Parentela e discendenza
Limitatamente
in ambito antropologico, è grazie all'opera di Lewis
Henry Morgan (1818-1881), antropologo americano, che gli
istituti della parentela e della discendenza sono
definitivamente entrati a far parte delle problematiche
di interesse scientifico, attraverso la pubblicazione di Sistemi
di consanguineità ed affinità della famiglia umana,
uscito nel 1871, e La società antica, uscito
sei anni dopo, nel 1877. Per comprendere appieno il
concetto di parentela è, tuttavia, indispensabile
separarlo concettualmente da quello di discendenza, e
valutare le sue caratteristiche specifiche tenendo
presente la nozione di cultura. Ogni individuo, infatti,
interagisce all'interno del proprio gruppo, la cui
coesione viene garantita, e mantenuta salda, dalla comune
discendenza. Tutti gli individui legati da questo vincolo
inossidabile formano ciò che viene definito un gruppo
parentale. Un errore piuttosto comune è quello di
considerare la discendenza e la parentela come due
termini designanti la medesima cosa; in realtà, la
differenza è sostanziale, in quanto per discendenza
intendiamo una conseguenza naturale della procreazione,
mentre per parentela il riconoscimento sociale e
culturale della discendenza. Seguiamo passo passo il
manuale di Italo Signorini, e riportiamo, prima di
spiegarla in termini più semplici, la definizione che ne
da Vinigio Grottanelli:
"La discendenza è la connessione socialmente riconosciuta fra un individuo ed i suoi antenati", mentre la parentela è "La relazione socialmente riconosciuta fra individui uniti da consanguineità, reale o fittizia" (1965). In pratica ciò vuol dire che mentre la prima è un fatto del tutto naturale, la seconda è una creazione della cultura, che ha imposto alla prima una serie di norme al fine di regolarne il funzionamento per fini sociali. Senza scendere troppo nei particolari, che rischierebbero di complicare parecchio il discorso, è sufficiente ricordare, ad esempio, come nella nostra società si viene generalmente considerati parenti se si ha un rapporto tra individui che non superi il settimo grado, limite oltre il quale non vengono più riconosciuti i diritti e i doveri ad esso connessi. Quando pensiamo ad un nostro parente più o meno lontano, e consideriamo tale legame come naturale, cadiamo in un vizio di forma, perché, in realtà, è tutto frutto del processo di inculturazione, che fissa regole e modi comportamentali, imponendoceli attraverso lo strumento pedagogico dell'insegnamento. Per quanto riguarda la forma che assumeranno i gruppi legati da relazioni parentali avremo, in ordine di ampiezza numerica crescente, il lignaggio ed il clan. Il primo è caratterizzato dal fatto di essere composto da un numero limitato di individui, i quali si troveranno tutti imparentati tra di loro attraverso un antenato comune di riferimento. La bassa densità demografica permetterà una ricostruzione puntuale di tutte le parentele esistenti, in modo che chiunque potrà rapportarsi all'altro conoscendo esattamente il tipo di legame che li tiene uniti. Il clan, al contrario, è un raggruppamento composto da un numero maggiore di individui, e la distanza genealogica, che li separa dall'antenato comune, sarà tanto profonda da non permettere riscontri puntuali per quanto riguarda i vari gradi di parentela che legano i membri del gruppo. Ciò vuol dire, sostanzialmente, che gli individui si sentiranno parenti tra di loro, ma sarà un tipo di parentela "flessibile", in modo che tutti si definiranno, ad esempio, tra loro fratelli, e tutti i collaterali (quindi gli zii, sia essi maschi che femmine) verranno considerati, indistintamente, padri o madri. All'interno di un clan, inoltre, la parentela potrà essere di tipo fittizio, ed il legame costruito culturalmente (è il caso, ad esempio, di due membri che diventeranno fratelli dopo aver unito ritualmente il loro sangue). A livello teorico, possiamo considerare il clan come un gruppo formato da uno o più lignaggi, dove vigerà, di solito, la regola matrimoniale impostata sull'esogamia, ossia il divieto di trovarsi un partner all'interno del proprio clan, facendo si che si creino rapporti con altri clan finalizzati allo scambio di mogli e mariti (il processo inverso, mediante cui si scelgono i partner matrimoniali all'interno del proprio gruppo, prende il nome di endogamia). Inoltre, esisterà una visione organica del gruppo, con possesso collettivo dei beni, facendo crescere, in tal modo, e mantenendolo forte, il sentimento d'identità. |
BACK |
HOME |
|