Le origini
Gli studiosi sono generalmente d'accordo nel ricercare le origini dell'antropologia alla seconda metà del secolo scorso, periodo nel quale nacque, e si sviluppò, quella corrente di pensiero nota come Evoluzionismo. L'idea di progresso, unito ad una concezione unilineare dello sviluppo delle società umane, formò le basi concettuali in grado di rendere comprensibili le differenze riscontrabili nelle diverse società, racchiudendole all'interno di un paradigma che darà, in prospettiva, stimoli indispensabili alla crescita della nascente disciplina. Tuttavia l'evoluzionismo non nasceva dal nulla; nell'impossibilità, ed inutilità aggiungo, di rintracciare un precursore "ufficiale" al quale assegnare l'etichetta di padre fondatore dell'antropologia, è tuttavia importante notare come almeno a partire dalle antiche società classiche, greca e romana in particolare, sia possibile riscontrare una viva curiosità riguardante le differenze culturali esistenti tra i diversi gruppi umani. Filosofi e viaggiatori ci hanno lasciato testimonianze importanti riguardo le loro idee sull'origine dell'uomo, sugli usi e costumi delle genti da loro visitati, sulle differenze strutturali di adattamento ai diversi ambienti naturali. Tra i filosofi più importanti, ricordiamo Socrate (470-399 a.c.), secondo cui le società erano guidate da principi morali universali, a cui gli individui si conformavano; Platone (427-347 a.c.), che fu suo allievo, oltre a concordare sull'esistenza di valori universali, poneva l'accento sull'evoluzione della società, a suo dire, frutto di una progressiva specializzazione delle attività lavorative. Altro personaggio di rilievo nello sviluppo del pensiero moderno fu Aristotele (384-322 a.c.); convinto di come l'uomo fosse da considerare un essere sociale sin dalla nascita, rintracciò le origini della società tanto nel linguaggio quanto nel pensiero razionale. Questa era nata, a suo dire, grazie alla naturale tendenza gregaria dell'uomo, impegnato nella continua necessità di soddisfare i propri bisogni. Tra i viaggiatori dell'antichità, un ruolo importante lo ebbe Erodoto (484-425 a.c.), la cui idea di società come aggregato formato da parti tra loro interdipendenti, anticipa, per alcuni versi, quella corrente di pensiero denominata funzionalismo, e la cui idea di evoluzione della società, intesa nella sua accezione universale, attraverso tre fasi successive, che chiamò "età degli dei", "età degli eroi" ed "età degli uomini", può essere vista come non dissimile dalle idee che si formeranno all'interno del paradigma positivista ottocentesco. Con il declinare delle grandi società classiche, e con la sempre maggiore importanza che andrà assumendo il cristianesimo come dottrina religiosa e morale in Europa, i concetti di storia e di società tenderanno a modificarsi, fino a diventare ideologie dominanti durante il periodo medioevale. In particolare l'idea di storia passerà da una concezione essenzialmente ciclica ad una lineare, mentre una nuova visione universale sostituirà quella particolare
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