" che faceva anche da magazzino per le tante vele e tavole presenti.
F2 e Neil Pryde le marche; una quantità incredibile di attrezzature appena sfornate e pagate poco più di un decimo rispetto quanto costano a noi in negozio.

Questo è il capanno delle vele da noleggiare a diverse centinaia di metri dall'acqua.
Le vele che si usano sono di solito sui 4 mq; ben inferiori a quanto siamo abituati in Romagna ed in particolare a Cesenatico.

Sebbene il vento provenga da terra (velocissimo grazie all'effetto Venturi che deriva dal passaggio fra le vicine colline), non è del tutto perpendicolare a riva e si forma quindi un pò d'onda e chop che, per le velocità che si raggiungono (noi umani credo 60 km/h contro gli 85 dei draghi) sono piuttosto fastidiose e un pò pericolose.
Che il posto sia particolarmente ventoso lo dice anche la tabella, esposta nel centro F2, dalla quale si rileva una presenza superiore a forza 4 per 360 giorni nell'ultimo anno.
Il centro è ben organizzato e se il mare o il vento hanno la meglio su di te vieni recuperato prima di rischiare di arrivare al polo sud.
Dietro al gommone si può vedere come il paesaggio sia un pò diverso da quello visto a nord.

Rientrati a Corralejo, dopo una nottata di meritato riposo ci spostiamo sulla costa ovest.
Da Corralejo, dove alloggiavamo, il posto, chiamato El Cotillo, distava qualche decina di km.
Questa è una zona molto esposta e le onde sono notevoli (almeno 3 metri quel giorno).
La foto è scattata dall'alto di un'altopiano che domina la costa.

Le condizioni per il windsurf sono abbastanza estreme per via dell'onda che più che rompere, "tuba", ma nella zona non mancavano, come vedremo, gli intrepidi.
Stesso posto in cartolina con mare tranquillo. Il colore della sabbia e l'acqua cristallina offrono una vista niente male.
Vicino al dirupo sulla costa, c'era un'accampamento di hippy amanti del windsurf.
Alcuni camper e roulotte, senza ruote e tutt'uno con costruzioni di sassi rappresentavano ai miei occhi uno stile architettonico mai visto prima.
Dati gli ornamenti poco ospitali (corna di bufalo, teschi ecc.) abbiamo pensato bene di non disturbare il sonno dei nostri potenziali amici.

Gran bel mare, ma non era il posto per noi umani windsurfisti.
Quest'angolo selvaggio della natura era comunque uno spettacolo da non perdere.

Altro giorno, altro giro, prima della quotidiana dose di mare.
Ci siamo spinti verso l'entroterra alla scoperta dei pochi luoghi abitati.
Frequenti eliche, credo necessarie a estrarre acqua dai pozzi, testimoniavano anche qui la continua presenza di vento sull'isola.
Ed ecco un piccolo paesino.
Betancuria.
Un mulino a vento a testimoniare una precedente invasione olandese.
......bè, qualcuno potrebbe anche crederlo.
Visto che il viaggio era essenzialmente dedicato al windsurf, non avevo dietro una gran dotazione di macchine fotografiche (una subacquea e una usa e getta); ho integrato perciò la documentazione con qualche cartolina. Eccone una.

Però quando i colori riemergono, basta una modesta macchinetta per portare a casa dei bellissimi ricordi.

Alcuni giorni le onde arrivavano particolarmente alte e surfarle faceva venire anche un'attimo di fifa a quelli un pò codardi come me.
Quando però, col sole, scivolavi facendoti spingere da una di queste colline trapassata dai raggi che la facevano diventare una sorgente di luce azzurrissima, lo spettacolo era veramente grande.
La marea aveva una notevole escursione per cui, nelle diverse ore della giornata, le condizioni del mare cambiavano continuamente. Poichè all'esterno di un corridoio di uscita sabbioso il fondale si faceva più roccioso, la bassa marea portava, sopratutto nella zona sopravento, a rendere ripide le onde che, come trampolini, diventavano ottime per saltare.
E saltare sfruttando questa condizione è stata una delle cose più belle che ricordo del viaggio.
Questa è la mia preferita.

La zona più sottovento era molto rocciosa e le onde rompevano prepotentemente.
Questa vela esplosa dimostra come la forza della natura non sia mai da sottovalutare.

Non ricordo se per freddo (avevo solo una muta semistagna), o per via di condizioni di mare troppo estreme, o se a causa delle mani doloranti oppure per voglia d'avventura (ma forse per tutte queste componenti insieme), mi avventuravo a volte verso le dune che iniziavano a poco più di un km dalla nostra abituale spiaggia.
Alte almeno 10 metri e stupenda espressione della natura davano l'incredibile sensazione di errere lontani da qualsiasi forma di civiltà, come trovarsi effettivamente al centro di un deserto.

Ed io, il deserto del Sahara l'ho effettivamente sempre immaginati così.

Mi sono chiesto come fosse arrivata tanta sabbia sull'isola. Tutti dicevano dall'Africa, ma qualcuno raccontava che il mezzo di trasporto era stato il vento, altri il mare, ed altri ancora le navi (??).
Aspetto altri suggerimenti!

Gli alberghi visti da sud cioè dalla zona dune.
Camminando verso l'interno dopo aver attraversato la strada anche le poche persone che si potevano incontrare scomparivano.
Ecco un tentativo di prendere il sole lontano dal mondo, ma il vento e la sabbia che vola, a volte, non ti permette di respirare.
Gli unici esseri che ho incontrato sono state delle caprette.
Per dovere di cronaca voglio mostrare (la si intravede dal nostro residence) la tipologia di costruzione usata a Corralejo.
Corralejo non era certo esaltante come città; anche di vita non ne abbiamo vista molta.
Ci hanno detto però, in seguito, che andavamo a letto troppo presto per poter vedere uscire i giovani.
Ecco invece il nostro residence su una cartolina.

E, sempre per dovere di cronaca, ecco parte del nostro gruppo.
Fra i presenti, l'organizzatore, Franco di Surfing Shop di Milano Marittima e Angela la sua dolce consorte.

Altro giretto verso sud, cioè verso Playa de Sotavento per riprovare l'ebrezza della velocità sull'acqua.
Qui la strada raggiunge la costa sud.
Ecco il paese, o forse meglio, dei gruppi di residence.
A Fuerteventura si possono incontrare solamente piantagioni di ottimi pomodori, di capre e di eliche. Questa è centrale eolica.
la costa sud.
Terrazzi fioriti.
Una duna particolarissima lavorata dal vento
Camminarci sopra faceva addirittura un pò impressione.
Mi mancava la surfatina quotidiana.
Ecco la conformazione della costa lavorata dal mare e dal vento.
Siamo sempre nella zona di Sotavento.
Ecco una cartolina di Jandia nella quale si vede come la sabbia si sia accumulata per formare sculture stupende. Mi chiedevo dove potesse essere questo posto.
E finalmente l'ho trovato il posto, ma purtroppo, con grande rammarico, l'ho visto solo da lontano senza poterlo raggiungere.
Era infatti ora di tornare al lavoro.... cioè al windsurf.

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