Matrimonio

 

Tra i possibili fattori d'integrazione, aventi, cioè, una funzione regolatrice all'interno della società, va annoverato l'istituto del matrimonio. La sessualità e la riproduzione sono, infatti, due attività talmente importanti, che l'uomo ha pensato bene di plasmarle culturalmente, ed incalanarle all'interno di una serie di norme istituzionalizzate. Come per la cultura, è bene iniziare da una definizione in grado di coglierne le caratteristiche essenziali. Diremo, quindi, che 

"Il matrimonio è quell'unione tra uomo e donna che fa si che la prole nata da lei venga considerata prole di entrambi, e che, al contempo, stabilisce la creazione di vincoli riconosciuti tra i gruppi d'appartenenza dell'uno e dell'altra". 

Tranne alcune eccezioni specifiche, tra cui va annoverato il connubio tra appartenenti ad individui dello stesso sesso, la definizione può introdurre bene l'analisi delle sue caratteristiche e finalità sociali, che sono anche alla base di due orientamenti culturali ben precisi, quelli della filiazione e dell'alleanza, su cui hanno posto la loro attenzione rispettivamente l'antropologia culturale americana e quella sociale inglese. 

Per la prima, si mette l'accento sul fatto che attraverso il matrimonio, il ruolo del maschio si trasforma da quello di genitor in quello di pater, con tutte le conseguenze che un atto del genere comporta. La prole nata dal connubio sarà infatti considerata di entrambi, cosicché, per diritto di successione, lo status sociale, il nome e le eventuali ricchezze, passeranno da padre in figlio. Essendo un atto al contempo sacro e giuridico, il matrimonio, almeno nella sua accezione formale, prescinde da qualsiasi tipo di sentimento. Ciò vuol dire che un matrimonio, al di la del fatto ovvio che l'amore potrà certamente contribuire ad una migliore riuscita, per esistere non avrà bisogno di un coinvolgimento affettivo per rendere ugualmente valide le richieste di successione alla morte dell'uno o dell'altro. E' ugualmente ovvio, infatti, che un sentimento profondo, sulla cui base due individui decideranno di organizzare un'esistenza in comune, sarà valido anche in assenza dell'istituto giuridico del matrimonio. Importante è sottolineare la specificità della procreazione che risiede dietro l'esistenza del matrimonio, tanto che, presso diverse società, la mancanza di prole può essere motivo sufficiente per un'eventuale rottura del connubio.

Il secondo aspetto che abbiamo accennato in precedenza, ossia la capacità del matrimonio di funzionare come meccanismo sociale di alleanza, è stato preso come punto di riferimento dall'antropologia sociale inglese. Una divertente frase di Tylor ce ne da una conferma importante 

"Le tribù selvagge devono aver avuto chiara d'innanzi alla mente l'alternativa [...] tra lo sposarsi fuori, o l'essere uccisi fuori" (1889)"

L'intera storia delle società umane, senza esclusioni di sorta, ci conferma che il matrimonio è stato utilizzato spesso come forma di alleanza tra gruppi diversi, funzionando come un'istituzione culturale con finalità sociali. Attraverso lo scambio di donne, infatti, gruppi differenti possono instaurare forme di collaborazione, crearne di nuove, o sedare tensioni conflittuali, quando queste, magari, si fanno troppo ricorrenti. Nella storia della cultura occidentale sono noti i matrimoni tra gruppi di élite al potere, al fine di instaurare importanti forme di alleanze politiche, cosi come lo sono i matrimoni "chiusi" delle monarchie ancor oggi esistenti. Senza andare troppo lontano, non si può negare che in tutte le forme di accettazione di un matrimonio da parte delle famiglie, entrano in gioco fattori che nulla hanno a che vedere con il sentimento dei due contraenti, ma che rientrano all'interno di considerazioni di tipo sociale ed economico. Il benestare dei rispettivi genitori avverrà, infatti, con più accondiscendenza se il futuro genero apparterrà ad una classe sociale più elevata, o se comunque occuperà un posto di rilievo all'interno del sistema lavorativo.

Passando ad una sommaria descrizione dei tipi di matrimoni esistenti, la differenza base osservata sarà tra i monogamici e i poligamici, ossia la possibilità di acquisire, nel primo caso, un solo partner, o, come succede nei poligamici, di averne in numero maggiore. Questi ultimi si suddivideranno, ulteriormente, in poliginici e poliandrici, a seconda se sarà l'uomo ad avere la possibilità di sposare più donne, o, se invece, sarà la donna a potersi legare a più uomini contemporaneamente. Tuttavia, se per l'uomo avere più donne equivarrà ad un accrescimento del proprio status sociale all'interno del gruppo di appartenenza, gruppi nei quali spesso le donne avranno un ruolo importante nei processi produttivi, e dove, quindi, più donne rappresenteranno più braccia lavorative, per la situazione inversa la logica funzionale sarà di differente natura. In quel caso, infatti, più che la donna, saranno gli uomini, spesso tra loro fratelli, ad avvalersi della possibilità di avere una donna in comune, evitando, cosi facendo, di dividere le proprietà di famiglia, o, ancora, di ridurre al massimo il costo per avere una moglie, laddove vige il prezzo della sposa (ossia la norma che obbliga l'uomo a versare una somma di denaro alla famiglia di lei, in forma di risarcimento per la perdita di un membro del gruppo che un matrimonio comporta). La residenza, infine, una volta contratto il matrimonio, potrà essere virilocale, se la donna andrà a vivere nel gruppo del marito, uxorilocale, se sarà, invece, il marito a doversi spostare nel gruppo parentale della moglie, o neo locale, se, infine, la nuova famiglia deciderà di andare a vivere al di fuori dei rispettivi gruppi d'appartenenza.

 

 

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