L'antropologia marxista

 

L'antropologia marxista fu un fenomeno prevalentemente francese, sviluppatosi negli anni '60 in concomitanza al processo di destalinizzazione dell'Unione Sovietica, con il rilancio del marxismo sul piano ideologico e politico, con la situazione coloniale e con i movimenti di liberazione dei paesi del terzo mondo.

Opponendosi alla fossilizzazione del pensiero marxiano nelle teorie deterministiche dello sviluppo storico unilineare (elaborate e diffuse dalla dottrina ufficiale sovietica, secondo cui ogni sviluppo storico delle società doveva portare necessariamente al comunismo), l'antropologia marxista è stata influenzata in maniera decisiva dalla rilettura del Capitale di Marx operata dal filosofo francese Althusser (1966). L'analisi di Althusser, da un lato, si fonda su un'idea di causalità strutturale che tiene insieme le strutture interrelate del sistema (ossia le forze produttive, la tecnologia, la religione) senza ricondurle ad un piatto determinismo economico. Dall'altro, ritiene che le formazioni sociali non siano caratterizzate da un unico modo di produzione, ma piuttosto da un'articolazione di diversi modi.

Su queste basi, gli antropologi marxisti cercano di utilizzare per i sistemi non capitalistici i metodi di analisi che Marx aveva usato nell'analisi del capitalismo. Criticando il carattere etnocentrico della gerarchia dei cinque stadi dell'evoluzione, incapace di rendere conto dello sviluppo storico delle società africane e asiatiche, essi hanno mostrato che lo stesso Marx, in alcuni lavori precedenti, aveva suggerito altre tappe e modi di produzione. Alcuni, come Godelier (1973), hanno ripreso la nozione di modo di produzione asiatico, elaborata da Marx per spiegare il mancato sviluppo del capitalismo in Cina e utilizzata da Wittfoegel (1957) nell'analisi del dispotismo orientale nell'Asia antica, in Medio Oriente e nell'Egitto faraonico. Altri studiosi (Worsley 1957, Wolf 1969, Meillassoux 1975) hanno esaminato l'articolazione dei modi di produzione nel contatto tra società diverse, oppure hanno esaminato tale articolazione all'interno di una stessa formazione economico-sociale (Terray 1969, Rey 1971). Inoltre furono identificati modi di produzione estranei alla teoria marxiana, come il modo di produzione lignatico (basato su rapporti di produzione modellati sulla dipendenza dei giovani dagli anziani, gestori delle risorse materiali e degli scambi matrimoniali, ossia dei fattori della riproduzione della comunità), o domestico (Meillassoux 1964, 1975). Nel loro complesso questi studi hanno sottolineato come il lavoro sia fondato non solo sullo sfruttamento di una classe da parte di un'altra, ma anche su quello fra i sessi all'interno dell'unità domestica o fra i gruppi d'età nella società più ampia: sfruttamento legittimato dal sistema di proprietà e da quelli politico, di parentela e religioso.

Le prospettive dell'antropologia marxista sono particolarmente significative nello studio della stratificazione sociale, dell'interrelazione fra attività economica e struttura sociale, nell'analisi della situazione coloniale e neo-coloniale. Essa permette inoltre di inserire le società tradizionali nel quadro economico e politico caratterizzato dall'espansione del modo di produzione capitalistico.

