L' ACQUEDOTTO TERESIANO A TRIESTE

———— La Sezione di Speleologia Urbana ————







Sono trascorsi oramai tredici anni dalle prime uscite organizzate dalla Sezione di Speleologia Urbana alla ricerca di cavità artificiali. Ideate e scavate dall'uomo nei secoli per scopi pratici e di utilità, questa particolare tipologia di ambienti ipogei ha riservato subito un grande interesse in alcuni soci della Società Adriatica di Speleologia, permettendo di avviare una serie di ricerche che hanno già portato a notevoli e soddisfacenti risultati.

L'attività è iniziata quasi casualmente nell'estate del 1983, con un ciclo di esplorazioni nei sotterranei del castello di San Giusto. Queste particolari indagini — aventi l'obiettivo di individuare eventuali comunicazioni ipogee uscenti dall'edificio — hanno avuto origine da un incarico affidato dall'Amministrazione Comunale. Sono stati topografati e documentati tutti i vani presenti all'interno dei bastioni, ma non è stato possibile rinvenire passaggi sotterranei che si spingessero all'esterno della costruzione. In questo periodo si è formato però quel gruppo di appassionati che ha fondato, alla fine del 1984, la Sezione di Speleologia Urbana.

Inizialmente l'attività è stata indirizzata verso quelle cavità artificiali note dalla bibliografia poiché legate ad edifici di particolare interesse posti nel centro storico. Sono stati percorsi i vani sotterranei presenti sul Colle Capitolino, sotto la chiesa di Santa Maria Maggiore ed in Cittàvecchia. I risultati esplorativi non sono stati eccezionali, ma è stata fatta chiarezza su quella che da lungo tempo veniva chiamata la "leggenda dei sotterranei".

La fase seguente ha riguardato invece tutte le opere sotterranee legate all'approvvigionamento idrico della città di Trieste, partendo dagli acquedotti romani per arrivare alle opere realizzate tra '700 e '800 dall'amministrazione austriaca senza dimenticare le varie soluzioni elaborate localmente nel secolo scorso. È sicuramente questo l'argomento che più ha affascinato gli esploratori, forse perché la speleologia ha visto le sue origini a Trieste proprio come risposta alla pressante richiesta di un adeguato rifornimento idrico per una città in grande espansione. Sono stati visitati pozzi, cisterne, gallerie di captazione e manufatti isolati realizzati al fine di limitare, almeno temporaneamente, il grave problema.

Parallelamente a queste ricerche è stata avviata la catalogazione di tutte le opere ipogee antiaeree, sia di origine militare che civile, realizzate durante il secondo conflitto mondiale e presenti in grande numero nel sottosuolo cittadino. Le indagini hanno permesso di raccogliere i dati tecnici di oltre 40 cavità appartenenti a questa tipologia.

Durante questi dodici anni, ha fatto da denominatore comune alla maggior parte delle ricerche la continua e proficua collaborazione con le autorità ed i principali enti cittadini (Soprintendenza, Comune, USL, ACEGA, Università, Archivi, Musei, associazioni di ricerca pubbliche e private, studi tecnici, ...) che hanno contribuito ad una adeguata valorizzazione dei risultati raggiunti.

Uno degli anni più importanti per l'attività è stato il 1988, con la pubblicazione del libro I sotterranei di Trieste. Indagini ed esplorazioni, per i tipi delle Edizioni Italo Svevo. Questa pubblicazione, comparsa anche nelle edicole sotto forma di fascicoli settimanali, ha permesso di divulgare ad un pubblico più vasto i risultati delle ricerche.

Era il 1990 quando Paolo Guglia — un socio della Sezione — è stato nominato rappresentante del Friuli Venezia Giulia all'interno della Commissione Nazionale Cavità Artificiali della Società Speleologica Italiana, mentre solo l'anno seguente allo stesso veniva dato l'incarico di avviare e gestire il Catasto Regionale della Cavità Artificiali. Quest'ultima responsabilità ha confermato come la Sezione di Speleologia Urbana della S.A.S. possa ritenersi un gruppo di ricerca nel campo delle cavità artificiali oramai perfettamente in linea quelle con associazioni di altre regioni (Umbria, Lazio, Campania, ...) che, in un certo senso, hanno scritto la "storia" della Speleologia Urbana in Italia.

Numerose sono state le attività divulgative intraprese in questi anni, con cicli di conferenze, pubblicazione di articoli sulla stampa nonché invio di relazioni a convegni e congressi nazionali ed internazionali (Napoli 1987, Parigi 1989, Udine 1990, Napoli 1991, Castelnuovo Garfagnana 1994). Da circa tre anni, inoltre, è in atto una collaborazione con alcune scuole medie superiori ed inferiori in progetti didattici rivolti allo studio ed alla maggiore conoscenza dell'ambiente urbano che ci circonda.

Una delle ultime iniziative avviate dalla Sezione è stato il Progetto Theresia, ciclo di studi che fa riferimento alla notevole mole di dati raccolta negli ultimi anni sulle opere idrauliche ipogee dell'acquedotto Teresiano.

A cura di Paolo Guglia, Società Adriatica di Speleologia, Sezione di Speleologia Urbana.


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