Possiamo considerare uno dei primi lavori di antropologia marxista l'opera di Emmanuel Terray, Le marxism devant les sociètès "primitive", uscito nel 1969. In esso lo studioso francese tentò di dimostrare come all'interno dei gruppi sociali Gouro esistevano, combinandosi tra loro, due forme di produzione: uno di "villaggio", fondato sulla cooperazione paritaria di tutti i membri della società, ed uno un altro di "lignaggio", fondato sulla distribuzione delle risorse alimentari e riproduttive (cioè le donne) in base ad un criterio di anzianità. L'analisi di Terray rendeva, in un certo senso, più dinamica la struttura socio-economica dei gruppi Gouro rispetto a ciò che aveva teorizzato Meillassoux; questi aveva puntato l'attenzione sul fatto che il modo di produzione Gouro, definito appunto lignatico, finiva per il plasmarsi attorno alla dipendenza che legava i giovani del gruppo agli anziani, gestori, questi ultimi, delle risorse materiali e degli scambi matrimoniali, ossia dei fattori legati alla riproduzione stessa della comunità. Per Pierre Rey (1971), al contrario, più che di semplice giustapposizione di modi di produzione differenti, in riferimento allo strutturarsi delle società Gouro, si doveva parlare di gruppi di interesse, tanto da poter definire il gruppo degli anziani e dei giovani come "classi" antagoniste, cosi come di classi si poteva parlare a proposito della componente femminile e maschile del gruppo. Il lavoro di Meillassoux si pone, infine, in stretta analogia con alcune osservazioni di Engels, riguardanti le fasi della produzione dei mezzi di sussistenza e della riproduzione degli uomini stessi, intesi come forza lavoro inseribile all'interno dei meccanismi di produzione. In questo modo, Meillassoux finisce per mettere in primo piano il ruolo svolto della famiglia, la comunità domestica, luogo in cui avviene la riproduzione dei "produttori", ossia degli individui che, con l'affermarsi del modo di produzione capitalistico, finiranno per trasformarsi in forza-lavoro. In Donne, granai e capitali (1975), lo studioso francese partirà da queste considerazioni, studiando quelle società in cui, non essendoci la possibilità di gestire direttamente il controllo sui mezzi di produzione, in quanto la terra sarà considerata proprietà comune, il controllo si sposterà verso le donne, considerate ugualmente importanti ai fini del ciclo produttivo, attraverso il loro compito di riproduttrici dei produttori. La gestione delle donne da parte degli anziani, infatti, costringerà i giovani del gruppo a prestare servizio per un certo periodo, svolto il quale, tuttavia, riceveranno a loro volta una moglie, in modo che potranno, un giorno, beneficiare del lavoro della loro prole, in un processo ciclico continuo. La pecularietà del sistema descritto consisterebbe, per Meillassoux, dal fatto che questo continuo processo di avvicendamento tra giovani ed anziani, permetterà a tutti di beneficiare, prima o poi, del lavoro di chi verrà dopo di loro, in modo che chiunque, nel corso della propria esistenza, potrà accedere ai mezzi di riproduzione sociale, ossia i beni di sussistenza e le donne. Il modo di produzione domestico, intrinsecamente egualitario, può, se inserito all'interno di un modo di produzione capitalistico, generare un sistema formato da classi antagoniste di sfruttati e sfruttatori, con la possibilità di una sua completa destrutturazione, nel momento in cui il nuovo sistema tenderà ad esercitare la propria dominazione ed il proprio sfruttamento non sull'intera comunità, ma sui singoli individui.

Il declino della corrente marxista è andato accentuandosi nel corso degli anni '80, a causa di una serie di congiunture storico-sociali. In particolare, il crollo dei paesi nati dalle fondamenta di un'ideologia marxista della società, cosi come il declino "storico" del marxismo come ideologia, hanno sicuramente giocato un ruolo importante. Ancor oggi, tuttavia, in un'era dominata dalla volontà globalizzatrice dei paesi occidentali, specie nella sua accezione politico-economica, gli aspetti teorici dell'antropologia marxista possono aiutare lo studioso a comprendere, e spiegare, le dinamiche di contatto tra sistemi economici differenti, cosi come possono stimolare un'attenta analisi riguardo le caratteristiche di tale contatti, cercando di mettere in evidenza, laddove possibile, le contraddizioni derivanti.

In Italia l'antropologia marxista è stata influenzata dall'opera di Gramsci, a cui fece riferimento Ernesto De Martino (1908-1965), anche se il suo fu un tipo di marxismo più etico ed umanista che economico e sociologico. Il marxismo gramsciano confluì successivamente negli studi demologici italiani (ossia riguardanti il folklore e le culture contadine del sud Italia), attraverso le opere di Cirese e di Lombardi Satriani, senza dimenticare la figura di Vittorio Lanternari (1925-).

 

 

 

BACK HOME